Glauco Maria Cantarella ha insegnato Storia medievale presso l’Università di Bologna ed è membro del consiglio scientifico dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo di Roma. Ha dedicato le sue ricerche alla storia del potere secolare ed ecclesiastico nel Basso Medioevo, seguendo le trasformazioni delle istituzioni politiche e dei movimenti religiosi in Europa tra XI e XIII secolo. In particolare, ha studiato la dominazione normanna nell’Italia meridionale, lo sviluppo del monachesimo cluniacense e le relazioni tra papato e impero. Tra le sue pubblicazioni: La Reliquia del Sangue di Cristo. Mantova, l’Italia e l’Europa al tempo di Leone IX (a cura di, Verona 2012); Potere e violenza. Concezioni e pratiche dall’antichità all’età contemporanea (a cura di, Roma 2012); Manuale della fine del mondo. Il travaglio dell’Europa medievale (Torino 2015); Imprevisti e altre catastrofi. Perché la storia è andata come è andata (Torino 2017); Gregorio VII (Roma 2018).
Il culto dei sacri resti è uno degli aspetti più pregnanti della religiosità e della civiltà medievale e risale ai primi secoli del Cristianesimo e si sviluppa insieme a quello dei martiri.
Le reliquie sono la traccia concreta, l’ultima traccia, per così dire, vivente dell’esistenza santa e prodigiosa degli uomini di Dio. Sono ovviamente reperti anatomici di defunti, ma le anima una vita diversa e superiore. Chi si avvicina a esse con devozione sarà beneficiato. Toccare le reliquie, toccare qualche cosa che sia stato a contatto con esse è una grazia, è una garanzia: per questo i romani straziavano i veli che avevano rivestito i santi martiri e nei quali erano avvolti i cadaveri dei pontefici. Per questo i pontefici erano avvolti proprio in quei veli. Al cospetto delle reliquie sono risanati i mentecatti e liberati gli indemoniati e gli ossessi, i ciechi ritrovano la vista, gli zoppi ricominciano a camminare.
Neppure i santi autentici sfuggono alla mediazione degli uomini deputati al sacro. È vero che le reliquie fanno miracoli, è vero che le ossa di san Colombano strappano alla morte il futuro re d’Italia, posto a giacere sull’arca che le contiene, ma a un patto: «Dunque mentre i fratelli celebravano per lui le litanie e le messe, egli giaceva nel sonno. Finite le preghiere che erano state fatte per lui fu svegliato dal sonno: gli diedero da bere con la coppa del predetto santo e ottenne la perfetta salute fisica». C’è una concomitanza di tempi fra i riti e il miracolo. Certo è il santo che opera il miracolo, ma sono gli uomini che compiono i riti che ne trasmettono l’efficacia e ne scandiscono i tempi. Sono gli uomini sacri che interpretano la potenza del santo – spiega Cantarella - Senza di loro non c’è né santità né efficacia. Senza di loro non possono esserci neppure le reliquie. Non c’è il sacro, se gli uomini del sacro non lo riconoscono come tale, non lo garantiscono e non lo fanno entrare nel circuito dei loro riti perfetti. Nel perfetto spazio del sacro.
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.
Paola Ferrari, ufficio stampa FSC
ufficiostampa@fondazionesancarlo.it www.fondazionesancarlo.it
Aggiunto il 26/11/2018 18:31 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia delle religioni
Autore: Paola Ferrari