FILOSOFIA IN ITALIA

LA DIFFUSIONE GEOGRAFICA DEGLI OMINIDI NELLA PREISTORIA

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Venerdì 4 ottobre proseguono alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) le lezioni del ciclo dedicato al tema Globalizzazioni. Forme e immagini dell’universalismo, ideato dal Centro Culturale. Il secondo incontro, dal titolo Alle origini di Homo e delle grandi diffusioni della preistoria, sarà tenuto da Giorgio Manzi, professore di Paleoantropologia all’Università di Roma «La Sapienza», ateneo presso il quale dirige il Museo Giuseppe Sergi del Dipartimento di Biologia ambientale. Manzi collabora con la rivista «Le Scienze» ed è associate editor dei «Rendiconti Lincei. Scienze fisiche e naturali». Nel corso delle sue ricerche ha indagato l’evoluzione del genere Homo e la biologia scheletrica di popolazioni umane antiche, interessandosi soprattutto al primo popolamento dell’Europa e all’evoluzione dei Neandertal. Si è occupato inoltre della storia dell’antropologia fisica e del pensiero evoluzionistico. Autore di numerosi articoli su riviste internazionali, ha pubblicato di recente: Ultime notizie sull’evoluzione umana (Bologna 2017); Il grande racconto dell’evoluzione umana (Bologna 2018).

Gli specialisti che si occupano di studi preistorici sono giunti alla conclusione che il genere Homo si rese protagonista di un’inedita diffusione geografica, tanto da percorrere nell’arco di un numero di generazioni certamente ragguardevole una traiettoria di oltre diecimila km, compresa fra l’Africa subsahariana e l’isola di Giava, raggiungendo così i lembi più orientali del continente asiatico prima di 1,5 milioni di anni fa. Tali affermazioni si fondano sulle tracce paleontologiche che abbiamo a disposizione da quasi una ventina d’anni, che a loro volta si combinano con le conoscenze da tempo più consolidate. Molti fattori possono aver contribuito a questa prima grande espansione del genere Homo: dall’ambiente in costante trasformazione al clima; dalle abitudini di vita fino alle modalità riproduttive. Vanno inoltre considerate le mutate caratteristiche biologiche e comportamentali di questi ominidi, divenuti fra l’altro grandi camminatori, oltre che in qualche modo capaci di affrontare l’alternarsi stagionale dei climi temperati. Così pure deve essere stato importante il loro successo adattativo, con le possibili conseguenze in termini di espansione demografica. Al contrario, non sembrano essere state determinanti, come invece si pensava in passato, né le potenzialità fornite dalla capacità di produrre manufatti, né quelle di modificare l’ambiente intorno a sé con l’uso del fuoco, con il ricorso alla frequentazione delle caverne o con l’utilizzo di pelli di animali. Nello scenario pluricontinentale in cui il genere Homo si è diffuso e continua a evolvere si inquadra anche il più antico popolamento del continente europeo. Si può addirittura supporre – spiega Manzi – che la comparsa stessa del genere Homo abbia comportato una tendenza alla diffusione geografica e, potremmo dire, una capacità a diffondersi e a adattarsi a nuovi ambienti che i precedenti ominidi non avevano mai sperimentato.

La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.

 

Paola Ferrari, ufficio stampa FSC

paola@paolaferrari.it   -  www.fondazionesancarlo.it




Aggiunto il 30/09/2019 20:33 da Paola Ferrari

Argomento: Filosofia della scienza

Autore: Paola Ferrari