Locke precursore del personalismo
Di Alessandro Montagna, dottore in Filosofia presso l’Università di Pavia e professore di Filosofia presso Unitre Pavia
L’obiettivo del presente contributo sarà il mostrare la presenza di alcune tematiche tipiche della corrente del personalismo novecentesca nel pensiero filosofico di John Locke (1632-1704). Perciò, si cercherà di individuare nel pensiero dello studioso inglese una prima forma, abbozzata, del personalismo filosofico (che annovera pensatori come Mounier, Ricoeur, Marcel, Lacroix).
Nel pensiero pedagogico e nei suggerimenti nell’ambito dell’educazione esposti dal filosofo John Locke è possibile ravvisare la convergenza di tematiche che il filosofo aveva esposto nella forma dell’analisi gnoseologica da una parte ed etico-politica dall’altra. Nei Pensieri sull’educazione (1693), Locke sostiene l’importanza del passaggio dall’uomo all’uomo morale tramite la pratica educativa spesso intrisa di esercizio (proprio in quanto anti-innatistica). Quest’ultima caratterizzazione può essere posta in equivalenza alla ruolo della “persona”. Per indagare la connotazione precisa di questo termine occorre, però, analizzare l’opera più nota del filosofo in questione, ossia il Saggio sull’intelletto umano (1690) e, più precisamente, il libro II del saggio.
Il termine persona in Locke ha una valenza differente rispetto ad uomo. Per Locke uomo si intende un’unità bio-psichica, ossia come un insieme di organi in relazione sistemica, con l’apparato psichico e con il dono della vita. A suo avviso nell’ambito della terminologia, la persona è altro dall’uomo, dal momento che essa possiede come peculiarità quella di autocomprendesi in qualità di un’individualità che pensa e che può riflettere su se stessa in diversi tempi e in diversi luoghi. La persona è infatti capace di capire di essere sempre la medesima nonostante un certo pensiero o un certo evento che ricorda sia avvenuto nel passato. Anche se appare fortemente legata ad una concezione di autocoscienza e di permanenza della propria identità nel tempo, la dimensione della persona lockiana non è esente da considerazioni successive che possono essere idonee ad essere messe in relazione con la più moderna teoria del personalismo filosofico. Il filosofo inglese, infatti, ritiene che un essere umano considerato ormai nell’accezione di persona acquisisce l’importante concetto di responsabilità, fondamentale per il convivere civile con la società in cui è inserito (e, occorre ricordarlo, Locke poneva particolare enfasi sul valore della socializzazione dell’individuo nella società liberale da lui considerata). Con la parola persona si entra nell’ambito “forense” come precisa Locke: è la persona, infatti, la destinataria dei feedback etico-giuridici conferiti dalla società: ossia quelli relativi a ricompensa e castigo per le leggi, lode e di biasimo per le norme morali. Una persona responsabile è colei che, padrona dei propri atti, sa rendersi conto dei propri comportamenti e delle relative conseguenze.
Occorre comprendere, in ultima istanza l’onere e l’onore della propria responsabilità, senza trascurare il fatto che la priorità e la causa di tutto il personalismo lockiano prende avvio dalla propria coscienza, la quale si configura come il fondamentale risultato dell’azione del pensiero e della memoria, vera e propria datrice del senso di continuità necessario all’essere umano e filo conduttore di tutti i nostri vissuti nel tempo.
Bibliografia
J. Locke, Saggio sull’intelletto umano, Bompiani, Milano 2004
J. W. Jolton, John Locke, Il Mulino, Bologna 1990
G. Reale, D. Antiseri, Storia della filosofia, vol. 10, Bompiani, Milano 2009, pp. 449-452
M. Sina, Introduzione a Locke, Laterza, Roma-Bari 1999
© 2013 Alessandro Montagna
Aggiunto il 10/01/2014 13:44 da Alessandro Montagna
Argomento: Filosofia moderna
Autore: Alessandro Montagna
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