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Stoicismo,vecchio e nuovo

Stoicismo, vecchio e nuovo

Il mio interesse per lo stoicismo è abbastanza recente e il mio avvicinamento a questa antica filosofia è legato ad un amalgama eterogenea di motivazioni filosofiche e vicende autobiografiche, che non racconterò qui.

Quello che conta è che da qualche tempo ho iniziato a praticare lo stoicismo nella mia vita quotidiana.

 

Il termine “praticare” è di grande importanza qui: lo stoicismo è una filosofia pratica, non un sistema teorico puramente speculativo, il suo obiettivo è quello di fornire conoscenze pratiche compatibili con la vita quotidiana.

Questo aspetto dello stoicismo è ciò che ha comportato in tempi recenti la sua rinascita e un rinnovato interesse per la saggezza antica. Infatti, sia in ambito psicoterapeutico sia nell’ambito della consulenza filosofica, lo stoicismo si è affermato come una  opzione tra le più valide e di maggior successo.

Questo è legato alla sua praticità e alle molte possibilità di integrazione con moderne forme di psicoterapia.Tuttavia, non è dell’efficacia psicologica dello stoicismo che vorrei parlare, ma degli aspetti principali di quello che è chiamato “stoicismo moderno”, soprattutto nella sua differenza rispetto alle antiche dottrine stoiche.

Mi rifarò in particolare al lavoro di Massimo Pigliucci e Donald Robertson per lo stoicismo moderno e a quello di Pierre Hadot per quello antico.

 

Le due tradizioni sono in continuità e hanno molto in comune: entrambe si propongono come terapeutiche, nel senso che aspirano a indicare all’uomo la via per una vita migliore al riparo dalle avversità e immune dalle passioni, entrambe si ricollegano alle dottrine sviluppate dagli antichi stoici da Zenone a Epitteto fino alla filosofia stoica di età tardo-antica.

In linea di massima lo stoicismo moderno si presenta come teoria prevalentemente etica.

Questo perché la tripartizione tradizionale dello stoicismo in fisica, logica ed etica non è più attuabile, come spiega Pigliucci, perché quello che gli antichi intendevano con fisica e logica era più ampio di ciò che intendiamo noi oggi e molti aspetti di quelle discipline sono stati assorbiti da discipline specialistiche che il profano non può conoscere approfonditamente.

Tuttavia, considerato il significato di fisica e logica nella tradizione stoica, possiamo dire che gli elementi più salienti sono comunque propedeutici all’etica e possono essere riassunti in quest’unico campo. D’altronde anche Pierre Hadot insiste sul fatto che per tutte le filosofie ellenistiche, non solo lo stoicismo, lo studio della natura era utile nella misura in cui serviva alla tranquillità dell’animo umano, era perciò anch’esso terapeutico.Dunque, per quanto lo stoicismo moderno si presenti come unicamente etico ciò non rappresenta una differenza così profonda rispetto al suo antecedente antico.

Estranea, per chiari motivi, allo stoicismo antico è la commistione di dottrine stoiche e di psicologia moderna, in cui Epitteto è re-interpretato alla luce della Terapia Cognitivo-Razionale e dati empirici provenienti da vari studi psicologici sono usati per supportare l’efficacia della filosofia stoica.Questo è senz’altro auspicabile e Pigliucci, da bravo scienziato-filosofo, lo fa in maniera eccellente e con grande chiarezza, tuttavia quello che mi infastidisce un po' è la tendenza, non dell’autore ma di un certo settore editoriale, a considerare lo stoicismo moderno quasi una sorta di manualistica self-help, una psicologia pop che si richiama a qualche saggezza antica per fare soldi.

Questa concezione “pop” dello stoicismo viene subito smantellata da Pigliucci, che è veloce a chiarire che lo stoicismo richiede impegno, costanza e pratica, non è miracoloso e non va intrapreso come moda e come facile trucco psicologico.

Niente miracoli, insomma, ma buoni risultati per chi lo pratica seriamente.

 

D’altronde, la rinascita dell’interesse per lo stoicismo è indirettamente legata a un bisogno diffuso della gente di avere a disposizione saggezza pratica, campo dominato in tempi recenti dal self-help e dalla saggezza orientale, spesso in varianti edulcorate e occidentalizzate.

Quindi è comprensibile come lo stoicismo moderno sia soggetto alla tentazione di inserirsi in questa ricca nicchia editoriale, pur banalizzando la sua proposta nel farlo.

Nessuno degli autori sopra citati è mai stato tentato di fare ciò, ma ho osservato come spesso autori meno rigorosi abbiano assunto toni e modi di presentazione assai banalizzanti.

Altra tendenza dello stoicismo moderno, evidenziata da Pigliucci, è quella di concentrarsi spesso su un autore singolo, o meglio di presentare l’intero pensiero stoico nelle sue linee generali ma di approfondire quello che l’autore ritiene essere un pensatore particolarmente significativo.

Così Pigliucci ama Epitteto e Robertson è un estimatore di Marco Aurelio, pur trattando entrambi di dottrine stoiche in generale.

