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Ubicazioni spaziali della morale

Una delle frasi più famose della storia della filosofia esprime quanto segue: 
"Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me." (I. Kant, Critica della ragion pratica, Conclusione)
Andando oltre la sua semplicità e disarmante profondità, possiamo analizzare l'ultima parte dell'enunciato, cioè "la legge morale dentro di me". Che cosa intendeva il filosofo di Konigsberg quando parlava di legge morale? E soprattutto, che vuol dire "dentro di me"? Intanto bisogna dire che la legge morale kantiana è una legge a priori, quindi non è derivabile dall'esperienza, essa è insita "dentro" l'essere umano. La legge morale è divisa in due tipi di legge morale: "massime" ed "imperativi", le prime sono dei paletti comportamentali che ogni singolo essere umano si pone, esistono anche gli "imperativi", i quali sono divisi in "categorici" ed "ipotetici". Per Kant un valore importantissimo ha la libertà: essa deriva dalla vera esistenza della legge morale che deve essere il movente dell'agire umano, il quale è finalizzato all'umanità intera. Di alto rilievo sono gli imperativi categorici il quali prevedono l'agire "nel dovere per il dovere", è proprio questo il punto focale della filosofia morale di Kant! Per il filosofo bisogna agire secondo ciò che è giusto indipendentemente dalle conseguenze. L'agire avendo come fine il genere umano garantisce all'uomo un limite entro il quale agire, anche se proprio questo "limite" è, come si diceva sopra, la possibilità di agire in piena libertà perché non esiste un modo più giusto di agire se non agire per l'umanità intera. Tornando all'importanza dell'imperativo categorico abbiamo capito quanto questo concetto sia fondamentale ed a buon merito si può collocare spazialmente dentro l'essere umano, l'ambito dell'agire determina chi è un essere umano ed è chiaro che la legge che governa il suo essere si trovi fisicamente nel luogo dove si trova l'organo che ne determina l'esistenza e la vita in sé.
 "E ora non parlarmi dell'imperativo categorico, amico mio! Questa parola mi fa il solletico all'orecchio e non posso fare a meno di ridere nonostante la tua presenza tanto seria: mi vien fatto di pensare al vecchio Kant che a titolo di punizione per essersi sgraffinato la cosa in sé ridicolissima cosa pure questa!- fu accalappiato dall'imperativo categorico, e con quello in cuore rifece il cammino all'indietro smarrendosi in Dio, anima, libertà, immortalità, come una volpe che, smarritasi, ritorna nella sua gabbia - ed era stata la sua forza e accortezza a forzare questa gabbia!" (F. W, Nietzsche, La Gaia Scienza, aforisma 335)
 Il passo appena citato è la considerazione che il filosofo tedesco Nietzsche ha del collega di Konigsberg  e del suo imperativo categorico. Egli vede del ridicolo nella filosofia morale di Kant: pensa che il suo predecessore avesse avuto delle ottime potenzialità, ma che procedendo nel suo lavoro si smarrì sul sentiero della religione: "ho dovuto dunque eliminare il sapere per far posto alla fede" (I. Kant, Critica della ragion pura, Prefazione alla seconda edizione). Nietzsche nutre il pensiero che la fede, la religione, Dio e dunque la morale siano degli inutili elementi della vita, dei veri imbrogli! Il filosofo procede tracciando la Genealogia della Morale, cercando di capire da dove deriva questo fenomeno architettato per rendere un essere umano dipendente da un altro. La morale viene divisa in "morale dei signori" e "morale degli schiavi". La prima era un sentimento che rispondeva affermativamente alla vita, alla virilità, alla fierezza ed alla salute. La seconda è la morale che esalta la debolezza, la pietà e la compassione che porta gli uomini a creare legami di dipendenza (servo-padrone) e rovesciamenti di ruoli. Sui rovesciamenti di ruoli si può dire che attraverso la morale i deboli cercano di espiare il loro risentimento, esso è un odio che provano i deboli per non essere come i forti, i deboli si sentono inferiori ai forti, ma volendo ottenere lo stesso potere e controllo dei forti adoperano la morale per rendersi forti a loro volta, questo gli permette di ottenere potere attraverso una forte impalcatura di false virtù ed istituzioni ipocrite. Dal punto di vista del filosofo Nietzsche quindi la morale è ubicata sopra l'essere umano, essa è una grande impalcatura che è ben piantata nel terreno umano, "troppo umano", ma che si erge a sormontare l'essere umano sopra la sua malleabile mente. L'uomo, secondo i deboli, è da sottomettere alla morale, la quale si pone sopra la sua testa. 
In conclusione, la morale ha due ubicazioni spaziali, essa non è da considerarsi incorporea e nata dalla mente umana. Essa fa molto più parte del mondo fenomenico di quanto non sembri. La morale si colloca nel tempo, esattamente come ha dimostrato Nietzsche attraverso la sua genealogia. Essa si colloca anche nello spazio, essa può trovarsi in diversi "luoghi" in base a come si pensi essa possa gestire l'agire umano nella vita: secondo la filosofia kantiana essa si trova dentro l'uomo e lo guida nelle sue azioni dettate dal "dovere per il dovere" al fine di servire l'umanità. Secondo la filosofia nietzschiana essa è posta sulla testa di ogni essere umano e gestisce il suo agire come i fili di una marionetta nelle mani dei deboli. La morale non è e non è mai stata al di là del tempo e dello spazio, essa ha una vera identità, un'età ed un punto spaziale dove si colloca e dal quale agisce. 







Aggiunto il 05/09/2018 00:18 da Alessio Aceto

Argomento: Filosofia morale

Autore: Alessio Aceto



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