ERACLITO E LO SPORT
Alla LXIX Olimpiade incontriamo un Eraclito scontroso, di poche parole, tanto da preferire l'aforisma ai lunghi
discorsi. Definito l'Oscuro da Aristotele per la sua mania di accoppiare i contrari, come “la pittura mescolando
le sostanze dei colori bianchi e neri, gialli e rossi, accorda le immagini coi loro modelli o come la musica mischia
suoni acuti a gravi, lunghi a corti nelle diverse voci per trarne un'unica armonia, o come l'arte dello scrivere,
mischia vocali e consonanti e costruisce da esse l'intera arte”.
-Lo avviciniamo e gli chiediamo cosa pensa dello Sport, lui che è di Efeso, terra di atleti quali
le amazzoni.
“L'opposto concorde o dai discordi bellissima armonia” - ci redarguisce immediatamente con nero cipiglio.
-Pensi proprio che una gara sia il risultato di cose così contrastanti?
"Due squadre che si affrontano hanno in comune il lògos"
- Forse le squadre sì, ma i tifosi...?
"I tifosi li definirei presenti assenti".
-Beh! Questa poi mi sembra proprio bella. Ti dispiace spiegarmela?
"Pur essendo questo logos comune la massa si comporta come se avesse una propria particolare saggezza".
-Capisco ti riferisci forse a coloro che esprimono giudizi sugli atleti e non vogliono mai concedere
nulla all'avversario?
"Non solo, ma anche ai partecipanti che a volte non sono proprio svegli, soprattutto se durante una gara
si rinchiudono in un mondo loro particolare come se fossero nel sonno".
-Ho l'impressione che la gente non ti piaccia; non mi sembra un comportamento da sportivo.
"Non la gente, ma la massa, piena di vizi e incapacità, bramosa di ricchezze e avidità. Quale infelice condizione!
Bene farebbero i miei concittadini Efesi ad impiccarsi tutti in età adulta e consegnare la città ai fanciulli".
-Queste offese le hai fatte più di una volta. Mi pare che ti ritirasti nel tempio di Artemide per
giocare con i bambini e lì depositasti la tua opera Sulla Natura in disprezzo del volgo.
"È vero, apprezzo i bambini, perché solo loro capiscono bene l'importanza del gioco, affrontato in modo
disinteressato e vario. Il fanciullo è simile al tempo, che gioca spostando i dadi. La caratteristica di un bambino
è il cambiamento continuo del gioco".
-E' per questo che ti hanno definito il filosofo del divenire e ti hanno contrapposto a Parmenide,
filosofo dell'essere statico ?
"Non apprezzo molto la definizione di filosofo del mutamento. Io e Parmenide abbiamo la stessa idea del Logos
come origine del tutto. Guardiamo, invece, la realtà da prospettive diverse, che benissimo possono
compenetrarsi. Ascoltando non me, ma il logos è saggio convenire che tutto è uno. Parimenti non può
svolgersi nessuna gara sportiva senza almeno due statici contendenti che entrino in reciproca competizione.
Diciamo che sono il filosofo del logos del divenire".
·Hai saputo che qui da noi c'è un filosofo che ti apprezza moltissimo e ti ha paragonato alla
scimmia che ride?
"E' sicuramente un provocatore, ma la definizione calza bene col mio irridere alla fissità della verità.
Dovresti intervistare anche lui".
-Tutti i filosofi, o Eraclito, mi pare siano provocatori. Ma torniamo al Logos, in che cosa consiste
e che relazione ha con una gara?
"Tutto accade secondo contesa. Questo insegna il Logos e lo sport è contesa anzi pòlemos (la guerra) è padre
di tutte le cose, di tutte è re".
-Ecco adesso fai pure la figura del guerrafondaio?
"Ma no! In Grecia polemos non è tanto la guerra come la intendete voi, ma ha proprio un senso sportivo di gara,
di contesa. Io quando voglio intendere guerra in senso di distruzione parlo di Ybris, che è la tracotanza, la
vera violenza! Quindi è meglio spegnere la Ybris che l'incendio".
-Eccone un'altra delle tue. Perché spesso adoperi il fuoco nel tuo linguaggio?
"Il fuoco è il simbolo fisico del divenire e rappresenta la fusione degli opposti. Insomma gli avversari in una
gara sportiva sono più amici di quanto tu possa pensare, vi è un mutamento scambievole così come del fuoco
con tutte le cose".
-Quello che dici è onorevole per lo sport, ma non tutti la pensano allo stesso modo.
"Per me nello sport avviene quello che succede nel fuoco, che quando si mescola ai profumi muta e prende il
nome dell'aroma di ognuno di essi. Comunque ci sono sempre gli asini che preferiscono la paglia all'oro. Per il
Logos tutte le cose sono belle, buone e giuste, mentre per gli uomini alcune cose sono giuste ed altre ingiuste".
-Non capisco come il logos, pur discordando in se stesso possa essere concorde, altre volte hai
portato l'esempio dell'arco e dell'arpa.
"Il tiro con l'arco è proprio la gara più adatta per dimostrare come la tensione della corda faccia scoccare la
freccia, che dovrà raggiungere il bersaglio e cosi pure l'arpa, pizzicata, emette suoni armoniosi. Non deve
meravigliarti se da fenomeni opposti viene fuori un fatto completamente nuovo, perchè proprio da questa
legge naturale si origina la molteplicità e la varietà del mondo".
-La tua ossessione per gli opposti ti ha portato a mettere insieme persino vino e formaggio,
cosa alquanto indigesta.
"In realtà la mistura cui tu alludi si scompone solo se non si agita, come in una gara sarebbe assurdo che
gli avversari non si confrontassero e rimanessero fermi e nemici per sempre" .
-Mi sembra molto monotona una vita condotta in questo modo.
"Eppure ti sei mai cbiesto perchè l'atleta non si annoia mai nell'affrontare le stesse gare? Perché nello stesso
fiume non è possibile scendere due volte. Acque sempre diverse scorrono per coloro che si immergono negli
stessi fiumi".
-Vuoi dire che una gara è sempre diversa anche se è la stessa? Insomma, ogni coppia di opposti o
di avversari esprime una complementarietà e, solo da questo rapporto reciproco che li unisce, i
contrari acquistano un significato, come se fossero momenti di una stessa realtà?
"Esattamente. Una e la stessa è la via all'in su e la via all'in giù. Ogni avversario vince la sconfitta dell'altro,
come l'altro sconfigge la vittoria del primo".
-Mi sembra che per te non conta poi tanto vincere una gara. Noi quando perdiamo ci sentiamo
molto umiliati dall'insuccesso!
"La stessa cosa sono il vivente ed il morto, lo sveglio ed il dormiente, il giovane ed il vecchio: questi infatti
mutando son quelli e quelli mutando son questi".
-Ho cercato in tutti i modi di non farti essere cosi sibillino, ma vedo che non ci sono riuscito. Non
mi vuoi proprio dire come deve essere per te un atleta?
"Uno vale per me diecimila se è il migliore"!
(Pubblicato su Cronache del Mezzogiorno 4 maggio 1996)
Aggiunto il 20/07/2015 21:42 da Benito Marino
Argomento: Filosofia antica
Autore: Benito Marino
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