Martedì 2 aprile si concludono alla
Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) le lezioni del ciclo
dedicato al tema Sacro.
L’esperienza simbolica del divino nelle tradizioni religiose ideato dal Centro Studi Religiosi. Alberto Pelissero presenta la conferenza dal titolo Sacrificio e devozione rituale nelle tradizioni dell’India.
Alberto
Pelissero è professore di Filosofie,
religioni e storia dell’India e dell’Asia centrale nell’Università di Torino.
Studioso delle tradizioni dell’India antica, ha approfondito il ruolo della
corporeità nei riti e nelle pratiche relative alla morte e all’immortalità, la
funzione dei sacrifici e degli itinerari di salvezza nella costruzione
dell’identità indiana e il pensiero filosofico e politico dell’India
contemporanea. Socio del Bhandarkar Oriental Research Institute e membro
dell’International Association of Sanskrit Studies, fa parte del comitato
scientifico di «Historia Religionum» e «Humanitas». Tra le sue pubblicazioni: I cakra. Le ruote d’energia nella
tradizione indiana (Torino 2016); La filosofia indiana (Brescia 2016).
I
riti sacrificali vedici si distinguono in solenni e domestici. Il primo tipo
prevede l’intervento di un numero di sacerdoti officianti proporzionale alla
solennità e all’importanza dei fini richiesti; il secondo tipo è più modesto e
viene generalmente compiuto dal capofamiglia senza bisogno dell’intermediazione
di uno o più sacerdoti. Al di là delle molte varianti, il sacrificio che sta
alla base delle pratiche religiose vediche prevede l’immolazione sul fuoco
sacrificale di una vittima animale. L’uccisione avviene per soffocamento della
vittima per evitare spargimento di sangue, suscettibile di contaminare l’area
sacrificale. Si stabiliscono delle formule eufemistiche intese a “estorcere” il
consenso della vittima a essere uccisa, per separare nettamente il sacrificio
dall’uccisione. Per esempio, la vittima va posta al limite tra area consacrata
e non consacrata, per evitare che contamini la prima e risulti estranea al rito
se collocata nella seconda; si invoca dalla vittima l’assenso e si ritiene che
essa, impossibilitata alla parola in quanto animale non parlante, esprima il
proprio consenso a essere immolata per bocca dell’officiante. Il fulcro del
sacrificio può essere individuato nel concetto di trasferibilità. Il
committente, ossia colui che paga l’onorario dei brahmani e fornisce le vittime
sacrificali oltre alle varie sostanze impiegate nel rito, offre se stesso in
sacrificio: la vittima sacrificale è meramente una vittima vicaria.
Senza
la continua pratica del sacrificio il cosmo non si reggerebbe. Una tale
importanza del sacrificio spiega come mai gran parte delle elaborazioni
concettuali dell’hinduismo si fondi proprio sulla interiorizzazione del
sacrificio stesso – spiega Pelissero - dopo
aver rinunciato una volta per sempre al sacrificio come spegnimento di vite
(rinuncia cui forse non va considerata estranea la protesta espressa dal
buddhismo), il sacrificio viene sublimato in sacrificio di Sé, ovvero in
rinuncia ai frutti dell’azione.
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione,
con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta
web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it.
La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio
conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A
richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.
Paola Ferrari, ufficio
stampa
paola@paolaferrari.it www.fondazionesancarlo.it
Aggiunto il 31/03/2019 22:25 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia delle religioni
Autore: Paola Ferrari