L’uomo prova angoscia perché è libero.
L'angoscia è una conseguenza della libertà umana e del fatto che l'uomo è consapevole delle sue scelte e delle loro possibili conseguenze. L’angoscia è invece quel sentimento che proviamo di fronte a un pericolo indeterminato e indefinito. Ad esempio, nel momento di scegliere tra più possibilità, non sappiamo ancora se la nostra scelta avrà successo o se sarà un fallimento. Abbiamo paura di qualcosa che non c’è ancora, ma che ci sarà appena avremo compiuto la scelta. L’angoscia è quindi un sentimento che provano solo gli uomini, che sono liberi e hanno la capacità di ricordare il passato e progettare il futuro, mentre gli animali provano soltanto paura, perché sono mossi dagli istinti e quindi non hanno il problema di scegliere, ma solo di reagire ai pericoli. Insomma: l’angoscia accompagna sempre il momento della scelta, della decisione.
Anche la fede è quindi una scelta: l'uomo che decide di credere si apre sia alla possibilità della salvezza a quella della perdizione poiché non avrà mai la certezza assoluta della bontà della sua scelta ma, appunto, deve avere fede in essa. Il rapporto che lega il singolo a Dio è esclusivamente personale, legato ai dubbi e ai tormenti interiori dell'individuo. Con ciò si rende, evidente come nessun sistema possa imporre all'uomo la fede (come spesso accade per la religione strutturata in sistema consolatorio), ma la fede sia una decisione presa con coraggio e non senza tormento dal singolo uomo. Kierkegaard qualifica in pieni voti che l'uomo sceglie di avere fede in Dio per salvarsi dall'angoscia provocata dall'incertezza e dall'ignoto. Dio stesso è l'ignoto.
L’angoscia e la disperazione possono essere superate solo dalla fede, cioè dalla preghiera a Dio.
La fede, secondo Kierkegaard, libera innanzi tutto dall'angoscia. Infatti, il credente non ha più l’angoscia del possibile, perché sa che il possibile è nelle mani di Dio, e quindi si rassicura. Perciò, la fede libera anche dalla disperazione. Infatti, Dio, al quale tutto è possibile essendo onnipotente, può riscattare l'individuo dai suoi limiti, può aiutarlo a realizzarsi, e così lo può liberarlo dalla disperazione riguardo a se stesso. Come opposto della fede, la disperazione è il peccato. Il peccato consiste, infatti, nell'illudersi della propria autosufficienza, nel non riconoscere la dipendenza dell'uomo da Dio. Questa pretesa porta, appunto alla disperazione, perché l’uomo, secondo Kierkegaard, non può realizzarsi da solo e con le sue sole forze.
Aggiunto il 28/10/2024 23:23 da Giuseppe Macrì
Argomento: Filosofia morale
Autore: Giuseppe Macrì
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