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Il viaggio temporale e cambiare il passato: (o come uccidere voi stessi e vivere per raccontare la storia)

G.C. Goddu

Il viaggio temporale e cambiare il passato: (o come uccidere voi stessi e vivere per raccontare la storia)

Traduzione di Giovanni Mazzallo

Abstract

Secondo l’opinione prevalente, cambiare il passato è logicamente impossibile. L’opinione è sbagliata. In questo saggio, io sostengo che l’affermazione per cui cambiare il passato implica una contraddizione in definitiva si basa su un’assunzione empirica, e quindi ci si deve trattenere dal concludere che cambiare il passato è logicamente impossibile. Di seguito presento e sostengo un modello di tempo che fa a meno dell’assunzione empirica e rappresenta coerentemente il cambiare il passato.

Oh, se si potesse viaggiare indietro nel tempo, pensate soltanto  a cosa si potrebbe fare. Si potrebbero lanciare dei segnali d’allarme per impedire l’assassinio di Abraham Lincoln o il bombardamento di Pearl Harbor. Si potrebbe impedire la nascita di Caligola, Hitler o Pol Pot. Si potrebbe portare indietro una cura per la Morte Nera e impedire la decimazione dell’Europa. Si potrebbe speculare in borsa per diventare più ricchi di Bill Gates. Si potrebbe … Secondo quasi tutti i filosofi che scrivono sul viaggio temporale, però, queste speculazioni riguardo ai potenziali utilizzi del viaggio nel tempo sono deplorevolmente sbagliate, perché se il viaggio temporale di per sé è logicamente possibile, cambiare il passato non lo è. Per esempio, in “Tips for Time Travellers”, Monte Cook dà il seguente consiglio agli aspiranti viaggiatori nel tempo: “Non preoccupatevi di cambiare il passato. Non potete”[1]. John Hospers scrive, “Non tutti i cavalli del re o tutti gli uomini del re potrebbero rendere ciò che è avvenuto come se non fosse avvenuto, perché questa è un’impossibilità logica”[2]. Gilbert Fulmer dibatte che “l’idea di cambiare il passato è logicamente incoerente, e, pertanto, l’atto è logicamente impossibile”[3]. Secondo Geoffrey Brown, nemmeno Dio ha “l’abilità di alterare il passato (il che è effettivamente senza senso)”[4]. Anche numerosi altri autori sostengono l’impossibilità logica di cambiare il passato.[5] Perciò, secondo l’opinione prevalente, mentre viaggiare nel passato è perfettamente coerente, cambiarlo non lo è. Non si potrebbe proprio impedire il bombardamento di Pearl Harbor o la nascita di Hitler, anche se si potesse viaggiare indietro nel tempo. In questo saggio, io sosterrò che l’opinione prevalente è sbagliata. Non soltanto il viaggio temporale è logicamente possibile, ma lo è anche cambiare il passato. Nella sezione I, sosterrò che l’affermazione per cui cambiare il passato implica una contraddizione in definitiva si basa su un’assunzione empirica, e così la conclusione per cui cambiare il passato è logicamente impossibile deve essere abbandonata. Nella sezione II, presenterò il mio modello di viaggio temporale e affermerò che esso rappresenta coerentemente il cambiare il passato.

1.      Cambiare il passato

Esattamente cos’è coinvolto nel cambiare il passato? Si potrebbe dire che il passato è tutto ciò che è successo prima di ora. Quindi, domani il passato sarà diverso. Tutto ciò che avviene prima di domani include più di tutto ciò che avviene prima di oggi. Perciò, il passato è cambiato. Quello che il passato era oggi differisce da quello che il passato sarà domani, o anche ad un secondo da adesso. Questo senso di cambiare il passato non è in discussione. In discussione è invece questo, può il passato essere disfatto? Si può fare in modo che qualche parte o evento del passato non sia una parte o evento del passato? Considerate, per esempio, i seguenti scenari di viaggio temporale.

