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Husserl : la crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale

Analisi di due paragrafi appartenenti  al capitolo IX   parte seconda:

1A)   

ml  - La geometria pura

 -  Lo svuotamento di senso della scienza naturale matematica nella   Tecnicizzazione /Il mondo della vita quale dimenticato fondamento di senso della scienza naturale.

 

1-      La geometria pura :

 

Husserl in questa sezione intende risalire al senso originario ( “atto creativo”) della geometria che verrà tramandato e sviluppato  fino ad un gigante del pensiero scientifico moderno quale Galileo Galilei.

Scorgiamo una profonda ammirazione verso l’origine e il significato gnoseologico per quanto riguarda geometria e scienza.

Il problema che viene messo in luce è un’analisi molto accurata che comporta un soffermarsi sul processo dall’idealità geometrica ( ognuno l’ha interpretata in maniera soggettiva) fino all’aspetto dell’obiettività.

A mio avviso si è creato un disordine teorico dal momento che il processo di idealizzazione infinitizza di continuo la nostra razionalità sul soffermarsi nel punto di origine.

Occorre un metodo apriori per attingere alle strutture di senso, per pervenire a conoscenza del senso originario (ci dovrebbe essere una struttura invariabile/immutabile).

L’atto creativo citato precedentemente può essere chiarificato con una creatività fenomenologica, non intendendo solamente l’analisi di tipo storico, ma effettuando una riflessione su noi stessi (intendendo la finitezza del nostro orizzonte culturale) e usufruendo  del pensiero degli antichi quali Eraclito, Euclide, Platone.

Per quanto riguarda la geometria pura Husserl, a mio avviso, ha avvertito l’idea di mutamento che comporta la non persistenza di una struttura stabile. Tra l’altro i processi vanno intesi come verificati all’interno di un edificio fisico chiamato mondo.

Nell’analisi popperiana dell’Oscuro di Efeso il mondo viene visto come un processo colossale (somma globale di tutte le cose) dove per processo s’intende insieme di mutamenti / eventi.

Questo “stato emergenziale” di complessa dinamicità può avere come punto di riferimento una legge precisa, una sua misura immutabile ed invariabile.

La visione euclidea, invece, comporta un phatos per la geometria (non vista come un semplice campo di applicazione) che ha permesso insieme alla scuola platonica di “risolvere”, per quanto possibile, il problema dell’irrazionalità, consentendo sviluppi in ambito matematico e cosmologico ed evitando ogni forma di assolutizzazione.

Platone mise in atto una forma di ricostruzione partendo da un metodo di geometrizzazione della matematica e dell’astronomia diventando così il fondatore della elaborazione/ concezione geometrica del mondo e della scienza moderna, come avverrà con Galileo e Newton.

 

 

2-    Lo svuotamento di senso della scienza naturale matematica nella   Tecnicizzazione /il mondo della vita quale dimenticato fondamento di senso della scienza naturale.

 

L’aritmetica algebrica, data la sua applicazione alle molteplicità formali,

viene definita da Husserl un’arte che permette di approdare a determinati risultati, grazie alla tecnica del calcolo o seguendo regole tecniche.

Il senso originario di verità lo si può ritrovare in quello che Husserl chiama “pensiero cosale intellettivo” (sachlich einsichting”). Esempi di operatività si possono ritrovare con le lettere dell’alfabeto o con segni convenzionali ( +, x, =,….)

Le lacune presenti in questa sezione specifica sono il ritorno a un senso scientifico e la tecnicizzazione che comporta un perdersi in un pensiero meramente tecnico.

 Quanto più usiamo la matematizzazione per comprendere dal punto di vista fisico la natura intuitiva che ci permette di  arrivare a determinati risultati, tanto più avremo a che fare con tesi di tipo scientifico, mentre nel versante della tecnica avremo maggiori quantità di dati in merito allo strumento utilizzato facente capo a quella che viene definita mathesis universalis (scienza dell’universo delle molteplicità pensabili in generale).

Nella tecnicizzazione tutti i metodi utilizzati dalle scienze naturali, per quanto riguarda l’aspetto dell’operatività scientifica, si meccanizzano portando a camuffare il senso delle scienze naturali.

Questo problema riguarda sia la fisica sperimentale che  la fisica matematica.

