Nella nostra società a tecnologia avanzata la conoscenza coincide spesso con il saper fare della tecnica e il confine tra scienza pura e ricerca applicata si è ormai ridotto fino quasi ad annullarsi, tanto che si parla con sempre maggiore frequenza di tecnoscienze. Questa pervasività della tecnica ha imposto un ripensamento dei rapporti tra scienza e società, facendo emergere la necessità che tanto il dibattito in materia di politica della ricerca quanto le relazioni tra la comunità scientifica, i governi, le imprese private e i cittadini siano regolati da principi democratici di partecipazione consapevole ai processi decisionali e alla gestione delle risorse.
In questa difficile fase di passaggio, le tecnologie rivestono ancora una volta un ruolo decisivo perché dal loro uso dipende il futuro stesso della conoscenza – spiega Roberto Franchini, presidente della Fondazione San Carlo. La scelta è tra il considerare il sapere come un bene privato, la cui libera circolazione può essere ostacolata anche attraverso strumenti di natura immateriale e dalla cui fruizione possono essere esclusi singoli o interi gruppi sociali, e il promuovere democraticamente la conoscenza come un bene pubblico su scala globale, alla portata di tutti e senza impedimenti. Per una comune riflessione sul futuro della comunità umana, molti sono gli spunti offerti nelle lezioni aperte al pubblico.
Oggi dominano due concezioni contrastanti della tecnica – afferma Carlo Altini, direttore scientifico della Fondazione San Carlo. Da una parte, la fiducia nelle possibilità del progresso ha spinto a considerare la tecnica in senso positivo, ovvero come il dispiegamento creativo di strumenti in grado di rispondere alle necessità materiali: in questo senso la tecnica consentirebbe un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e una graduale emancipazione dai bisogni. Dall'altra parte, la tecnica è stata considerata come una forma di sottomissione dell'individuo a un processo di razionalizzazione spersonalizzante in cui a contare sono soprattutto la funzionalità, l'efficienza e la produttività degli attori coinvolti: da questo punto di vista la razionalità tecnologica produrrebbe tensioni e conflitti sociali e un aumento delle diseguaglianze economiche. Il nostro ciclo di conferenze mira a discutere queste due diverse posizioni, cercando di individuare una possibile via di uscita da queste visioni contraddittorie della tecnica.
La prima lezione del ciclo ha come titolo Scienza, tecnica e democrazia. Stato e cittadinanza nella società della conoscenza e si tiene venerdì 10 febbraio a cura di Pietro Greco, socio fondatore della Città della Scienza di Napoli. Gli incontri proseguono con altri 5 appuntamenti: Geomatica. Le tecnologie di rilievo e monitoraggio per la tutela del patrimonio ambientale e culturale, venerdì 17 febbraio a cura di Alessandro Capra, professore di Topografia e cartografia dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Venerdì 24 febbraio Andrea Miconi, professore di Sociologia dei media all’Università IULM di Milano, terrà l’incontro Media digitali e forme di potere. Libertà della conoscenza e interessi economici nella comunicazione contemporanea. Tecnica del visibile. Riproduzione e illusione nel cinema è il titolo della lezione che Leonardo Gandini, professore di Storia del cinema all’Università di Modena e Reggio Emilia terrà il 10 marzo. Alessandro Solbiati, professore di Composizione al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, terrà la conferenza di venerdì 24 marzo, dal titolo Le tecniche del comporre. Uno strumento espressivo indispensabile (questo appuntamento è organizzato in collaborazione con gli “Amici della Musica” di Modena). Venerdì 31 marzo sarà la volta di Elio Franzini, professore di Estetica all’Università di Milano con l’ultimo appuntamento del ciclo, dal titolo Arte e tecnica nel Novecento. Dal pèòsdegh
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Aggiunto il 08/02/2017 14:48 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia della scienza
Autore: Paola Ferrari