Scenario 1: Paul, all’età di trent’anni, parte il 12 febbraio 1998 verso il passato e arriva il 28 gennaio 1972. In questo viaggio, in uno slancio di autodistruzione, trova e uccide il suo io di tre anni, dopodiché torna nel 1998.

Scenario 2: Sarah ha appena terminato di costruire la sua macchina del tempo. Decide di provare la macchina su se stessa domani mattina, momento in cui intende viaggiare indietro di un giorno. Nel frattempo , va a casa, mette una pomata sull’ustione subita quel giorno, e va a letto. La mattina, Sarah, col caffè in mano, si siede per leggere il giornale della mattina. Apre il giornale e legge: “Famosa fisica trovata morta”. Sulla prima pagina campeggia una foto del suo corpo, con l’ustione e la pomata chiaramente visibili sul suo braccio, dentro la sua macchina del tempo. Sotto c’è la didascalia: “Fisica vincitrice di premio Nobel trovata morta ieri in apparecchio misterioso che si è materializzato vicino al municipio”. Profondamente scossa, Sarah ritorna al laboratorio e distrugge la macchina.

Questi scenari sono logicamente coerenti? Il trentenne Paul, per esempio, può riuscire a non sopravvivere passata la soglia dei tre anni? Sarah può fare in modo di non apparire morta nella sua macchina del tempo il giorno prima? La risposta standard a queste domande è “no”. Ma perché? Secondo R. Swinburne, “Cambiare qualcosa è renderla differente da quella che era in un altro istante temporale. Non posso rendere una cosa a t1 diversa da quella che è, era, o sarà a t1, perché questo implicherebbe che essa aveva e non aveva delle proprietà a t1[6]. Per esempio, assumiamo che il trentenne Paul non sia mai stato ucciso e non sia mai risorto. Paul, dunque, non può in qualche tempo, diciamo il 1998, cambiare nessun istante del 1972 e fare in modo che il Paul trentenne uccida il suo io di tre anni. Fare così significherebbe che in qualche istante del 1972 Paul è stato ucciso e non ucciso durante quell’istante e che Paul sopravvive all’età di tre anni e non sopravvive all’età di tre anni. Similarmente, dal momento che Sarah muore ieri nella sua macchina del tempo, adesso non può impedire a se stessa di entrare nella sua macchina del tempo e fare in modo di non morire ieri, perché allora in qualche istante di ieri Sarah appare nella sua macchina del tempo durante quell’istante e Sarah non appare nella sua macchina del tempo durante quell’istante. Secondo Swinburne, pertanto, cambiare il passato fa sì che le cose abbiano simultaneamente proprietà contraddittorie, il che è logicamente impossibile, e così cambiare il passato deve essere logicamente impossibile. Ma considerate ancora l’affermazione di Swinburne per cui “cambiare qualcosa è renderla differente da quella che era ad un altro istante temporale”. Secondo l’affermazione di Swinburne, Paul cambia se Paul è in un modo ad un istante temporale e in un altro modo ad un istante temporale differente. Per esempio, Paul, a qualche istante temporale nel 1970 è alto meno di un metro. A qualche istante temporale nel 1998, Paul è alto più di un metro e ottanta. Allora, Paul è cambiato dall’essere meno di un metro ad un istante temporale all’essere più di un metro e ottanta in un altro. Ma cos’è che cambia per qualche istante del 1972, chiamato i1? Presumibilmente, ad un istante temporale i1, era in un modo, per esempio con Paul non ucciso, ma ad un altro istante temporale i1 era differente, con Paul ucciso. Ma il risultato dell’applicazione dell’affermazione di Swinburne a i1 è una contraddizione? Per iniziare a vedere come rispondere considerate l’affermazione di David Lewis sul perché non si può cambiare il passato. Secondo Lewis, “Se il cambiamento è differenza qualitativa fra le parti temporali di qualcosa, allora ciò che non ha parti temporali non può cambiare. Per esempio, i numeri non possono cambiare; né possono gli eventi di qualche momento del tempo, visto che non possono essere divisi in parti temporali dissimili”[7]. Perché allora si può rendere conto del cambiamento di Paul, ma non in apparenza del cambiamento degli eventi di istanti particolari del 1972? Perché gli istanti o gli eventi di istanti particolari non sono la specie di cose che ha parti temporali come Paul. Paul esiste in molti tempi, per esempio il primo giorno del 1978, il primo giorno del 1988 e il primo giorno del 1998. D’altra parte, né i1 né gli eventi di i1 esistono in molti tempi. Né i1 né gli eventi di i1 esistono durante il 2000 a.C. o il primo gennaio 1998, o qualsiasi altro istante. Se si può dire che i1 esiste mai propriamente in qualsiasi tempo, allora i1 esiste a i1. Ma l’affermazione che gli eventi di un istante temporale non hanno di per sé parti temporali è una verità logica? Non è possibile, persino fisicamente, che gli eventi di un particolare istante temporale potrebbero avere qualche tipo di parte temporale? La migliore spiegazione della natura del nostro universo non potrebbe infine implicare due (o più) dimensioni temporali? Lewis stesso restringe esplicitamente la sua affermazione riguardo all’impossibilità di cambiare gli istanti temporali ad universi con una singola dimensione temporale e riconosce che il tempo potrebbe essere bidimensionale e “che un evento potrebbe essere momentaneo lungo una dimensione del tempo ma divisibile lungo l’altra”[8]. Presumibilmente l’esatta natura dell’universo e del tempo è una questione da scoprire per la scienza empirica e così l’affermazione per cui gli eventi di istanti temporali non hanno parti temporali è una verità empirica, non logica. Perciò, l’affermazione, “Ad un tempo, l’istante temporale i1 era in un modo, ma ad un altro tempo era differente” è senza significato o contraddittoria solo in base all’assunzione empirica per cui gli istanti temporali di per sé mancano di parti temporali. Dal momento che Swinburne ed altri stanno affermando che cambiare il passato è logicamente impossibile, le assunzioni empiriche sulla natura del tempo non corroboreranno necessariamente la loro affermazione.