A mio avviso per tentare una risoluzione alla crisi dovuta alla dimenticanza del senso del pensiero originario, ritengo particolarmente utile avvalersi della visione heideggeriana per quanto riguarda l’analisi della tecnica e della scienza moderna.

La figura di Heidegger permette di svelare quell’occultamento che impedisce di tracciare una via per giungere al senso originario.

Infatti nell’opera “Pensieri-guida” ha delineato con grandissima complessità studi riguardanti la scienza e la tecnica.

La scienza oltre ad essere definita un tipo di sapere rigoroso

(rappresentativo-fondativo) può essere analizzata da tre punti di vista:

·         Positivamente = indirizzata in senso filosofico (a seconda dell’ambito d’indagine)

·         Rigorosamente = vengono tenuti in considerazione il campo/ regione di riferimento; vengono adottati adeguati modi comunicativi

·         Esplicativamente = applicare riduzione a qualcosa di comprensibile.

 La natura va vista come un principio intimo di tutto, dove per principio (fondamento) si intende luogo dove attingere affermazioni essenziali.

Ci vuole sempre una consapevolezza per saper valutare e ordinare il potere della scienza nel nostro mondo della vita.

La scienza pur essendo verità in sé e utilizzazione tecnico -pratica può presentare minacce all’interno di se stessa (esempi: espansione illimitata, condurre tutto a unità, formulazione di ipotesi ambigue e molto precorritrici .. ..)

La sezione appena citata viene fatta rientrare da Heidegger nell’ambito ontostorico della scienza.

Occorre ripensare l’aspetto della tecnicizzazione in quanto ci sono delle interpretazioni instabili per quanto riguarda la sua essenza.

 Poiché la tecnica fa parte del mondo ed è correlata ad esso, la natura non va vista solo in chiave di sfruttamento perché ciò porterebbe a tracciare l’essere come macchinazione e a vedere la tecnica come costruzione organizzata.

Macchina intesa come essenza di forza in modo determinato e  dominio visto come sottomissione dell’essere all’oblio (quindi abbandono del vero).

Tutto ciò è scaturito da un’interpretazione superficiale dovuta alla decadenza della metafisica e all’omologazione planetaria della tecnica.

Riguardo al mondo della vita Husserl definisce la nostra forma mentis come creatrice di un abito ideale (matematica e teorie simbolico-matematiche che comprendono l’aspetto delle verità scientifiche) che viene continuamente usato.

Il problema radicale che Husserl mette in rilievo è come l’uomo abbia potuto essere così ingenuo da permettere che quest’abito diventasse un fatto storico.

 Il metodo scientifico, secondo la concezione moderna, viene visto come un maturare risultati sicuri. Tra l’altro scienza e metodo scientifico non vanno visti come macchine manovrabili dall’uomo in quanto ciò porterebbe a un’incomprensione delle strutture di possibilità interne.

La grande ammirazione per Galileo viene giustificata dicendo che la consistenza teorica presente nel suo pensiero non è affatto meccanica, pur essendoci un lato vincolante, cioè i metodi applicati e rapportati al reale.

La riflessione sul mondo della vita permette di “aprire gli occhi” su altre dimensioni e l’uomo ne è il soggetto.

Secondo una mia personale visione, essendo Fichte una delle basi culturali di Husserl, insieme a Leibniz e ad Hegel, a mio giudizio il senso della frase “aprire gli occhi” viene giustificata dall’attuazione della filosofia elementare proprio di Fichte.

L’obiettivo è portare in luce leggi che permettono di fondare non solo l’aspetto della logica  (generando produzioni di continuo) e svolgere riflessioni di tipo originario.

Per come sono riuscito ad interpretare la seguente nozione in merito alla filosofia elementare andrebbero tenuti in considerazione sia l’importanza fondamentale dell’Io (come principio), sia il Non-Io inteso come presupposto sempre presente vicino all’ Io,(occorre renderli parte di una coesistenza nella medesima  coscienza) perché sfugge sempre qualcosa nel mondo intuibile.

 

 

 




Aggiunto il 10/08/2020 19:30 da Lorenzo Boscaro

Argomento: Filosofia contemporanea

Autore: Lorenzo Boscaro