Massimo Rubboli, già professore di Storia delle Americhe presso l’Università di Genova, è stato membro della direzione dell’Associazione Italiana di Studi Canadesi, dell’European Network for Canadian Studies e dell’International Council for Canadian Studies. Studioso delle origini e dello sviluppo delle chiese protestanti in Canada e negli Stati Uniti, ha dedicato particolare attenzione alla storia dell’eredità puritana, all’influenza della teologia protestante nella politica americana, alla dimensione sociale del protestantesimo e alle chiese battiste in Italia. Oltre ad aver curato l’edizione italiana di opere di John Wesley, Roger Williams e Reinhold Niebuhr, ha pubblicato: I protestanti (Bologna 2007); I Battisti. Un profilo storico-teologico dalle origini a oggi (Torino 2011); Testimoni dell’evangelo. La Chiesa Cristiana Evangelica Battista di Chiavari (1912-2012) (a cura di, Chiavari 2012); Il retaggio della Riforma radicale. Il quinto centenario della Riforma (1517-2017) (Villanova Mondovì 2017).
Una delle caratteristiche della modernità che è
indubbiamente più legata alla storia del protestantesimo è la separazione tra
la sfera religiosa e la sfera civile. Il principio si trova già nel pensiero
politico di alcuni riformatori, in particolare in Calvino. L’importanza che
Lutero attribuì al comandamento di «dare a Cesare quello che è di Cesare e a
Dio quello che è di Dio» esigeva una separazione netta tra l’ambito degli
affari umani e la dimensione della grazia divina, ma nelle sue incarnazioni
storiche successive il protestantesimo seguì due linee diverse.
La prima, che s’incarnò nelle chiese luterane dell’Europa del Nord e nelle
chiese congregazionaliste della Nuova Inghilterra, riconobbe la distinzione tra
la sfera religiosa e quella civile ma le mantenne collegate.
La seconda, che trovò espressione prima nei movimenti della Riforma radicale e poi nelle chiese dissenzienti del mondo anglosassone, mantenne sempre una separazione formale e sostanziale tra le due sfere, cercando di realizzare l’autonomia e l’indipendenza delle comunità di credenti rispetto alla società civile. Nel periodo formativo della nazione americana emerse una sempre più netta distinzione tra i due ordini. La prima assemblea legislativa a separare esplicitamente l’ordine religioso da quello politico fu quella della Virginia che nel 1786, dopo un lungo dibattito, approvò uno Statuto sulla libertà religiosa che, per salvaguardare tale libertà, stabiliva il principio della separazione tra stato e chiesa; il disegno di legge era stato presentato da Thomas Jefferson nel 1779 per difendere la libertà di coscienza come diritto civile, in quanto diritto naturale di ogni uomo, e per la sua approvazione fu determinante il Memoriale preparato da James Madison nel 1785. Il riconoscimento di uno spazio religioso distinto e separato dalla sfera del governo repubblicano si affermò anche a livello federale e, con il Primo emendamento approvato dal Congresso nel 1789 e ratificato due anni dopo, la libertà religiosa e di coscienza sarà definitivamente iscritta nella Costituzione degli Stati Uniti.
La conferenza si tiene nel
Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. La conferenza, come tutte le
altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente nel sitowww.fondazionesancarlo.it, da cui
potrà essere scaricata gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati
di partecipazione.
Aggiunto il 26/03/2018 09:28 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia delle religioni
Autore: Paola Ferrari