La maturità della persona: tra natura, ragione e spirito
Introduzione
Il tema della maturità occupa un posto centrale nella riflessione filosofica e pedagogica. Essa non coincide semplicemente con un’età della vita, ma rappresenta un processo di crescita che accompagna l’essere umano nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. La maturità è al tempo stesso conquista interiore ed educazione esterna, intreccio tra autonomia e guida. Su questo terreno si sono misurati pensatori di grande rilievo, da Rousseau a Kant, fino a Hegel, offrendo prospettive differenti e tuttora feconde per comprendere la formazione della persona.
È importante sottolineare che la maturità non va intesa come un punto di arrivo definitivo, ma come un cammino progressivo, talvolta lento e tortuoso, in cui si intrecciano educazione e autonomia.
Educazione come punto di partenza
L’educazione costituisce la condizione originaria di questo percorso. Fin dalla nascita, l’essere umano è immerso in un processo educativo che può assumere forme formali, come l’istruzione scolastica, oppure informali, come la trasmissione di valori e regole all’interno della famiglia e della società. Essa fornisce gli strumenti indispensabili per la vita: conoscenze, competenze e valori morali.
Come già sosteneva Aristotele, la natura umana rappresenta un punto di partenza che deve essere sviluppato attraverso l’azione virtuosa. L’essere umano possiede un potenziale di razionalità e socievolezza che va realizzato e perfezionato con la pratica costante delle virtù, consistenti nel trovare il giusto mezzo e nel formare abitudini virtuose, al fine di conseguire la felicità (eudaimonia) e condurre una vita buona (Aristotele A., Etica Nicomachea, Laterza, 2017).
Tuttavia, emerge con chiarezza un limite fondamentale: l’educazione, seppur necessaria, non è sufficiente da sola. Senza un percorso volto a sviluppare autonomia, rischia di ridursi alla semplice trasmissione di saperi e regole, senza promuovere la capacità di pensare criticamente e assumersi responsabilità. La vera maturità si realizza solo quando l’individuo è in grado di orientarsi autonomamente, valutare le situazioni e agire con responsabilità.
Autonomia: processo e orizzonte
Se l’educazione rappresenta il punto di partenza, l’autonomia costituisce l’orizzonte della maturità. Essa non si limita all’acquisizione di conoscenze o competenze, ma si realizza pienamente quando l’individuo è capace di orientarsi da sé, formulare giudizi critici e assumersi la responsabilità delle proprie azioni. L’autonomia, dunque, è un processo continuo, che richiede esercizio costante e consapevolezza.
Oggi, tuttavia, il percorso verso l’autonomia appare complesso. Le nuove generazioni incontrano spesso difficoltà nel riconoscere punti di riferimento stabili e nell’interiorizzare valori condivisi, in un contesto sociale caratterizzato da rapidi cambiamenti culturali e da una trasmissione sempre più fragile delle tradizioni. Questa situazione implica che la conquista dell’autonomia sia più fragile e richieda un’attenzione educativa maggiore.
In questa prospettiva, Massimo Recalcati ha osservato come i figli contemporanei crescano spesso nell’assenza della figura paterna. Non si tratta solo di un’assenza concreta, ma soprattutto simbolica: il padre non rappresenta più l’autorità del desiderio, della legge e della testimonianza, lasciando un vuoto nella trasmissione di un’eredità che non è tanto materiale quanto simbolica e valoriale (Recalcati M., Il complesso di Telemaco, Feltrinelli, 2013).
Rousseau e l’autonomia naturale
Nel 1762 Jean-Jacques Rousseau pubblica il celebre trattato Emilio o dell’educazione, in cui l’educazione è concepita come strumento principale per promuovere la libertà e la crescita naturale dell’individuo. Rousseau sostiene che il bambino possiede una natura originaria che va rispettata e protetta dall’influenza corruttrice della società. L’educatore non deve imporre regole premature né conoscenze astratte, ma accompagnare lo sviluppo del bambino rispettando i suoi ritmi e le sue inclinazioni naturali (Rousseau J.-J., Emilio o dell’educazione, Rizzoli, 2018).
Per Rousseau, la maturità non è un semplice risultato dell’insegnamento esterno, ma una fioritura interna che si realizza quando l’individuo acquisisce consapevolezza di sé e capacità di giudizio. L’autonomia viene concepita come uno sviluppo graduale della persona, possibile grazie a un’educazione che sappia equilibrare guida e rispetto della spontaneità (Gatti R., Rousseau e l’educazione naturale, Carocci, 2020).
Questa concezione sottolinea l’importanza della protezione e del sostegno discreto: libertà e responsabilità non possono essere imposte, ma vanno coltivate attraverso un’educazione sensibile ai bisogni individuali e alla crescita interiore. Va tuttavia osservato che Rousseau, nella vita privata, non sempre incarnò gli ideali pedagogici da lui esposti. In particolare, affidò i propri figli all’orfanotrofio, una scelta che ha suscitato critiche e interpretazioni divergenti (Gatti R., Emilio o dell’educazione. Ediz. integrale, Scholè, 2020).
Kant e l’autonomia razionale
Per Immanuel Kant, la maturità consiste nella capacità dell’individuo di usare la propria ragione senza la guida altrui. Questa riflessione si colloca nel contesto del pensiero illuministico, in cui la ragione occupa un ruolo centrale. Nel celebre saggio Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo? (1784), Kant definisce l’illuminismo come «l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso», sottolineando l’importanza dell’autonomia intellettuale e morale (Kant I., Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?, Laterza, 2019).
