È un interrogativo antico, prepotente, abusato; è una domanda silenziosa, sottesa, a cui molti danno risposte impulsive, tanto categoriche quanto pericolanti: il libero arbitrio esiste? È uno di quegli interrogativi che, invece di generare risposte, tende a far sbocciare altre domande: Quanto siamo davvero liberi? Siamo solo il prodotto di un concerto di molecole e leggi fisiche? Ogni nostra azione è riconducibile all’infinitesima somma di variabili biologiche, stocastiche e matematiche? Oppure le nostre azioni e la nostra volontà incidono effettivamente sul corso della storia?
C’è chi ha affrontato la questione da una prospettiva teologica, interrogandosi sulla quantità di libertà concessa all’uomo da un supposto creatore. C’è chi ne ha esplorato i confini etici, cercando un modo per riformulare le basi del sistema giudiziario e penale. C’è chi ha cercato rifugio nella politica e nella poesia, come il Joe Strummer di The Future is Unwritten. Ma chi ha speso fiumi di inchiostro sull’argomento sono i fisici, i neurologi e i filosofi della scienza che hanno cercato nel cervello umano, una risposta antropologicamente utile alla questione del libero arbitrio.
Stiamo parlando della neuroetica , una branca di studio che percorre il confine tra neuroscienze e filosofia. Per chi volesse cominciare a orientarsi in questo campo esistono ottimi libri che affrontano la questione in modo fresco, divulgativo e piacevolmente accessibile. Ne abbiamo scelti 5 per voi.
Siamo davvero liberi? Le neuroscienze e il mistero del libero arbitrio di AAVV (2010, Codice)
Se
vi dicessero che il nostro cervello acquisisce la consapevolezza di
un’azione solo dopo aver inviato al corpo l’ordine di eseguirla, questo
basterebbe a convincervi dell’inesistenza di qualsivoglia libero
arbitrio? Intorno a questo interrogativo si articola un interessante
libro in cui studiosi di neuroetica, neuropsicologi e filosofi morali
discutono dei possibili confini etici e scientifici del libero arbitrio.
Neuroetica. Le basi neurologiche del senso morale di Neil Levy (2009, Apogeo)
Incapace di intendere e di volere:
abbiamo imparato ad accoppiare questa frase ai film polizieschi e ai
casi di cronaca, spesso intravedendo tra quelle sei parole un tentativo
del delinquente di deresponsabilizzarsi da un delitto efferato. Eppure,
nella realtà di tutti i giorni si susseguono casi di individui che
arrivano a compiere delitti compulsivi e a dimostrare una sorta di
estraneità etica ai fatti. Dispiegando con sapienza gli strumenti della
neurobiologia e dell’etica, l’esperto di Neuroetica Neil Levy si
interroga sui concetti di responsabilità e volontà, andando a studiare i
casi in cui il libero arbitrio sembra essere stato sospeso da processi
biologici e neurologici (apparentemente) incontrollabili.
La mente che scodinzola. Storie di animali e di cervelli di Giorgio Vallortigara (2011, Mondadori Università)
Chi
l’ha detto che il cervello umano è quello più in grado di decodificare
la realtà che ci circonda? Il fatto che il cervello umano sia stato
capace di raggiungere traguardi scientifici e intellettivi senza pari
non significa necessariamente che esso sia lo strumento più affidabile
per interpretare la realtà. Come ogni altro organo o qualità biologica,
il nostro cervello e la nostra percezione sensoriale sono stati plasmati
dall’evoluzione in modo da assicurarci una maggiore competitività
riproduttiva, non per aiutarci a decoficare la realtà. Attraverso un
calibrato percorso che va dai principi evolutivi allo studio dei
cervelli animali, il neuro scienziato Giorgio Vallortigara riesce a
minare l’egocentrismo umano, facendo crollare gran parte delle
convinzioni che fanno sentire l’uomo evolutivamente superiore alle altre
specie.
Neuroetica. La morale prima della morale di Laura Boella (2008, Raffaello Cortina)
Il
fatto che un individuo abbia tendenze pedofile è sufficiente per
poterlo considerare pericoloso? Esistono spiegazioni neurologiche che
consentano di distinguere un Anders Breivik da un omicida qualunque? Ma
soprattutto, che peso può avere lo studio dell’attività cerebrale
(attraverso scansioni e tecniche di imaging) nell’analisi dei
comportamenti umani? Laura Boella, professore ordinario di Filosofia
Morale all’Università degli Studi di Milano, fa incetta di dati
scientifici e li fa passare attraverso il prisma dell’analisi
filosofica, il risultato è un libro ricco di ottimi spunti di
riflessione.
La bussola del piacere di David J. Linden (2012, Codice)
Il
piacere è il motore invisibile di gran parte delle azioni umane. Non
solo, il piacere (o la gratificazione, se preferiamo) è il motore
dell’apprendimento, è la scintilla che accende qualsiasi tipo di
dipendenza, e soprattutto, è un obbiettivo che molte volte arriva a
dirottare la volontà umana, influenzando drammaticamente le decisioni.
David J. Linden è un neurologo, in questo suo ultimo libro studia il
piacere (e, in particolare, quell’assetto di neuroni conosciuto come
circuito del piacere) in ogni suo minimo dettaglio chimico, umano e
sociale, con l’obbiettivo di spiegare perché l’uomo (come gli altri
animali) sia così dipendente da cibo, shopping, attività fisica, sesso,
gioco e, non ultimo, il successo sociale.
Fonte: Panorama
Aggiunto il 26/01/2013 19:24 da Admin
Argomento: Filosofia della scienza
Autore: Fabio Deotto
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