Rigettate allora l’assunzione per cui gli istanti temporali o gli eventi di istanti temporali non abbiano di per sé parti temporali e supponete per il momento che gli istanti temporali abbiano parti temporali. Chiamate le parti temporali degli istanti temporali “ipertempi”. L’affermazione di Swinburne dovrebbe, nel caso di eventi di particolari momenti temporali, essere riformulata come “Cambiare eventi di particolari momenti temporali è renderli differenti da quelli che erano ad un altro istante ipertemporale”. Supponiamo, perciò, che i1 all’istante ipertemporale h1 è tale che Paul non è ucciso, ma che in qualche istante ipertemporale più tardi, diciamo h2000, Paul è ucciso durante i1. I1 è pertanto cambiato dall’avere Paul che sopravvive all’avere Paul che non sopravvive. Ad un ipertempo, i1 era tale che Paul non era ucciso, ma ad un ipertempo più tardi i1 è tale che Paul è ucciso. Così, sebbene ad un particolare istante, vale a dire i1, Paul è sia ucciso che non ucciso, Swinburne si sbaglia nell’affermare che ne risulta una contraddizione. Ne risulta una contraddizione solo se si assume che gli istanti temporali non abbiano di per sé parti temporali. Altrimenti, i1 è in un modo ad un ipertempo e in un modo diverso ad un altro, proprio come Paul è alto meno di un metro ad un tempo e alto più di un metro ad un altro. Neanche il cambiamento implica una contraddizione. Per ripetere: Introdurre la nozione, in effetti astratta, di ipertempi permette di rendere conto dell’affermazione “Ad un tempo, l’istante temporale i1 era in un modo, ma ad un altro tempo era differente”. Ad un istante ipertemporale, l’istante temporale i1 era in un modo, ma ad un altro istante ipertemporale era differente. Dato che cambiare gli istanti temporali non implica che gli istanti temporali o gli eventi di istanti temporali abbiano proprietà contraddittorie all’unico stesso istante ipertemporale, cambiare gli istanti temporali o gli eventi di istanti temporali non implica una contraddizione. Perciò, l’affermazione standard per cui cambiare il passato è logicamente impossibile deve essere refutata, poiché le basi su cui poggia sono costituite da un’assunzione empirica sulla natura del tempo, ossia che gli istanti temporali non abbiano di per sé parti temporali.

