La deduzione trascendentale nella Critica della ragion pura è un argomento forte, scettico-resistente, e non soltanto l’analisi di un dato (la scienza matematica della natura), come vuole la tradizione interpretativa che viene da Cohen e Cassirer. Ma per giustificare, in senso forte, la pretesa di validità delle nostre conoscenze a priori, cioè dell’elemento di universalità presente in ogni conoscenza empirica, è necessario approfondire il problema stesso della conoscenza rivolgendosi alle condizioni del pensiero. Per capire come è possibile conoscere dobbiamo chiederci come è possibile pensare: è quello che fa la deduzione trascendentale delle categorie, qui esaminata nelle due versioni del 1781 (A) e del 1787 (B). L’ipotesi di questo saggio è che la prima versione è la chiave per intendere la seconda, di cui è come il non-detto: i risultati raggiunti, in A, con il trapasso della deduzione soggettiva in quella oggettiva, sono ormai completamente assorbiti e resi direttamente operativi nella deduzione senz’altro oggettiva di B. Ma per comprendere davvero quest’ultima bisogna leggerle sinotticamente, per seguire il percorso dall’una all’altra.Maurizio Candiotto sta attualmente preparando un dottorato di ricerca in Filosofia teoretica presso l’Università di Pisa. Ha pubblicato numerosi articoli su problemi legati alla fenomenologia e alla filosofia analitica e uno sulla Critica della ragion pratica. Lo studio kantiano qui presentato è la sua tesi di laurea, discussa a Pisa con Vittorio Sainati, interamente riscritta.
Aggiunto il 23/01/2013 21:46 da Admin
Argomento: Filosofia moderna
Pagine: 160
Edizione: Maggio 2010
Scritto da: Maurizio Ernesto Candiotto
Lingua: Italiano
Costo: 12,00 €
Casa editrice: Aracne
ISBN: 978-88-548-3289-3
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