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Modernità delle Confessioni di Sant'Agostino

« Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. E l'uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi».

Le Confessioni furono scritte da Agostino d’Ippona tra il 397-398  e si compongono di 13 libri: i primi nove sono fondamentalmente autobiografici, mentre gli ultimi quattro trattano di questioni teologiche di ampio respiro.

Nelle Ritrattazioni Agostino descrive lo scopo e la natura di quest'opera originale: "I tredici libri delle mie Confessioni lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni e verso di lui sollevano la mente e gli affetti degli uomini". Anche da altri testi e dalla testimonianza di Possidio si viene meglio precisando il senso dell'opera: non tanto esclusivo riconoscimento e accusa dei propri peccati, quanto, seguendo l'etimologia della parola latina Confessiones, presentare i due aspetti della confessio laudis e della confessio peccatorum. Nell'opera  questi due motivi sono costantemente presenti e inscindibili.

Nei libri dal I al IX, Agostino narra gli anni della sua vita dall'adolescenza fino alla conversione al Cristianesimo e alla nomina a vescovo di Ippona (carica che assume dal 395). Durante questo periodo, egli conduce una vita depravata e corrotta, fino a quando a 19 anni la lettura dell’Hortensius di Cicerone lo indirizza sulla via della filosofia che lo porta all'adesione al manicheismo. Il suo lavoro lo porta prima a Roma poi a Milano, dove avviene la sua conversione al Cristianesimo e viene battezzato dall'allora vescovo di Milano Sant’Ambrogio. Gli ultimi quattro (libri x, xi, xii e xiii) sono, a mio avviso, libri di filosofia nei quali l’autore  tocca i temi più ardui del pensiero umano, dal mistero della memoria, al mistero del tempo, alla creazione dal nulla, alla bontà divina, il tutto armonizzato dai relativi commenti dei passi della Genesi.

L'intera opera delle Confessioni è stata pensata dall'autore come un lungo colloquio che egli fa verso Dio, ricco di reminiscenze bibliche, nel quale vengono rivelati i tre sensi del titolo:

1. Il primo e il più intuibile, è quello di anima che "confessa" i suoi peccati;

2. Il secondo vuole indicare la condizione dell'anima che "confessa", cioè che razionalmente giustifica, riconosce e loda la grandezza di Dio;

3. Il terzo senso è quello di un'anima che spiega con sincerità le ragioni della propria fede.

Fra i tanti motivi che hanno indotto Agostino a scrivere le Confessioni va considerata anche la sua aspirazione, che vedeva come una necessità in un periodo difficile per il cristianesimo, di controbattere alcune eresie e di risolvere questioni dottrinali circa la fede, che erano state sollevate da alcune persecuzioni in diverse zone del Mediterraneo.

La sua opera, grazie a una importante concentrazione sull' io e la personalità umana, svela una sorprendente modernità: per quanto lo stile dell'interiorità non fosse una novità assoluta nell'ambito delle letterature classiche, è tuttavia assolutamente nuova la forza dell'ispirazione e il fatto che l'autore narri diffusamente  le vicende della propria vita. é la sua vita, la sua esperienza di uomo, il suo rapporto con una verità che cerca in continuazione, il suo incontro con Dio il vero fulcro dell'opera: tanti sono i generi letterari presenti nelle Confessioni ma quello più evidente e universalmente noto è proprio il loro essere "autobiografia".

La dimensione autobiografica principale, quella che garantisce una così forte connotazione di attualità, è certamente quella interiore, quella dell'anima, e quantunque non siano assenti descrizioni di episodi quotidiani mondani, questi sono costantemente rivissuti con l'atteggiamento severo del peccatore pentito.

Classici sono a questo proposito gli episodi spesso citati del furto di pere, dell'adolescenza e dei primi segni della pubertà, dell'attrazione irresistibile per il sesso femminile, del figlio illegittimo avuto da una concubina.

Nulla di tutto ciò ritroviamo nelle opere biografiche o autobiografiche dell'antichità: mai gli autori classici si sono permessi una tale a-storicità e un tale ripiegamento introspettivo.

La fortuna delle Confessioni è stata ed è tutt'oggi straordinaria: se nel De civitate Dei Agostino è più storicamente ispirato e nel De Trinitate è più dottrinalmente e teologicamente profondo, solo nelle Confessioni raggiunge una sintesi di fede, arte e cultura che nei secoli ispirerà artisti e letterati famosi, tra cui basti citare Francesco Petrarca e Botticelli.

Le Confessioni, universalmente considerate uno dei massimi capolavori della letteratura cristiana, furono fin dalla loro prima pubblicazione oggetto di commento e di studio. Celebre è quello di Possidio vescovo di Calama, che fu anche il  primo biografo di Agostino.

 

  Bibliografia:

1 E. Paratore, Storia della letteratura latina, Firenze(1970)

2 Agostino d’Ippona, Le Confessioni, a cura di Giovanni Reale,  Bompiani, 2012   




Aggiunto il 30/01/2015 11:11 da Mariella Chessa

Argomento: Filosofia antica

Autore: Mariella Chessa



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