Le opere magiche rappresentano un grande laboratorio in cui il pensiero di Giordano Bruno si distilla e si affina confrontandosi da una parte con un ricco bagaglio di fonti, dall’altro con la coerenza a una prospettiva antologica definita molto presto, fin dai primi tempi del soggiorno londinese. Ma si può anche osservare come la messa a fuoco lenta e progressiva della riflessione magica non coinvolga solo il corpus delle opere rimaste manoscritte fino al 1891, ma riguardi anche le opere precedenti in cui ha fatto riferimento ad argomenti magici. Il mago di Bruno è il sapiente dotato di capacità d’azione, basata non tanto sulle qualità occulte, quanto piuttosto sulle qualità fisiche che determinano le virtutes dei singoli enti. Se è vero che il mondo di Bruno è retto da forze che non si palesano sempre ai sensi del soggetto, è altrettanto vero che le forze magiche non sono forze extra naturali: sono capacità, virtù che abbisognano di scarsa materia per essere influenti.
La valorizzazione della dimensione naturale, la necessità dell’elemento materiale nell’azione magica, lo spaccio della magia demonica vanno nel senso di salvaguardare l’autonomia del soggetto conoscente e operante, secondo il progetto già messo a fuoco nei Furori, e di mettere in luce una caratteristica importante della magia di Bruno: il suo essere una «scienza della mediazione», nel senso che l’azione umana ha necessità del medio. L’operazione magica non è assimilabile a un meccanismo – spiega Bassi - l’applicazione in senso stretto di attivi e passivi fonda l’attività della magia semplicemente naturale; invece l’azione magica naturale propriamente definita è fondata sull’adeguamento fra azione e passione, sulla corretta e attenta approssimazione fra agens e actus: il nesso che li lega è coinvolgente, quasi amoroso e in quanto tale non funziona sempre e comunque, ma muta con il mutare delle circostanze e dei soggetti coinvolti: «È magia quella che deriva dalla capacità di antipatia e di simpatia degli enti, come nel caso di quelli che respingono, trasformano e attraggono, quali, ad esempio, le specie del magnete e simili, le cui operazioni non sono riconducibili alle qualità attive e passive, ma tutte vengono riferite allo spirito, ossia all’anima radicata nelle cose; questa è la magia naturale propriamente detta» (G. bruno, De magia naturali).
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.
Paola Ferrari, ufficio stampa FSC
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Aggiunto il 08/01/2019 21:28 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia della scienza
Autore: Paola Ferrari