2.      Un modello consistente per cambiare il passato

Esiste un modo per costruire coerentemente un universo in cui il passato cambia? Io penso di sì. Per prima cosa pensate a un’installazione con un normale videoregistratore e un monitor. Il VCR ha un orologio che mostra il normale tempo quotidiano (chiamiamo questo tempo “tempo dell’orologio”). Il monitor, d’altra parte, mostra quanto tempo è passato sulla videocassetta che si sta vedendo (chiamiamo questo tempo “tempo della cassetta”). Quando una cassetta è riprodotta a velocità normale, il tempo dell’orologio e quello della cassetta sono sincroni, per esempio per ogni secondo del tempo della cassetta che passa, passa un secondo del tempo dell’orologio. Quando una cassetta si riavvolge (o si porta avanti), però, il tempo della cassetta decresce (o aumenta) molto più rapidamente del tempo dell’orologio. Per esempio, supponiamo che l’orologio indichi 16:00:00 e il monitor 0:00:00. Ora riproduciamo i primi venti minuti dell’episodio di Star Trek “Uccidere per amore”. Alla fine dei venti minuti l’orologio segna 16:20:00 e il monitor mostra 00:20:00. Adesso riavvolgiamo la cassetta per quindici secondi (secondo il tempo dell’orologio) finché il display del monitor non segna 0:05:00. L’orologio ora indica 16:20:15. Ora registrate venti minuti dell’episodio “L’Enterprise del passato”. Quando la cassetta si ferma dopo venti minuti l’orologio segna 16:40:15 e il display indica 0:25:00. L’intervallo tra 0:05:00 e 0:20:00 è occorso due volte, anche se a tempi d’orologio diversi. Le immagini e i suoni sulla cassetta durante quell’intervallo sono ora differenti da quelli che erano anteriormente. Prima delle 16:20:15 l’intervallo del tempo della cassetta fra 0:05:00 e 0:20:00 conteneva parti di “Uccidere per amore”, ma dalle 16:35:15 quello stesso intervallo temporale contiene parti di “L’Enterprise del passato”. Il contenuto della cassetta è stato cambiato.