Questo non è un male: è normale provare interesse per un autore specifico ed è altrettanto normale che dovendo trattare un insieme di dottrine formulate in svariati secoli di produzione filosofica si adotti il punto di vista di un autore specifico per maggiore chiarezza.

Inoltre, lo stoicismo antico presentava un certo pluralismo riguardo ad alcune tematiche, pur avendo un’unità di fondo.

Come spiega Pierre Hadot, la filosofia antica non è una teorizzazione nozionistica e sistematica, ma un insieme di pratiche vissute e attuate praticamente, così che la dottrina sia risultante dalla pratica discussiva e dall’esperienza di vita.Fare di tutto ciò una sintesi manualistica pronta all’uso non è possibile senza grosse semplificazioni, quindi il tentativo dei “nuovi stoici” di dare al movimento un assetto teorico comune pur mantenendo la diversità di punti di vista è ammirevole.

 

Tra l’altro i vari autori collaborano spesso tra loro e ciò contribuisce all’idea che lo stoicismo moderno sia un vero e proprio movimento intellettuale, ancor prima che una tendenza accademica.A rafforzare l’idea che lo stoicismo moderno sia un vero e proprio movimento è la presenza di eventi come la Stoic Week, che si svolge annualmente e che mira a divulgare la dottrina stoica presso chi è interessato a seguire lo stoicismo nella sua vita.

Per quanto questo aspetto possa sembrare moderno e in contrasto con lo stoicismo antico, un certo livello di proselitismo era presente anche nella filosofia antica, soprattutto quando più scuole di grande successo miravano a presentare la propria dottrina come alternativa a quella delle altre.

La rivalità tra scuole filosofiche ellenistiche è stata grandemente esagerata e probabilmente i rapporti tra stoici, cinici ed epicurei erano improntati più ad una convivenza pacifica e al reciproco confronto, anziché alla lotta, sebbene in alcuni momenti storici in età tardo-antica ci siano state conclamate rivalità.Il rapporto tra stoicismo e altre filosofie antiche in età contemporanea è stato ben affrontato da Pierre Hadot, il quale si rifà all’eclettismo ciceroniano e si auspica un uso pragmatico della saggezza antica, prendendo spunto da più scuole e adattando alla propria situazione di vita la filosofia più consona.

Lo stesso stoicismo moderno si pone in quest’ottica, allacciandosi non solo alle scoperte scientifiche più recenti per sostenere le sue tesi, ma entrando in un rapporto sinergico con gran parte della filosofia successiva. Tale rapporto serve per attualizzare lo stoicismo e per dare veste nuova alle sue migliori intuizioni, cercando di “farlo stare al passo” con le esigenze moderne.


Altra differenza tra lo stoicismo antico e quello moderno sta nel rapporto con i testi antichi.

Personalmente, ammetto che trovo molto più gradevole la lettura di testi scritti da autori provenienti dallo stoicismo “nuovo” anziché testi di autori classici stoici come Marco Aurelio ed Epitteto, che per la loro diversa sensibilità risultano a volte oscuri e necessitano comunque edizioni critiche e commenti per essere fruiti al meglio.Ben venga dunque l’attualizzazione dello stoicismo:duemila anni di progresso del pensiero non possono essere tralasciati e chiunque si avvicini ai testi originali noterà come essi siano frutto di mentalità storiche piuttosto diverse dalla nostra.

Ciò nulla toglie all’attualità delle dottrine stoiche, espresse con chiarezza dagli autori antichi,ma che  andrebbero decifrate alla luce del genere letterario e delle circostanze di composizione e non lette con occhi moderni.Su questo Hadot è adamantino: solo una lettura informata e critica può portare alla luce il nocciolo teorico dell’opera, senza facili interpretazioni e attualizzazioni.

Per questo,il nuovo stoicismo emerge chiaramente più come attualizzazione che come fedele re-interpretazione dello stoicismo ellenistico:non si propone come diretta continuazione di esso, ma come movimento moderno che trae spunto dalle opere antiche e dalla saggezza in esse espressa dagli autori stoici per dare vita a una filosofia pratica che sappia proporsi autorevolmente come valido sistema filosofico per la vita.

 

Per concludere, lo stoicismo moderno è senz’altro un movimento intellettuale in crescita, eterogeneo al suo interno ma con una forte identità condivisa, che a seconda dei diversi autori presenta varie interessanti sintesi di elementi della tradizione stoica con ritrovati scientifici e filosofici moderni. Alcune sfide che attendono questo movimento sono legate alla sua ambizione, più che legittima, di presentarsi come “filosofia per tutti”, applicabile e pratica ma ugualmente approfondita e adeguatamente presentata, senza banalizzazioni.

Il successo ottenuto dallo stoicismo in età contemporanea rende notevole l’operato di questi autori, quindi sarà interessante osservare cosa il futuro riserverà al movimento.

D’altronde, come dicono molti nuovi stoici, ogni cosa avviene “Fato permettendo”.

 

 




Aggiunto il 05/02/2019 15:54 da Riccardo Cravero Cravero

Argomento: Filosofia antica

Autore: Riccardo Cravero



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