FILOSOFIA IN ITALIA

MARTIN LUTERO: LA RIFORMA CHE CAMBIÒ IL MONDO

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Martedì 7 novembre proseguono alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) le lezioni del ciclo dedicato al tema Riforma. I processi di rinnovamento nella storia del cristianesimo ideato dal Centro Studi Religiosi. La conferenza dal titolo Martin Lutero. I fondamenti teologici della Riforma è presentata da Fulvio Ferrario, professore di Teologia sistematica presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma, di cui è anche decano. Professore invitato presso l’Istituto di Studi ecumenici “S. Bernardino” di Venezia e la Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma, è coordinatore della Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche della Tavola Valdese. Nelle sue ricerche ha approfondito il rapporto tra fede e ragione e la ricezione dei temi cristologici in ambito riformato e nella prospettiva del dialogo ecumenico. Ha curato l’edizione italiana di numerose opere di Lutero e dei teologi Karl Barth e Dietrich Bonhoeffer. Ha pubblicato: Tra crisi e speranza. Contributi al dialogo ecumenico (Torino 2008); La teologia del Novecento (Roma 2011); Pregare (a cura di, Torino 2013); Bonhoeffer (Roma 2014); Dio era in Cristo. Frammenti di teologia dogmatica 2 (Torino 2016); Introduzione all’ecumenismo (et al., Torino 2016); Il futuro della Riforma (Torino 2016).

L’interpretazione storica e critica della Riforma si focalizza specialmente sull’individuazione dei «punti di svolta», sia dal punto di vista cronologico che contenutistico. Le questioni che emergono riguardano i tempi di avvio, le analogie e le differenze dei contenuti nella «svolta riformatrice» di Lutero, di Zwingli, di Calvino. La comprensione di queste diverse formulazioni, fra loro comunque intensamente intrecciate, rappresenta la sfida decisiva per un’interpretazione storicamente e teologicamente corretta della rivoluzione spirituale del XVI secolo. Sia la ricerca scientifica, sia la divulgazione hanno costantemente insistito sul fatto che la questione delle indulgenze riveste un’importanza economica e politica superiore a quella svolta in altri tempi, sia antichi, sia recenti. Nella continuazione del dibattito, essa retrocede bruscamente di fronte all’irrompere a cascata di una quantità di altre tematiche, ben più centrali. Lutero, tutto preso dalla sua passione pastorale e teologica e poco incline a pensare in termini di politica ecclesiastica, non ha valutato appieno le possibili enormi conseguenze del suo attacco, in quel momento. Un aiuto involontario giunge dal Vaticano stesso, dove la Curia, immersa nel lusso e negli intrighi, sottovaluta quello che sta accadendo nella lontana Germania e rifiuta il dialogo. Tutto ciò, però, non spiega ancora il carattere devastante della deflagrazione.

In un primo tempo molti ambienti umanistici guardano a Lutero come a un alleato. Se tuttavia il conflitto tra una cultura scolastica ormai esausta e i nuovi fermenti introdotti dalla filologia e dalle bonae litterae è una chiave di lettura decisiva per comprendere la Riforma svizzera, esso non lo è altrettanto per Lutero. Il baricentro spirituale della sua riflessione è altrove. Nemmeno il rinnovamento culturale umanistico che attraversa l’Europa è in grado di spiegare quanto accade intorno al nome e alla predicazione di Lutero – spiega Ferrario - ritengo infatti che ci si possa avvicinare al cuore della questione ascoltando la testimonianza di Friedrich Nietzsche, il quale, dalla sua posizione di avversario acerrimo della fede in Gesù, coglie tuttavia un punto centrale e anzi, un aspetto del punto centrale, laddove imputa a Lutero la responsabilità di avere rianimato quello che a Nietzsche appare un cadavere, cioè il cristianesimo storico, nella fase iniziale della modernità.

L’elemento di forza dell’analisi di Nietzsche risiede nella chiara percezione del fatto che la protesta di Lutero non è riconducibile a una esigenza di rinnovamento della predicazione. Non si tratta di elaborare la fede cristiana al fine di rendere quest’ultima più accettabile alla modernità incipiente, Lutero vuole altro. Vuole ripristinare la chiesa, non una nuova chiesa, ma l’unica, vera chiesa di Gesù Cristo. A un certo punto, nello scorcio finale del secondo decennio del XVI secolo, diviene chiaro che la riscoperta dell’evangelo e le istanze difese da Lutero nel dibattito sulle indulgenze non sono compatibili con uno o più aggiustamenti dello status quo; diviene anche chiaro che non è possibile interpretarle come faccende teologiche di scuola né come richiami a una prassi ecclesiale meno lassista. Certo l’evangelo della giustificazione è più grande della chiesa, nessuno lo sa meglio di Lutero, ma i fatti mostrano che non è possibile proclamarlo senza, al tempo stesso, «ripristinare la chiesa».

La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente nel sito www.fondazionesancarlo.it, da cui potrà essere scaricata gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.

 

Paola Ferrari, ufficio stampa FSC

ufficiostampa@fondazionesancarlo.it

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Aggiunto il 06/11/2017 10:40 da Paola Ferrari

Argomento: Filosofia delle religioni

Autore: Paola Ferrari