Gabriella Zarri è stata professoressa di Storia moderna presso l’Università di Firenze. È direttore dell’«Archivio italiano per la storia della pietà» e membro del comitato direttivo dell’associazione “Archivio per la memoria e la scrittura delle donne” (Firenze). Fa parte del comitato scientifico della Fondazione San Carlo di Modena. Nelle sue ricerche ha ricostruito i modelli di santità, le pratiche di direzione spirituale e le esperienze monastiche femminili nell’Europa moderna, con particolare attenzione al tema della scrittura. Tra le sue pubblicazioni recenti: Memoria e comunità femminili. Spagna e Italia, secc. 15.-17. (a cura di, Firenze 2011); Il velo in area mediterranea fra storia e simbolo. Tardo Medioevo-prima età moderna (a cura di, Bologna 2014); Velo e velatio. Significato e rappresentazione nella cultura figurativa dei secoli 15.-17. (a cura di, Roma 2014); Uomini e donne nella direzione spirituale (secc. 13.-16.) (Spoleto 2016).
La ricerca storica più recente ha profondamente modificato alcuni concetti storiografici fino a ora impiegati per designare la crisi religiosa del secolo XVI. Dopo avere polarizzato l’attenzione sul binomio Riforma protestante e Controriforma, relegando ai margini il contributo delle correnti spirituali che alla fine del Quattrocento e nei primi decenni del Cinquecento aspiravano a una riforma della Chiesa sulla base di una riflessione critica della Sacra Scrittura o perseguivano vie di perfezionamento individuale di ispirazione mistica, la necessità di individuare le basi culturali e dottrinali di attori importanti della vita religiosa del secolo XVI divenuti sospetti alla Congregazione del Sant’Ufficio nel pieno Cinquecento, ha indotto molti studiosi ad approfondire le idee e correnti religiose antecedenti la diffusione delle idee riformate.
L’indagine comparativa però è quella che ha maggiormente concorso a creare nuove rappresentazioni concettuali. Dalla ricerca tedesca sullo Stato e sulla religione nell’età dell’assolutismo e della confessionalizzazione è giunta la proposta di indicare come «disciplinamento sociale» il processo di acculturazione e di controllo delle idee religiose che accomuna la reazione controriformistica alla rigorosa vigilanza dottrinale e morale che accompagna la diffusione e stabilizzazione delle chiese riformate.
A un diverso concetto di disciplina faceva ricorso nei medesimi anni anche la ricerca francese, che con gli studi di Michel Foucault metteva in rilievo l’aspetto totalizzante dell’ingerenza dello Stato nella organizzazione della vita pubblica ed individuale.
Il processo di «confessionalizzazione forzata» che si verifica in Europa nell’età della Riforma e della Controriforma – spiega Zarri - si realizza attraverso un duplice movimento, di repressione e di persuasione, in cui le componenti istituzionali e culturali che concorrono all’individuazione e condanna delle idee ritenute devianti e alla diffusione e imposizione di quelle presentate per “vere” agiscono simultaneamente, concorrendo a definire una «disciplina» che si basa sulla repressione del dissenso ma anche sulla interiorizzazione dei nuovi modelli proposti”.
Adottare come criterio interpretativo il concetto di disciplinamento sociale - prosegue Zarri - ovvero un’enorme processo di riconfigurazione dei comportamenti sociali dei diversi ceti sociali, non significa in alcun modo negare validità al più generale concetto di Controriforma, né negare possibilità di sfuggire alla tendenza omologante della disciplina.
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30.
La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente nel sito www.fondazionesancarlo.it, da cui potrà essere scaricata gratuitamente.
A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.
Paola Ferrari, ufficio stampa FSC;
paola@paolaferrari.it; www.fondazionesancarlo.it
Aggiunto il 10/01/2018 11:56 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia delle religioni
Autore: Paola Ferrari