L’impostazione con il VCR e il monitor forniscono una base concettuale per comprendere il viaggio temporale in un universo in cui i momenti temporali hanno parti ipertemporali. Considerate poi un universo ipotetico che abbia due dimensioni temporali collegate un po’ come il tempo dell’orologio e quello della cassetta. Assumiamo che le immagini e i suoni sulla cassetta su un intervallo particolare siano analoghi agli eventi del mondo su un particolare intervallo. Poiché gli intervalli sulla cassetta sono misurati secondo il tempo della cassetta, il tempo della cassetta sarà un analogo del tempo in cui noi viviamo; chiamiamolo “tempo normale”. Il tempo dell’orologio è quindi un analogo dell’ipertempo. Se tutto procede normalmente, ad esempio non occorre nessun viaggio temporale nel tempo normale, allora ci sarà una corrispondenza uno-ad-uno tra ipertempo e tempo normale. Il primo gennaio 1978 del tempo normale corrisponderà al primo gennaio 1978 dell’ipertempo. Non ci sarà alcuna duplicazione di punti o intervalli del tempo normale. Viaggiare all’indietro nel tempo normale sarà un analogo del riavvolgere la cassetta. (Il viaggio istantaneo sarebbe come un “salto” indietro sul nastro). Se occorre il viaggio temporale nel passato, allora la correlazione uno-ad-uno tra ipertempo e tempo normale non verrà più mantenuta. Alcuni punti del tempo normale saranno correlati con due o più punti distinti dell’ipertempo. Proprio come, nel caso precedente, 0:10:00 del tempo della cassetta corrisponde sia con 16:10:00 che con 16:25:15 del tempo dell’orologio, così il primo gennaio 1978 del tempo normale potrebbe corrispondere sia con il primo gennaio 1978 sia con il primo gennaio 2078 dell’ipertempo. Infine, cambiare gli eventi di tempi precedenti, per esempio cambiare il passato, sarà un analogo della registrazione di nuove immagini e suoni sulla cassetta. Considerate Paul dello scenario 1. Il 12 febbraio 1998 lui parte verso il passato. Assumiamo che il suo viaggio prenda un istante dell’ipertempo. Paul arriva un istante ipertemporale più tardi al tempo normale 28 gennaio 1972. In questo viaggio, trova e uccide il suo io di tre anni, dopodiché ritorna al 1998. Questo semplice diagramma può essere usato per aiutare a spiegare i viaggi di Paul in termini di tempo normale e ipertempo. Poniamo che t1 sia il 12 febbraio 1968, t3 il pomeriggio del 28 gennaio 1972, e t9 il 12 febbraio 1998. Parte di e1 include la nascita di Paul. e2-e9 include la vita di Paul fino al 12 febbraio 1998; Paul cresce, acquisisce la sua macchina del tempo e il 12 febbraio 1998 (T9) parte. Riavvolgendo un istante del passato arriva più tardi al 28 gennaio 1972 (t3 a T10). Il suo solo arrivo cambia il passato. Prima, lo stato dell’universo associato a t3, ossia e3, includeva la presenza di un solo Paul. Ora quello stato è cambiato ed è diventato e3’ ed include la presenza di due Paul: uno bambino e uno adulto, il quale appare misteriosamente dal nulla. E così la ri-registrazione continua. A t4 (T11) Paul uccide la versione infantile di se stesso e ritorna al futuro. Paul arriva a t10 (T17) e continua con la sua vita. E4’ include l’omicidio/suicidio di Paul a tre anni e la seguente partenza di Paul a trent’anni. E5’ forse include la ricerca inutile dell’assassino e così via fino a e10’ che include l’apparizione dal nulla di Paul a trent’anni.

Paul ha cambiato il passato dall’essere in un modo, con il suo io bambino, all’essere in un altro, con il suo io bambino morto. Il fatto che alcune delle “e” siano scritte in corsivo significa soltanto che quegli eventi sono stati cambiati e non sono più accessibili (proprio come le immagini su cui si è registrato sopra non sono più accessibili). Non sono una parte del modo in cui è il mondo del tempo normale, benché ci sia stato un ipertempo in cui lo sono stati. Uno storico del tempo normale a t11 (T18) descriverebbe l’ordine degli eventi come e1, e2, e3’, e4’, e5’, etc, mentre uno storico dell’ipertempo, se ne esistesse uno, descriverebbe gli eventi come e1, e2, il modo in cui era l’intervallo t3-t9, per esempio e3-e9, nel modo in cui t3-t9 è adesso, per esempio e3’-e9’, e10’, e11’. Quindi, uno storico dell’ipertempo sarebbe capace di spiegare l’origine dei viaggiatori temporali e l’origine dei ricordi dei viaggiatori temporali mentre uno storico del tempo normale non ne sarebbe in grado.

