Il tema del secondo fascicolo di Nóema prende spunto da una citazione di Bergson che è già stata oggetto di un’iniziale riflessione nella rubrica “Note e commenti” del primo fascicolo della rivista, dedicato al luogo pubblico della filosofia. Autore della citazione è Rocco Ronchi, nel suo ultimo libro Bergson.
Una sintesi, Christian Marinotti, Milano 2011. «Tornano alla mente – egli scrive – le parole con cui Bergson, nel quarto e ultimo capitolo di Matière et mémoire, definiva il compito della filosofia, in quanto scienza della verità: “Bisogna tentare un’ultima impresa. Andare a cercare l’esperienza alla sua fonte, o piuttosto al di sopra di quella svolta (tournant) decisiva in cui, flettendosi nel senso della nostra utilità, diviene propriamente esperienza umana”» (p.119). Dobbiamo fare un esperimento con la verità, aveva detto Nietzsche, ovvero dobbiamo fare della verità un esperimento. Nóema vorrebbe aprire uno spazio di lavoro relativo allo stimolo e alla proposta suggeriti dall’impresa estrema che riguarderebbe il senso di verità della pratica filosofica. Possiamo ancora pensarla come “scienza della verità”? In che senso “scienza” e in quale rapporto con la verità della scienza? Come rispondono a queste domande le correnti fenomenologiche ed ermeneutiche, del neo-pragmatismo e del cosiddetto pensiero post-moderno? Come si rapportano alle molto attuali proposte di un pensiero neo-ontologico, sostenitore di tesi francamente “realistiche”? E come queste tesi avvalorano le loro posizioni in proposito? Che è insomma verità, e verità “oggettiva”, per la filosofia? E perché infine, e in che senso, riservare in filosofia un valore prioritario alla verità? Sono solo alcune domande, atte magari a suggerirne altre e, sul loro filo, a sollecitare risposte, per poi riflettere insieme nello spirito di quella comunità cui, come studiosi di filosofia, apparteniamo: come amici, e in quanto “amici della verità”, si diceva una volta.
Aggiunto il 19/03/2012 23:51 da Admin
Argomento: Filosofia della scienza
Autore: Carlo Sini