Le utopie letterarie teorizzano società ideali considerando l'individuo non per ciò che è, ma come dovrebbe essere.
Per giustificare le stesse teorie e fare in modo che restino utopie.
Il filosofo deve essere aggiornato sulle varie scienze moderne: fisica quantistica, psicobiologia, neuroscienze, sociobiologia.
Il filosofo osserva e riflette su ciò che è evidente, ma oscuro per gli altri filosofi.
In questo momento esiste un "mondo". Una Totalità che nel suo insieme, dal più minuscolo dettaglio apparentemente immobile al più complesso fenomeno dinamico, è linguaggio verbale.
In questa Totalità esistono "vita", "natura" e "cultura". E miliardi di esseri umani. In ogni essere umano, in questo momento, esiste una "realtà". Un mondo fatto di parole e concetti, credenze, soprattutto inconsapevoli, che sono all'origine di ogni giudizio. Di ogni scelta. Di ogni azione. Manifestazione di linguaggio verbale.
In ogni caso, l'inferno non è solo nella mente, ma il mondo violento e volgare per ottuso egocentrismo.
La Vita è un fenomeno olistico[1]. La biosfera è una “bolla oceanica” che la gravità plasma a diversi livelli di densità. Gli organismi, le forme di vita, partecipano e contribuiscono all’eco-sistema planetario, come “cellule” che si rinnovano nello stesso unico macrorganismo che è la Terra.
Un essere umano è un organismo. Non è importante credere o non credere nell’evoluzione, o in qualsiasi altra teoria scientifica, non è importante credere di aver ereditato 100 mila anni, più o meno, di mente-incarnata, con le sue pulsioni , gli automatismi inconsci, i turbamenti emotivi per stati d’animo contrastanti e spesso inquieti. In quanto organismo, l’equilibrio-benessere è regolato dall’omeostasi. In quanto animale intelligente, asociale/ eusociale e consapevole, l’equilibrio è la ricerca che un essere autocosciente persegue. Una “dieta” responsabile.
Sono mente-incarnata. Non mi sono scelto.
Nel silenzio, nell’ascolto del flusso di pensieri che affiorano alla superficie della mente, dal turbamento emotivo, è possibile individuare una distanza virtuale nella mente.
Sullo sfondo affiorano i pensieri.
Io sono osservatore. Sono testimone della mia mente. Leggo i pensieri e sento le mie emozioni.
Non mi sono scelto. Sono estraneo e sconosciuto.
Ma posso conoscermi.
Con l’attenzione, l’esercizio, l’abitudine, imparo a osservare la separazione tra io osservatore/testimone e l’attività della mia mente: pensieri e sentimenti. A volte difficili da definire. Riconoscerli e risalire alle motivazioni che li hanno causati significa diventare giorno dopo giorno meno sconosciuti a se stessi.
L’oriente ha un’antichissima tradizione, conoscenza e pratica della conservazione dell’equilibrio.
Per millenni, in India e in Cina, generazioni di ricercatori e sperimentatori hanno definito pratiche e stili che favoriscono un’esistenza armonica.
Nella cultura orientale la non-dualità è un concetto facile, che si acquisisce con la stessa pratica del pensare. Così come è difficile trovare un concetto che identifichi ciò che è spirituale, non materiale. In oriente nulla è materiale. Così com’è.
Il rispetto per la propria esistenza e crescita interiore, la sacralità della natura, per millenni hanno persuaso gli orientali a preferire l’essenzialità e la semplicità, un rapporto organico col mondo, anziché la soddisfazione tecnica, che avrebbe potuto compromettere l’armonia degli individui e della società degli individui.
Come è accaduto in occidente, dove l’interesse per il mondo, interesse nel duplice senso di “curiosità” e “profitto”, ha esiliato l’individuo in una terra stereotipata e dissipativa, in cui il mondo è oggetto. Tutto è oggetto. Gli altri e persino se stessi.
Per la paura di essere vuoto e destinati al nulla costruiamo croci e ce le abbracciamo.
Basterebbe comprendere che probabilmente è così.
La comprensione ha in sé l'accettazione.
La paura svanisce.
Offrire alle nuove generazioni, attraverso l’istruzione pubblica, le conoscenze scientifiche dell’ultimo secolo, sarebbe sufficiente a porre le basi per una svolta radicale e necessaria.
La consapevolezza di essere cieco e sordo, un organismo regolato dall’omeostasi[2], un “automa” eterodiretto dalla mente (più collettiva che individuale), universo di condizionamenti e influenze, persuade a vivere con ragionevole distacco.
Una semplice presenza sul ciglio della vacuità.
Credere di “possedere” o “essere” un “sé”, significa lasciarsi lusingare dalle ultime seduzioni dell'ego, quando non sa più cosa inventarsi per "sopravvivere" (una struttura psichica in agonia). Fa emergere "dal profondo" una sorta di io neutro (paradosso dei paradossi), originario (da che? dall'inizio del Tempo? ma ha avuto un inizio il Tempo?), nel quale identificare la necessaria atemporalità rispetto alla "carne". Ultime seduzioni di antropocentrismo giudaico-cristiano-umanista e dualismo platonico-cartesiano.
Io sono mente-incarnata.
[1] Olismo, principio filosofico e metodologico di alcune scienze per il quale i sistemi complessi sono irriducibili alla mera somma delle loro parti, in modo tale che le leggi che regolano la totalità non possano mai essere riducibili alla semplice composizione delle leggi che regolano le parti costituenti. In biologia, tesi secondo la quale, assumendo l'organizzazione dei viventi secondo livelli gerarchici (da quello atomico-molecolare agli ecosistemi), ogni livello superiore mostra valori di funzionalità e di auto-organizzazione superiore a quello che scaturirebbe dalla semplice somma degli elementi di cui è composto e che costituiscono il livello immediatamente precedente.
[2] In biologia, l'attitudine propria degli organismi viventi a conservare le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne dell'ambiente tramite meccanismi di autoregolazione.
Aggiunto il 02/08/2015 18:11 da Pietro Moretti
Argomento: Propedeutica filosofica
Autore: Pietro Moretti
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