Una divergenza significativa tra il caso del viaggio temporale e l’impostazione del VCR deve essere menzionata. Quando si è finito di registrare su un normale VCR si lasciano le immagini e i suoni dopo il periodo di ri-registrazione intatti. Perciò, una cassetta potrebbe avere cinque minuti di un programma, cinque minuti di un altro e dopo un brusco ritorno al primo programma. I viaggi temporali di Paul, però, non lasciano niente di intatto dopo il suo arrivo nel passato, il momento in cui parte la ri-registrazione. La ragione della divergenza è che le immagini e i suoni su parti diverse del nastro non sono correlati causalmente fra di loro, ma invece sono correlate alla fonte della registrazione. Gli eventi, d’altra parte, sono causalmente correlati fra di loro attraverso il tempo. Per esempio, gli eventi di e4’, la morte di Paul, causano l’indagine di e5’, etc. Così, la breve apparizione di Paul nel passato mette in moto una completa ri-registrazione di ogni cosa che conosceva, e3-e9. Quando Paul torna indietro a t10 nel futuro dovrà vivere con le conseguenze dei cambiamenti che ha apportato[9].

E cosa succede a Sarah e la sua macchina del tempo? Sarah, quando esamina il giornale, non ha ancora viaggiato nel tempo, così le linee del tempo normale e dell’ipertempo dovrebbero combaciare alla perfezione. Ma se Sarah non entra nella sua macchina, allora cambia il passato senza neppure viaggiare nel tempo, giacché non giunge ad apparire nel passato. Allora come si adatterà il modello corrente a Sarah? Il problema è facilmente risolto una volta che si comprende quale parte della linea del tempo normale descriva in verità la storia di Sarah. La storia di Sarah descrive eventi che accadono durante una “ri-registrazione”. Considerate ancora il nostro diagramma. A t3 (T3) Sarah non appare morta nella sua macchina nel centro della città. Così, il mattino successivo (t6(T6)) quando legge il giornale, non c’è nessuna storia in prima pagina che descriva un evento del genere perché non è accaduto. Lo stesso pomeriggio (t9(T9)) Sarah viaggia indietro nel tempo normale a t3, morendo in qualche modo nel processo. Quest’evento occorre a T10 nell’ipertempo. Gli eventi di t3 sono ora cambiati perché questi eventi ora, T10, includono l’apparizione dal nulla della Sarah morta, laddove in precedenza, T3, non lo includevano. Così, a t6 (T13) Sarah legge il giornale e scopre con suo orrore che se entra nella macchina, morirà. Così, a t9 (T16) Sarah, libera dal paradosso, distrugge la sua macchina del tempo. Non risulta nessun paradosso perché, almeno ipertemporalmente, Sarah è già entrata nella sua macchina e le conseguenze di quell’azione la mettono in guardia di non entrare nella macchina del tempo all’ipertempo più tardi.

Ma le avventure di Sarah e Paul sono veri esempi di cambiamento del passato? È pur vero che né Sarah né Paul viaggiano indietro nell’ipertempo e quindi non alterano mai il passato ipertemporale. Ma Sarah e Paul sono percettori del tempo normale e l’unico passato di cui si preoccupano, così come per chiunque altro con cui interagiscano, è il passato del tempo normale. Tutti i nostri libri di storia sono descrizioni del passato del tempo normale. Di conseguenza, dato che prima del viaggio di Paul indietro negli anni per uccidere il suo io bambino la vera descrizione del passato del tempo normale includeva la sopravvivenza di Paul passata l’età di tre anni, ma che dopo il suo viaggio avvenuto con successo la vera descrizione del passato del tempo normale non la include, dobbiamo concludere che Paul può cambiare il passato e in effetti lo cambia. Dato che prima del viaggio temporale di Sarah la vera descrizione del passato del tempo normale non includeva la sua apparizione da morta, ma che dopo il suo viaggio la include, dobbiamo concludere che Sarah può cambiare il passato e in effetti lo cambia. Perciò, cambiare il passato è logicamente possibile.                                                                                                                      

 


[1] Monte Cook, “Tips for Time Travellers”, in Philosophers Look At Science Fiction, ed. Nicholas Smith, (Chicago: Nelson-Hall, 1982), p. 49

