Se la nozione di filosofia, etimologicamente connessa al viscerale
amore per il sapere apparentemente intrinseco all’animo umano, pone
svariati problemi per quanto concerne la definizione e circoscrizione
del propro ambito di ricerca, la questione si complica ulteriormente nel
momento in cui si sposta l’attenzione sul futurismo. Difatti non si può
individuare, escluso il dadaismo, alcun movimento artistico così
difficilmente incasellabile in analisi sistematiche e in categorie
compendiate.
Filosofia e futurismo, tuttavia, sono accomunati da una medesima e
primaria tensione nei confronti della totalità: la filosofia affronta la
problematica decisiva dell’Ente in quanto Ente e/o dell’Essere in
quanto Essere, il futurismo mira a una vera e propria ridefinizione
della realtà, come si evince dal manifesto “Ricostruzione futurista
dell’universo”, firmato nel 1915 da Balla e Depero.
Parlare di “filosofia futurista” diviene allora una scommessa
ermeneutica ardita e complessa, d’altro canto estremamente fruttifera
nella misura in cui lo studio degli scritti futuristi permette di
ricavare suggestioni e fascinazioni impensabili, adatte a fondare una
linea teoretica sottile in cui Goethe, Nietzsche, Bergson, Feyerabend,
Proudhon, Gramsci, persino Aristotele, assurgono a tasselli di uno
splendido mosaico dai tratti prometeici e faustiani. Questo è l’esito
affascinante ed ampiamente documentato del saggio “Trattato di filosofia
futurista”, composto da Riccardo Campa sulla scorta di una percepibile
passione per un’avanguardia culturale italiana di inaudita
(in)attualità. L’opera di Campa, primo tentativo di ricostruzione
sistematica della filosofia futurista, elabora, a partire dalla
distinzione fra “filosofie dell’essere” e “filosofie del divenire”, una
dotta disamina delle diverse componenti culturali incisive
nell’evoluzione del futurismo.
Il movimento guidato da Marinetti può essere allora considerato
espressione storica di un’esigenza conoscitiva e rivoluzionaria dai
tratti metatemporali, segnata da una Weltanschauung coerente tanto
rispetto ai problemi filosofici più archetipali, dall’organizzazione
politica alla concezione del reale, dalla filosofia della storia
all’estetica, dall’esoterismo ai rapporti etici, tanto in relazione alle
tematiche culturali emergenti nel dibattito pubblico di inizio secolo,
dalla tecnologia agli sviluppi scientifici, antropologici ed
epistemologici, dalla filosofia della prassi al volontarismo ed al
vitalismo.
Ricostruire organicamente l’irta trama della filosofia futurista non è
certamente semplice: le dinamiche conflittuali interne al movimento,
l’eterogeneità dei percorsi dei singoli artisti, la volubilità di molti
intellettuali, l’incontro/scontro fra utopia teoretica e contingenza
storico-politica, nonché il carattere prettamente eclettico, proteiforme
e diveniente di un’avanguardia che alla forma statica e ipostatizzata
ha sempre preferito l’evoluzione metamorfica e polemica, non
semplificano l’indagine. Campa si rivela tuttavia un eccellente storico
delle idee e, mediante una metodologia di impronta genealogica
nietzscheana, svolge una ricognizione preziosa, mostrando in conclusione
come l’atteggiamento antifilosofico futurista debba esser giudicato
espressione provocatoria ed anticonformista in funzione critica rispetto
alla filosofia accademica italiana che in Benedetto Croce vide la sua
massima espressione.
Il “Trattato di filosofia futurista”, oltre ai meriti propriamente
contenutistici e scientifici, risulta inoltre un testo cruciale in virtù
di una carica progettuale dirompente, dinamitarda, per riprendere
un’immagine nietzscheana, in quanto tesa, di fronte alla progressiva
segmentazione del sapere ed allo specialismo settoriale/settario, ad
offrire un’analisi integrale di un fenomeno e a considerarlo a sua volta
come manifestazione di un approccio organico e olistico alla realtà.
Sembra riecheggiare l’ammonimento pronunciato da Heidegger nel celebre, e
inascoltato, “Discorso di rettorato”. Una nuova “sfida alle stelle”,
dunque, per rendere l’uomo moderno nuovamente capace di scrutare il
mondo nella sua vastità.
Fonte: Luuk Magazine
Aggiunto il 02/02/2013 14:50 da Admin
Argomento: Filosofia dell'arte
Autore: Luca Siniscalco
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