Venerdì 23 ottobre proseguono le lezioni del ciclo dedicato al tema Piazze. Politica e società nella storia delle civilizzazioni, ideato dal Centro Culturale della Fondazione Collegio San Carlo di Modena.
L’incontro, dal titolo Nelle piazze di Amsterdam. Tolleranza e libertà di stampa nell’Europa moderna, sarà tenuto da Stefano Brogi, professore di Storia della filosofia presso l’Università di Siena. Brogi ha riservato larga parte delle sue ricerche all’analisi del dissenso filosofico e religioso tra XVII e XVIII secolo e alla ricostruzione delle origini e degli sviluppi dell’idea di libertà e tolleranza in età moderna. Si è anche dedicato all’evoluzione del dibattito sulla teodicea e sulla felicità umana nella cultura moderna e contemporanea, da Erasmo a Leopardi. Ha curato di recente la prima traduzione integrale italiana del Commentario filosofico sulla tolleranza di Bayle (Torino 2018). Appare sempre più evidente che l’affermazione moderna della tolleranza fu il frutto non programmato di una serie di fattori politici, culturali e religiosi, piuttosto che di un’improbabile deduzione da principi o teorie che avrebbero avuto in sé stessi la capacità di plasmare la realtà. Ciò non significa affatto negare la rilevanza del dibattito filosofico, teologico e giuridico, e in particolare delle voci che anticiparono, accompagnarono e legittimarono l’affermarsi di legislazioni e di prassi tolleranti. Significa soltanto constatare che alcune specifiche condizioni politiche e sociali condizionarono lo stabilirsi effettivo di quei principi e anzi furono determinanti per la loro stessa definizione. Il pluralismo religioso si configurò in alcuni Paesi europei, nel corso del Seicento, come un dato di fatto oggettivamente insuperabile: fu questo a rendere possibile l’elaborazione matura di un pensiero tollerante e, ovviamente, la sua ricezione nell’ordinamento giuridico. La tolleranza religiosa ha dunque origini “settarie” – spiega Brogi – e i suoi primi teorici sono autori che si collocano ai margini delle diverse ortodossie, se non chiaramente al di fuori di esse. Si deve peraltro riconoscere che, nonostante l’intolleranza di principio delle principali Chiese protestanti, fu nell’ambito dell’irradiamento della Riforma che si posero le condizioni per l’affermazione di una qualche forma di libertà religiosa. Ma anche questo – prosegue Brogi – non avvenne per una sorta di deduzione del principio del “libero esame”, quanto piuttosto perché la Riforma favorì il determinarsi, in alcuni ambiti politici, di un pluralismo religioso che non poteva essere rimosso senza costi politici, economici e sociali che le autorità e la maggioranza dei cittadini non erano disposti a pagare.Aggiunto il 23/10/2020 12:02 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia contemporanea
Autore: Paola Ferrari