FILOSOFIA IN ITALIA

La Riforma contemporanea, tra ecumenismo e dialogo interreligioso

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Martedì 10 aprile, alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) si conclude il ciclo di lezioni dedicato al tema Riforma. I processi di rinnovamento nella storia del cristianesimo, ideato dal Centro Studi Religiosi. Pawel Gajewski presenta la conferenza dal titolo Il futuro della Riforma. Tra ecumenismo e dialogo interreligioso

Pawel Andrzej Gajewski è professore di Teologia delle religioni presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma e di Teologia biblica e sistematica presso la Facoltà Pentecostale di Scienze Religiose di Bellizzi (SA). È pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Perugia e consulente teologico della Comunione di Chiese Protestanti in Europa. Ha dedicato le sue ricerche ai fondamenti biblici e patristici della teologia delle religioni, approfondendo lo studio dell’ecclesiologia secondo una prospettiva ecumenica e interreligiosa. Oltre ad aver curato l’edizione italiana di opere di Giovanni Calvino e Jonathan Edwards, ha pubblicato: La sfida delle nuove spiritualità (Torino 2003); La Riforma in Francia, nei Paesi Bassi, in Scandinavia e in Europa orientale (Bologna 2007); Il protestantesimo contemporaneo. Storia e attualità (et al., Roma 2007); Con o senza le armi. Controversistica religiosa e resistenza armata nell’età moderna (et al., Torino 2008); Cristianesimo: protestanti e anglicani (Bologna 2013).

Il dialogo interreligioso, uno dei nodi fondamentali nel paesaggio teologico alla fine del XX e l'inizio del XXI sec., analizzato proprio dal punto di vista teologico, può essere ricondotto a tre modelli principali: missionario, etico, spirituale. Va da sé che tale schematizzazione non è l’unica possibile. Naturalmente, di fronte a questi modelli di dialogo realizzati con maggiore o minor successo, si creano situazioni (purtroppo sempre più frequenti) in cui il dialogo è sopraffatto dalla prevaricazione e dalla violenza. È evidente che qualunque forma di dialogo interreligioso, anche la più problematica teologicamente, è sempre migliore della mancanza di dialogo e della prevaricazione. Nel modello missionario il dialogo assume come obiettivo principale il dimostrare che il messaggio cristiano contiene la totalità della verità, poi convincere l’altro ad abbracciare in maniera incondizionata la verità cristiana. Questo approccio oggi non è ascrivibile al cattolicesimo romano, ma alle chiese evangeliche conservatrici, la cui presenza è trasversale a tutte le confessioni cristiane.

Visto nella prospettiva del pluralismo religioso e culturale, questo modello viene talvolta valutato come teologicamente limitato per il dialogo interreligioso.

Il più autorevole teorico del modello etico è indubbiamente Hans Küng. In esso la dogmatica è subordinata a un processo dialogico volto al raggiungimento di una serie di obiettivi di carattere sociale subordinati a loro volta a un’etica universalmente condivisibile e (auspicabilmente) condivisa.

Il giudizio teologico è sospeso e il carattere vincolante delle enunciazioni è orientato secondo criteri etici e non teologici. Al di là di queste valutazioni critiche, va detto tuttavia che si tratta di un modello che ha raggiunto oggi un notevole livello di consenso, ufficialmente certificato dal Parlamento mondiale delle religioni.

Nel modello spirituale il dogma diventa di fatto irrilevante. La categoria privilegiata è quella dell’esperienza, sia individuale sia collettiva, e la spiritualità sostituisce la teologia. La dimensione dialogica si colloca non tanto nella contingenza quanto nella trascendenza. A sua volta, questo approccio alle religioni si divide in due correnti. La prima, piuttosto elitaria, è quella esoterica o iniziatica, ma le sue categorie di riferimento non sono comprensibili a persone non iniziate. La seconda corrente, facilmente accessibile ai più, sposta il baricentro del dialogo dalla dottrina alla spiritualità. I testi sacri vengono dunque letti principalmente in chiave simbolica e la molteplicità delle interpretazioni non è solo ammessa, bensì teorizzata. Una particolare manifestazione di questa corrente sono gli incontri interreligiosi di preghiera, tra cui spicca di sicuro quello di Assisi del 1986 con le sue edizioni successive. Fuori di ogni ragionevole dubbio, tutti e tre i modelli appena descritti sono destinati ad avere lunga vita e con ogni probabilità il loro utilizzo porterà frutti tutt’altro che trascurabili.

Il ruolo e il contributo della dogmatica evangelica al dialogo interreligioso costituiscono oggi un campo di lavoro particolarmente fertile – spiega Pawel Andrzej Gajewski  - Ogni dialogo, ecumenico o interreligioso che sia veramente tale richiede l’osservanza di tre brevissime regole. La prima è che le persone dialoganti conoscano perfettamente le proprie posizioni dottrinali. La seconda è che siano in grado di esporle chiaramente al partner del dialogo. La terza è che le parti dialoganti siano pronte a rivedere e a rielaborare le proprie posizioni in base alle cose condivise nel corso del dialogo.

La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30.

La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente nel sito www.fondazionesancarlo.it, da cui potrà essere scaricata gratuitamente.

A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.

Paola Ferrari, ufficio stampa FSC;  paola@paolaferrari.it; www.fondazionesancarlo.it




Aggiunto il 07/04/2018 13:00 da Paola Ferrari

Argomento: Filosofia delle religioni

Autore: Paola Ferrari