La storia del sacrificio di Isacco è senza dubbio uno degli
episodi più noti di tutta la Bibbia, su cui si sono confrontati e continuano a
confrontarsi non solo gli esegeti del testo sacro, ma anche filosofi e
letterati, proponendo interpretazioni diverse, non di rado contrastanti. André
Wénin analizzerà questo racconto servendosi degli strumenti offerti dalla
narratologia, un metodo di lettura nato alla fine degli anni Settanta del
secolo scorso, che si concentra sugli effetti che i narratori delle storie
bibliche intendono suscitare nei loro lettori attraverso il ricorso a particolari
espedienti retorici, comunicativi e stilistici. Nell’episodio – spiega Wénin – sono
presenti due dimensioni essenziali. La prima, sottolineata nel corso stesso del
racconto, riguarda la relazione con YHWH, l’Origine sempre inafferrabile,
all’opera là dove la vita spezza i lacci della morte. Imperniata fino a quel
momento sul dono di un figlio, primizia di una grande discendenza, questa
relazione sfocia in un faccia a faccia, dopo il compimento dell’alleanza
mediante il contro-dono; è il pegno di un compimento pieno che Abramo non
vedrà, ma di cui riceve la garanzia sotto forma di un giuramento solenne. La
seconda dimensione riguarda la relazione fra gli esseri umani, qui fra padre e
figlio. Rinunciando a essere un padre come il proprio padre e spezzando il
legame che simboleggia il suo attaccamento al figlio unito/unico, Abramo impara
qui un’altra espressione della paternità, quella che consiste nel sottrarre il
figlio a una logica incestuosa che ne fa l’oggetto del genitore, per offrirlo a
YHWH, ossia anche al progetto di vita che quest’ultimo ha per il figlio.
Tocchiamo qui un’altra costante del racconto della Genesi: è una dinamica di separazione, di
spogliazione, di rinuncia al dominio che valorizza l’alterità, a permettere
alla benedizione di circolare fra gli esseri umani. Quando Abramo accetta
questa dinamica – conclude Wénin – non solo
permette a Isacco di trovare uno spazio proprio nel quale percorrere la sua
strada, ma lo apre anche a una benedizione di cui sarà a sua volta portatore.
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione. La partecipazione è libera e a richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni è organizzato dalla Fondazione Collegio San Carlo di Modena, ente accreditato presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ai sensi di quanto previsto dalla Direttiva di accreditamento degli enti di formazione del personale della scuola n. 170/2016, con il contributo di BPER: Banca. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sul sito www.fondazionesancarlo.it, dove sarà accessibile gratuitamente.
Erede di una tradizione secolare nell’ambito della formazione dei giovani, la Scuola Internazionale di Alti Studi “Scienze della cultura” rappresenta un centro di eccellenza e di alta qualificazione didattica e scientifica. La Scuola ha per fine la formazione post-lauream secondo programmi di ricerca interdisciplinari (filosofia, scienze religiose, scienze umane e sociali e studi storici) e prevede due distinti percorsi formativi, ai quali si accede per concorso pubblico internazionale: il corso di perfezionamento triennale, riconosciuto equipollente al dottorato di ricerca, e il corso di specializzazione annuale. L’attività didattica consiste in corsi residenziali con docenti di fama internazionale, seminari, incontri di discussione e convegni per un totale annuo di oltre 250 ore di lezione in lingua italiana, inglese e francese.
Per ulteriori informazioni:
Tel. 059.421240
Aggiunto il 19/03/2018 20:28 da Paola Ferrari
Argomento: Filosofia delle religioni
Autore: Paola Ferrari