Ritengo Bobbio una delle ultime grandi menti
che abbia espresso il panorama filosofico italiano!
Per cogliere l'essenza o il punto debole di un
discorso o in un articolo è necessario avere idee proprie, avere un'opinione su
un certo argomento e una certa "capacità critica"; la capacità cioè
di riflettere sulla notizia, di pensare con il proprio buon senso, di usare
l'intelligenza. Quando si ascolta qualcuno, si legge un articolo, si partecipa
a un dibattito, è necessario ascoltare,
guardare, pensare con un minimo di "criticità", prendere le
affermazioni dei cosiddetti "esperti" con un po' di distacco, con il
"beneficio di inventario". E' assolutamente vero che la religiosità
va distinta dalla religione e che il suo
senso profondo stia nel mistero, nell'invisibile,
che non si lascia analizzare dalla
ragione. Volenti o nolenti, la vita ci
dimostra quotidianamente i limiti propri della natura umana. Solo il superuomo
di Nietzsche può tentare di vivere
escludendo il mistero, tentando di auto trascendersi e di superare da sé il
limite invalicabile dell'essere finito e limitato entro i confini di una vita
mortale. La religione come pratica è l’insieme di tradizioni, di riti, di
racconti, di abitudini e di cerimonie che vengono coltivati da un certo gruppo
di persone e che vengono trasmessi di generazione in generazione, mentre la religione
come visione complessiva della vita è una serie di credenze, un sistema di
regole di comportamento, una concezione di ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato e, in generale, una certa "visione del mondo". La religione
come teologia è la dottrina che spiega il rapporto dell'essere umano con tutto
ciò che sta al di là della realtà materiale, ovvero con la sfera ultraterrena. Il
rapporto individuale che ciascuna persona sviluppa con ciò che è sacro. A volte
le persone si identificano pienamente con una determinata religione, altre
volte interpretano la tradizione a cui appartengono in maniera personale.
Altro discorso è quello della fede, intesa come
il credere ad un dogma che sembra darsi all'uomo come una legge. Se fosse una
verità certa, non avrebbe bisogno di essere creduta, sarebbe semplicemente
reale, davanti agli occhi, visibile. Non ci sarebbe più il mistero. La fede non
è certezza, è correre verso l'abisso bendati; certamente, non intraprenderei
questo percorso, di accettare il dogma religioso rispetto al fronte sublime mondo
della ragione, a ciò che ci manifesta il nostro pensiero, senza lanciarsi verso un Dio creatore che dia senso alla
nostra esistenza. Ma il credente ha il dovere, di non confondere la religione
con la religiosità; laddove la religione è solo forma, il modo in cui ci si
rapporta alla sostanza, a ciò che le è proprio, il mistero stesso. Ogni religione
non si cura della comprensione del
mistero, ma asserisce che è l’unica detentrice della verità e che attraverso la
sua dottrina avrà la ricompensa ultraterrena, ma non ci da risposte alle nostre
domande; intuendo i suoi fini più reconditi. Credere in Dio, in primo luogo, è credere che
Dio sia nella storia personale di ogni uomo, nel senso profondo della fede non
può che essere nel nostro rapporto a Dio. Eppure c'è di più: credere nell'unica
rivelazione, quella di Dio all'uomo, non è un dogma rigido, una proposizione
dottrinale, una forma! E' credere che Dio possa essersi e si sia manifestato
all'uomo e lo testimonia con un messaggio
di speranza e di monito: che fin quando spinge ad essere uomini, responsabili di noi
stessi, artefici del Bene (qualunque esso sia), e nello stesso tempo ci dà la speranza
che questa sia l'essenza del mondo, nonostante le numerose prove contrarie
davanti ai nostri occhi.
Certamente, questo sembra che porti ad evitare
le domande, ad accomodarsi su facili verità piuttosto che a tentare di dare una
risposta, seppur parziale. Ma questo perché, come dice giustamente Bobbio, la
ragione è l'unico lume naturale. Probabilmente, però, la ragione è solo uno
strumento, mentre l'uomo non è soltanto colui che si serve della ragione per
indagare la verità. Non posso evitare di richiamarmi a Pascal: il cuore, che
non è governato né dalla ragione, né dall'esperienza, né dall'uomo naturale non
è solo istinto o pulsione, non è semplice animalità, è l'unico fondamento
possibile alla fede, ma a tale proposito posso ribattere che alcuni ricercatori
asseriscono, che nel cuore ci sia un secondo cervello dell’uomo, sinceramente rimango
al quanto perplesso dai risultati di questa ricerca! La religione è creazione
umana e diffido di tutte le fedi ma l'uomo si può riconoscere pienamente nella
religiosità. Ciò che crea non si
esaurisce sempre nella sua funzione, come l'oggetto di un artigiano, finché
sarà possibile concepire un oltre, in qualsiasi attività umana, allora ci sarà
posto per un’entità soprannaturale. Ma se quest'oltre scomparisse, forse,
l'uomo non sarebbe più schiavo delle credenze e delle superstizioni.
Aggiunto il 26/06/2015 00:16 da Savino Spina
Argomento: Filosofia delle religioni
Autore: Savino Spina
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