[2] John Hospers, An Introduction to Philosophical Analysis, 2nd ed. (Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall, 1967), p. 177

[3] Gilbert Fulmer, “Cosmological Implications of Time Travel”, in The Intersection of Science Fiction and Philosophy, ed. R.E. Meyers (Westport: Greenwood Press, 1983), p. 33

[4] Geoffrey Brown, “Praying about the past”, Philosophical Quarterly 35 (1985), p. 85

[5] Per esempio, vedi Bob Brier, “Magicians, Alarm Clocks, and Backward Causation”, Southern Journal of Philosophy 11 (1973), p. 361; William Lane Craig, “Tachyons, Time Travel and Divine Omniscience”, Journal of Philosophy 85 (1988), p. 147; Larry Dwyer, “Time Travel and Changing the Past”, Philosophical Studies 27 (1975), p. 347; John Earman, “Implications of Causal Propagation Outside the Null Cone”, Australian Journal of Philosophy 50 (1972), p. 232; Antony Flew, “Can A Cause Precede Its Effect?”, Aristotelian Society Supplementary Volume 28 (1954), p. 48; Samuel Gorovitz, “Leaving the Past Alone”, Philosophical Review 73 (1964), p. 367; Richard Hanley, The Metaphysics of Star Trek (New York: Basic Books, 1997), p. 205; Jonathan Harrison, “Dr. Who and the Philosophers or Time Travel for Beginners”, Aristotelian Society Supplementary Volume 45 (1971), p. 7; Paul Horwich, “On Some Alleged Paradoxes of Time Travel”, Journal of Philosophy 72 (1975), pp. 435-36; Murray MacBeath, “Who Was Dr. Who’s Father?”, Synthese 51 (1982), p. 423; Paul J. Nahin, Time Machines, (New York: AIP, 1993), p. 181, p. 209; Larry Niven, “The Theory and Practice of Time Travel” in All the Myriad Ways (Ballantine Books, 1971), p. 113, p. 121; Hilary Putnam, “It Ain’t Necessarily So”, Journal of Philosophy 59 (1962), p. 669; J.J.C. Smart, “Is Time Travel Possible?”, Journal of Philosophy 60 (1963), p. 241; R. Swinburne, Space and Time (Macmillan & Co., 1968), p. 161          

[6] Swinburne, p. 161. Vedi anche, Dwyer, p. 348; Harrison, pp. 2-3; Horwich, p. 435; Hospers, p. 177; e Smart, p. 241  

[7] David Lewis, “The Paradoxes of Time Travel”, in Philosophical Papers, vol. II. (New York: Oxford University Press, 1986), p. 69

[8] Lewis, p. 69

[9] Come risultato di una scelta concernente la facilità del costruire un diagramma, il viaggio temporale verso il futuro, dato il modello corrente, non è neanche analogo al portare avanti il nastro in una maniera meno significante. Il viaggio temporale nel futuro implica un salto sia nell’ipertempo che nel tempo normale. Si possono evitare salti nell’ipertempo attraverso uno di almeno due metodi. In primis, il viaggio temporale nel futuro, contrariamente al passato, potrebbe compiersi con i metodi relativistici standard. Cioè, per tornare al futuro non si preme soltanto il bottone e voila!, ma invece la macchina accelera via dalla Terra a qualche frazione significante della velocità della luce e poi ritorna. In secundis, si potrebbe supporre che il viaggio nel futuro, come il viaggio nel passato, richiede almeno un istante di ipertempo, ma durante quell’istante tutto il tempo normale che interviene viene messo fuori gioco. Quindi, T12 potrebbe corrispondere all’intero periodo t5-t9. Altri metodi, e quindi altri modelli, sono perlopiù possibili.               




Aggiunto il 13/10/2015 10:31 da Giovanni Mazzallo

Argomento: Filosofia della scienza

Autore: Giovanni Mazzallo



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