FILOSOFIA IN ITALIA

Persona

p114068215677920685.jpg
Sabato 7 settembre alle ore 16, presso la sede della Società di Mutuo Soccorso in Corso Canalchiaro, 46 a Modena, il professor Massimo Jasonni, presidente onorario della SOMS tiene la conferenza dal titolo Pesona, di introduzione al tema dell’edizione 2019 del Festival Filosofia.

Il tema della persona appare nevralgico nella riflessione dei moderni, tuttavia il nome “persona” è antico e risale alle basi stesse della civiltà occidentale. E bene fa il Festival della Filosofia ad occuparsene e a porlo al centro di un dibattito che dovrà esaminare, da un lato, le ragioni filosofiche che giustificano l’attuale, prepotente insistenza sul motivo personalistico, ma, d’altro lato, radici lontane che consentano di comprendere appieno la ricchezza della problematica in esame” – afferma Jasonni.

Secondo la riflessione del professore, partendo dall’oggi, ovvero dagli esiti ultimi dell’umanesimo moderno, è agevolo riscontrare che l’attenzione mediatica al valore della persona rientra in quell’estremizzazione del soggettivismo che il pensiero tedesco dell’‘800 e del ‘900 ha colto come causa del nichilismo. In quest’ottica, la soggettività e, quindi, la personalità umana sono state viste non come elemento di liberazione dalle schiavitù, ma come drammatica affermazione di un mondo che rischia di perdere ogni contatto con la natura e di assumere il volto della più spietata tecnocrazia. In realtà il personalismo aveva rappresentato, in sede teologica e antropologica, la vittoria della libertà sull’oscurantismo medievale. Il Rinascimento, forte dello splendore delle sue arti e della sua capacità di recupero dei valori della classicità, si poneva come risorgimento morale e culturale che vedeva nell’uomo il fulcro della dialettica sociale. Ecco che il richiamo alle origini diventa propizio: perché “persona” non limita il suo valore semantico al dato individuale, ma affonda in un contesto etico e culturale di ben più vasta portata. In effetti per-sona era, nell’orizzonte greco e latino, la maschera che a teatro gli attori utilizzavano per coprire i lineamenti del volto e indicare un carattere scenograficamente esemplare, ma anche per dilatare i suoni per essere meglio ascoltati. La riflessione prosegue fino all’uomo moderno fra isolamento e ricchezza etico-religiosa.

 




Aggiunto il 06/09/2019 19:47 da Paola Ferrari

Argomento: Filosofia contemporanea

Autore: Paola Ferrari