A differenza di Rousseau, Kant concepisce l’autonomia come capacità di autodeterminazione razionale. L’individuo diventa maturo quando è in grado di pensare e agire secondo principi universali, assumendosi responsabilità morali e civili. L’educazione ha il compito di sviluppare la ragione e le facoltà critiche, preparando l’individuo a diventare un cittadino consapevole e responsabile (Kant I., Didattica, Laterza, 2018).
Mentre Rousseau privilegia la tutela della natura originaria e il rispetto dei tempi spontanei, Kant insiste sulla disciplina della ragione come via per raggiungere la vera libertà morale. In entrambi i casi, la maturità non è un traguardo immediato, ma un percorso progressivo che intreccia educazione e autonomia.
Hegel e la maturità come realizzazione dello Spirito
Nel pensiero di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, la maturità non è semplicemente un processo individuale, ma rappresenta il compimento dello Spirito nella sua dimensione storica e sociale. L’educazione (Bildung) è vista come il mezzo attraverso cui l’individuo si eleva dalla soggettività immediata alla consapevolezza universale, integrandosi nella comunità etica (Sittlichkeit).
A differenza di Rousseau e Kant, Hegel concepisce la maturità come il risultato di un processo dialettico, in cui il conflitto tra individuo e società viene superato nella sintesi dell’eticità. L’educazione non è solo formazione dell’individuo, ma anche interiorizzazione delle norme e dei valori della comunità, in un movimento che conduce alla libertà concreta, intesa come riconoscimento reciproco.
Nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel mostra come la coscienza si sviluppi attraverso tappe successive, fino a giungere alla consapevolezza di sé come Spirito universale. La maturità, dunque, non è solo autonomia, ma anche riconoscimento dell’altro e partecipazione attiva alla vita etica e politica della comunità (Hegel G.W.F., Fenomenologia dello Spirito, Laterza, 2013).
La persona come centro del processo educativo
Il concetto di persona rappresenta un nodo fondamentale nella riflessione filosofica sull’educazione. In ambito classico e moderno, la persona è intesa non solo come individuo biologico, ma come soggetto dotato di razionalità, libertà e dignità morale. Già nella tradizione cristiana e tomista, la persona è definita come substantia individua naturae rationalis, ovvero come essere capace di autodeterminazione e relazione.
In epoca moderna, con pensatori come Rousseau, Kant e Hegel, la persona diventa il centro del progetto educativo: non un oggetto da plasmare, ma un soggetto da accompagnare verso la piena realizzazione di sé. La maturità coincide con la capacità della persona di orientarsi autonomamente nel mondo, secondo principi etici e razionali, ma anche di riconoscersi come parte di una comunità storica e morale.
Il confronto tra i filosofi Jean-Jacques Rousseau, Immanuel Kant e Georg Wilhelm Friedrich Hegel evidenzia tre approcci distinti al concetto di maturità: la valorizzazione della natura originaria in Rousseau, la disciplina della ragione autonoma in Kant e la sintesi dialettica nello Spirito universale in Hegel. Ciascuno di questi percorsi, pur nella loro parzialità, mette in luce dimensioni imprescindibili del divenire umano: spontaneità, responsabilità e appartenenza comunitaria.
Tuttavia, l’esperienza contemporanea mostra come la maturità non possa essere ridotta a un semplice equilibrio interiore o a una conquista esclusivamente razionale. Essa va invece intesa come un cammino integrale della persona. In questa direzione, il pensiero personalista del XX secolo offre un contributo decisivo. Emmanuel Mounier, ad esempio, afferma che la persona «non si realizza che donandosi», indicando che la vera maturità non si esaurisce nell’autonomia individuale, ma si compie nell’apertura relazionale e nella responsabilità verso l’altro (Mounier E., Il personalismo, AVE, 1999).
Analogamente, Karol Wojtyła sottolinea che l’autonomia trova il suo compimento nell’autodeterminazione etica, ovvero nella scelta del bene e nella capacità di orientare la libertà secondo la verità della persona (Wojtyła K., Persona e atto, Bompiani, 2001).
Alla luce di queste prospettive, la maturità non appare come un traguardo statico, ma come un processo dinamico che intreccia educazione, libertà e responsabilità. Essa implica la capacità di custodire la propria interiorità senza chiudersi in essa, di coltivare la ragione senza ridurla a mero calcolo, e di appartenere a una comunità senza annullare l’individualità.
In una società segnata dalla fragilità dei legami e dall’incertezza dei valori, la sfida educativa non consiste soltanto nel trasmettere saperi o regole, ma nell’accompagnare la crescita della persona in tutte le sue dimensioni: naturale, razionale e spirituale. La maturità, allora, si manifesta non tanto come possesso, ma come vocazione: una chiamata a diventare sé stessi nel dono, nella responsabilità e nell’apertura a un orizzonte trascendente che conferisce senso all’intero cammino.
Bibliografia
Aristotele, Etica Nicomachea, Laterza, 2017.
Gatti R., Emilio o dell’educazione. Ediz. integrale, Scholè, 2020.
Gatti R., Rousseau e l’educazione naturale, Carocci, 2020.
Hegel G.W.F., Fenomenologia dello Spirito, Laterza, 2013.
Kant I., Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?, Laterza, 2019.
Kant I., Didattica, Laterza, 2018.
Mounier E., Il personalismo, AVE, 1999.
Recalcati M., Il complesso di Telemaco, Feltrinelli, 2013.
Rousseau J.-J., Emilio o dell’educazione, Rizzoli, 2018.
Wojtyła K., Persona e atto, Bompiani, 2001.
Aggiunto il 16/09/2025 20:19 da Agatino Calvio
Argomento: Filosofia contemporanea
Autore: Agatino Calvio
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