Il prode Achille, che nell’epica greca umiliò il grande Ettore di Troia, era anche detto “piè veloce”, per dire della sua capacità nella corsa, che si aggiungeva alle tante altri doti di guerriero. Eppure il genio greco – nella persona di un tale Zenone – riuscì a minare un po’ del suo mito, proponendo un paradosso che poi prese il suo nome. Il paradosso, che è un tipo di ragionamento logicamente corretto che tuttavia porta a conclusioni che contraddicono l’esperienza, è presto detto:
Se Achille ingaggia una gara di velocità con una tartaruga e a quest’ultima tuttavia è concesso un (sia pur risibile) vantaggio, allora si può dimostrare che l’eroe ateniese non potrà mai raggiungere l’animale. Basterà considerare il fatto che Achille dovrà, prima di giungere al punto in cui si trovava la tartaruga all’istante n, percorrere la metà della distanza che lo separa da quella, che nel frattempo si sposterà di un’altra frazione di spazio. All’istante n+1 Achille dovrà coprire la metà della nuova distanza e così via all’infinito. Dunque, in qualunque istante egli non sarà mai in grado di raggiungere il suo avversario.
Il paradosso di Achille appartiene a quella categoria di schemi logici che – non è un caso – sono detti “aporie dell’infinito”, il quale ultimo, laddove entra in gioco, produce vistose anomalie del pensiero.
Un’altra storiella paradossale illustrerà ancora meglio il nostro discorso.
Un condannato a morte si è sentito dire, dal giudice che ha pronunciato la sentenza, che la sua esecuzione avrà luogo un giorno della settimana successiva, senza che egli avrà modo di sapere prima in quale giorno. Dopo il primo inevitabile abbattimento, il detenuto fa ritorno in cella e si mette a pensare intensamente a quanto gli è capitato. A un certo punto del suo ragionamento, un pensiero lo folgora e gli procura una improvvisa esaltazione: la condanna non è eseguibile! La ragione è logica: il giorno dell’esecuzione non può essere la domenica poiché essendo l’ultimo giorno della settimana il giorno precedente, cioè il sabato, egli saprebbe per certo che l’esecuzione avverrà l’indomani. D’altronde, rimanendo il sabato come ultimo giorno utile, l’impossibilità si sposta indietro, dal momento che il venerdì diverrebbe certo che l’esecuzione sarà l’indomani, e così via per i restanti giorni. Per logica, la condanna è ineseguibile!
Accade tuttavia che il giovedì mattino, senza alcuna possibilità di previsione, lo prelevino dalla cella e lo fucilino! Condanna eseguita!
Perché un preambolo così lungo? Presto detto.
Il rapporto che la sinistra (il centro-sinistra) ha avuto con Berlusconi, nei lunghi anni del suo dominio televisivo e politico, con il suo conflitto di interessi, con le strategie di marketing tutte centrate sulla tecnica dello storytelling del centro-destra (sono come voi, sono come voi vorreste essere, dobbiamo sbarrare la strada ai comunisti….), con il suo consenso elettorale, è stato un rapporto di tipo logico e non di tipo reale, nell’assunto che l’assoluta evidenza delle menzogne, l’ assoluta evidenza della scarsa qualità morale dei suoi uomini (e delle sue donne), l’assoluta evidenza della vacuità dei suoi programmi, tutto si sarebbe naturalmente, fisiologicamente mostrato, senza resistenze, senza strappi, come la nudità di un corpo coperto da un sottile velo spazzato via da un leggero soffio di vento.
Qui si è consumato il grandioso equivoco di una cultura in grave crisi di identità quale quella della sinistra: orfana del pensiero di Marx, orfana dell’esperienza di un socialismo declinato nelle forme dispotiche che avevano governato metà del mondo, orfana di un reale progetto di cambiamento, la sinistra ha sottovalutato la centralità della comunicazione televisiva e della comunicazione tout-court fidando nella auto-evidenza delle sue tesi. Fidando nella necessità logica dell’affermazione della verità!
E questo, senza provare a cambiare le regole del gioco. Senza cioè arginare, limitare la prorompente forza del medium di cui l’avversario aveva oltre che la proprietà anche la competenza! Un medium – quello televisivo - che, ricordiamolo, non riproduce la verità ma la crea.
Il risultato?
Come il detenuto, sicuro della forza stringente delle sue argomentazioni, la sinistra ha atteso trepidante ma convinta, e il giovedì mattino si è vista recapitare il messaggio ferale: hai perso le elezioni!
Perché c’è solo un modo per confutare il paradosso zenoniano di Achille e la tartaruga: alzarsi, mettersi a correre e superare l’animale.Aggiunto il 23/01/2015 18:53 da Sandro Vero
Argomento: Altro
Autore: sandro vero
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