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Filosofia e psicologia in Italia nell'età del positivismo

L’origine della psicologia moderna in Italia ha dietro di sé una storia complessa e ancora oggi degna di approfondimento e riflessione, ricca di realtà troppo spesso misconosciute o sottovalutate, che si sviluppa nel contesto più ampio dell’origine della disciplina in Europa.

L’origine di una ‘nuova’ scienza: un itinerario complesso
Fino alla prima metà dell’Ottocento, lo studio dei fenomeni psichici era compreso nelle discipline filosofiche: si parlava di anima, di spirito, di psiche. Per Aristotele la psyché, l’anima, era dotata delle tre funzioni, vegetativa, sensitiva e intellettiva. Anche se il termine ‘psicologia’ risale soltanto al XV secolo, è dal Seicento in poi che i filosofi elaborarono teorie, spesso contrastanti, sulla mente umana e sul suo funzionamento: per Descartes, che sosteneva la divisione tra mente e corpo, e per tutta la corrente denominata razionalismo, le idee erano innate, cioè presenti nella nostra mente sin dalla nascita; al contrario, Hobbes e Locke, e tutti i filosofi appartenenti alla corrente dell’empirismo, sostenevano il ruolo primario dell’esperienza nell’acquisizione, da parte della mente, dei suoi contenuti. Nel Settecento si deve a Wolff la classica distinzione tra psicologia empirica e psicologia razionale o filosofica; successivamente Kant, riprendendo questa terminologia, negò valore di scienza sia alla psicologia razionale, compresa nella Metafisica, sia alla psicologia empirica. Nell’Ottocento, Hegel la inserì nella Filosofia dello spirito, nell’ultimo momento dello svolgimento dello Spirito soggettivo; Comte la escluse dal novero delle scienze positive, considerando il suo oggetto riconducibile alla biologia e alla sociologia. Il fatto curioso è che, proprio a partire dalla teoria di Comte, basata sull’esperimento e sull’osservazione (praticati col supporto del metodo positivo) e sul rifiuto della speculazione (legata alla tradizionale filosofia speculativa), si sia sviluppata, in seguito, la moderna psicologia scientifica, contrapposta alla psicologia filosofica, contenuta nella metafisica.

Qualcosa è cambiato
Gli storici della psicologia, seppure nelle specifiche e personali interpretazioni offerte, sono tutti concordi sul fatto che solo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento si può cominciare a parlare di nascita della psicologia scientifica, in Europa e in Italia, di psicologia senza filosofia, altrimenti detta ‘psicologia senz’anima’, o comunque di una disciplina che rivendica un’autonomia dalla filosofia, dalla quale ha avuto origine. Tra gli il 1850 e il 1870, una serie di studiosi, per lo più medici, o comunque provenienti dall’ambito scientifico, cominciarono a occuparsi dello studio della psiche con il metodo delle scienze naturali. Oggetto di studio erano le varie attività intellettive: la percezione, la memoria, l’attenzione, le emozioni.
Di questo ‘cambiamento di rotta’ nello studio della mente umana, sono testimonianza l’apertura dei primi laboratori (e quindi i primi esperimenti, che caratterizzano questa disciplina come ‘scientifica’, appunto), e le prime teorie da essi derivanti); la costituzione delle prime cattedre universitarie; l’avvio delle prime riviste specializzate, luogo privilegiato di diffusione e di confronto.
Nel testo più classico di storia della psicologia (cfr. E.G. Boring, A History of Experimental Psychology, Englewood Cliffs, 1950), Boring indica più precisamente negli anni ’70 dell’Ottocento la nascita ufficiale della psicologia scientifica, in Germania, con la pubblicazione da parte di Wilhelm Wundt (Neckarau, 1832 - Lipsia, 1920) dei Grundzüge der physiologischen Psychologie(1873-74, Elementi di psicologia fisiologica) e con l’apertura del primo laboratorio di psicologia sperimentale (nel 1879) a Lipsia. Inoltre a Wundt viene riconosciuto anche il grande merito di aver avviato la prima rivista ufficiale di psicologia, “Philosophische Studien”, poi “Archiv für die gesamte Psychologie”.
Studi più approfonditi tendono a valorizzare, attorno alla realtà tedesca, anche la complessità del variegato panorama culturale e scientifico che si dispiegava in tutta l’Europa dell’Ottocento, soprattutto in Inghilterra, Francia e Italia, ma pure negli Stati Uniti d’America, che costituì l’humus, il terreno fertile nel quale si sviluppò l’interesse per un certo tipo di studi e di prospettive.

Il panorama italiano
Per quanto riguarda la realtà culturale italiana, all’indomani del conseguimento dell’unità nazionale, l’influsso del positivismo e dell’evoluzionismo darwiniano era giunto anche in Italia, dove cominciava a manifestarsi l’interesse per quel tipo di studi e di ricerche che si svolgevano negli altri paesi, da parte di studiosi provenienti sia dall’ambito scientifico che dall’ambito umanistico della cultura. Venuto meno l’idealismo di Bertrando Spaventa, la scena culturale si trovava animata da due correnti, collocabili sull’opposto versante anti-idealistico: da una parte il neokantismo di Carlo Cantoni, dall’altra il positivismo di Roberto Ardigò (1828-1920), maggiore rappresentante di questa corrente in Italia. Quest’ultimo si fece portavoce, in Italia, di una filosofia positiva, che si confronta con le scienze naturali, alla quale corrisponde una psicologia positiva, volta allo studio dei fenomeni psichici, col supporto del metodo positivo, basato sull’osservazione. Animato da questi presupposti, nel 1870 Ardigò lesse la sua memoria su La psicologia come scienza positiva, a Mantova, nella sede dell’Accademia Virgiliana, preceduto soltanto da Pasquale Villari, nel 1865, con la sua prolusione su La filosofia positiva e il metodo storicoall’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Per questo motivo, comunemente si indica il 1870 come anno ufficiale della nascita della psicologia scientifica in Italia.

Molti altri nomi si potrebbero indicare per completare il quadro dei personaggi che hanno avuto un ruolo nella nascita, nello sviluppo e nell’affermazione della psicologia scientifica, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, ciascuno di essi proveniente da un contesto disciplinare diverso, ciascuno caratterizzato da una specifica formazione e da un preciso contesto professionale. Per questi autori, l’interesse per lo studio dei fenomeni psichici si è declinato in ambiti e risultati differenti. In sostanza, tutta la storiografia più recente è d’accordo sul valorizzare l’eterogeneità dei primi psicologi, dei loro interessi e degli ambiti culturali di provenienza, sia umanistici che scientifici, senza sottovalutare la complessità del lavoro di ricostruzione dell’origine della psicologia scientifica in Italia.

Fonte: Treccani



Aggiunto il 23/03/2012 10:54 da Admin

Argomento: Filosofia della psicologia

Autore: Maria Antonia Rancadore



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