La nuova didattica, ipotizzata in quest’opera, dovrebbe tentare l’elaborazione di un metodo che affronti, in ambito scolastico, le problematiche giovanili attuali, con l’obiettivo di formare degli insegnanti che si pongano con un giusto equilibrio nei confronti dei propri allievi. I nostri giovani, anche se non sempre lo sanno, stanno male e non per le solite crisi esistenziali che caratterizzano la giovinezza in sé, ma perché la società ha svuotato completamente di senso, ogni orizzonte, ogni pensiero, ogni prospettiva e aspettative, fiaccando il loro animo ed eliminando la categoria esistenziale più importante: “la speranza”. Le famiglie si allarmano e la scuola non sa più cosa fare. Solo il mercato sembra interessarsi di loro, per indurli alla spensieratezza, al non futuro, all’oblio. Il “divertimento” e il “consumo” sono le due categorie portanti della società giovanile odierna, dove ciò che si “consuma”, ahimè, è la loro stessa vita, che non riesce più a proiettarsi in un futuro promettente.
Il futuro, dunque, diventa minaccia, perché è crollata qualsiasi visione ottimistica della realtà; Dio è davvero morto, afferma Galimberti, “ e i suoi eredi ( scienza, utopia e rivoluzione) hanno mancato la promessa".
E’ chiaro dunque a tutti che se il disagio non è del singolo individuo, l’origine non può essere di natura psicologica ma culturale. E’ per questo motivo che la cultura, e la scuola in particolare, ha il compito di insegnare ai giovani “l’arte del vivere”, come affermavano i greci, che consiste nel riconoscere le proprie capacità e nell’esplicitarle e vederle fiorire secondo misura.
L’educazione che la scuola e tutti i modelli educativi debbono trasmettere è quella della formazione, che consiste nella selezione e coordinazione delle attività native, in modo che i singoli allievi possano utilizzare al meglio il materiale offerto dall’ambiente sociale. La formazione, inoltre, non è soltanto formazione di attività originarie, ma si attua per mezzo di esse: E’ un processo di ricostruzione, di organizzazione.
Come si è già affermato, il disagio giovanile è di tipo culturale, sociale, e non psicologico. I valori che caratterizzano la nostra società contemporanea sono di tipo egocentrico, cioè incentrati sull’”Io” piuttosto che sul “Noi”, questi valori sono il potere, la ricchezza e il progresso.
I valori egocentrici risultano, oggi, dominanti per il fatto stesso che si partecipa di una civiltà in cui progresso e potere sono imperativi di benessere e successo. Diventa difficile, per questo, dissociarsi completamente dai cosiddetti “valori ambientali” o del “Noi”, pena il rischio dell’emarginazione.
Oggi, attraverso i valori dell’”Io”, non si pensa più ad essere, a vivere secondo la propria essenza, si pensa ad avere, in quanto, afferma Fromm, “ una società i cui principi sono l’acquisizione, il profitto e la proprietà, determina il sorgere di un carattere sociale imperniato sull’avere".
La brama di avere consiste nell’indirizzare i propri desideri verso tutto ciò che può essere posseduto, includendo in questo anche i rapporti con le persone. In realtà sono i bisogni artificiali a produrre questa smodata brama, stimolati dalla necessità di produzione e consumi sempre maggiori.
La necessità di consumare sempre di più riduce l’uomo a “homo consumens”, contribuendo a far sparire dall’esistenza le esigenze profonde.
Se questi sono i valori della società di oggi, i nostri giovani, attraverso il sostegno della scuola, della famiglia e di tutte le altre istituzioni educative, compresa l’università, per poter sconfiggere il nulla di senso, devono compiere questo primo passo capace di farli incuriosire e innamorare di sé, della propria vita e delle proprie passioni. Questo deve essere il fine ultimo degli insegnanti: “erotizzare” ciò che si insegna.
Aggiunto il 21/01/2025 18:33 da Roberto De Vivo
Argomento: Filosofia contemporanea
Pagine: 103
Edizione: 2025
Scritto da: Roberto De Vivo
Lingua: Italiana
Costo: 14,56 €
Casa editrice: Amazon Kindle
ISBN: 979-8307046005
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