La mia unica certezza è il dubbio; metto in dubbio persino la morte e di conseguenza l'esistenza! Il picco più alto della consapevolezza, lo si raggiunge con la comprensione del dubbio! Anicca (impermanenza), dukkha (sofferenza) e anatta (inconsistenza dell'io) sono le tre caratteristiche comuni ad ogni esistenza cosciente (buddismo). Colui che percepisce l'impermanenza si manifesta chiaramente la percezione della inconsistenza e mancanza di un io. E in chi percepisce
questa inconsistenza, l'egoismo viene distrutto. E, come risultato, ottiene la liberazione persino in questa stessa vita. La comprensione di anicca conduce automaticamente alla comprensione di anatta e dukkha, chiunque realizzi questi fatti si trova naturalmente sul cammino che conduce fuori dalla sofferenza. L'occhio, o meditatori, è impermanente. E ciò che è impermanente è insoddisfacente. Ciò che è insoddisfacente è senza sostanza. E ciò che è senza sostanza non è "mio", non è "io", non è "me stesso". Ecco come osservare l'occhio con saggezza, come è realmente. Vedendo ciò, o meditatori, il meditatore bene istruito ne ha abbastanza dell'occhio, dell'orecchio, del naso, della lingua, del corpo, e della mente. Essendo ormai sazio non prova più la passione per essi. Essendo senza passione per questi sensi, si sente libero. In questa libertà nasce la comprensione di essere liberato. In questo passaggio è netta la distinzione tra il conoscere per sentito dire e la personale comprensione dovuta all'esperienza diretta. Si possono ascoltare numerosi discorsi e accettarli per fede o anche intellettualmente. Comunque questa accettazione è insufficiente per liberarci dal ciclo della sofferenza. Per ottenere la liberazione ognuno deve vedere
e sperimentare la verità da solo, all'interno di se stesso. I concetti dell'impermanenza, della sofferenza e dell'inconsistenza dell'io sono la spiegazione e il passaggio dai discorsi sulla verità, alla diretta esperienza della verità.
Il mondo è sempre stato pieno, ha sempre straboccato di falsi profeti, di ipocriti e di farisei. Gente specializzata a creare miti e a cambiare le carte in tavola. L’uomo ha l’obbligo morale di fare sistematico uso della materia grigia; ragionare e stare nei binari della scienza e della logica. Vogliamo sì o no sfruttare la materia grigia di cui siamo forniti? E allora facciamolo, ma a 360 gradi. Non ci devono essere zone scure e zone proibite. Non ci devono essere intoccabili tabù. La fragilità teoretica della suddivisione tra materialismo e spiritualismo. Ed è tutta lì l’inconsistenza e la fragilità dello spiritualismo, quando pretende di dissociarsi dalla materia e dal cosiddetto materialismo. La stessa suddivisione tra materialismo e spiritualismo andrebbe ripensata e ridiscussa. Se l’uomo non impara a conoscersi e ad apprezzarsi anche nei suoi aspetti più umili, semplici e banali, non può pretendere di evolversi e di maturare. Se l’uomo non la smette di crogiolarsi nella superbia e nella presunzione dello spirito e dell’anima, non potrà mai librarsi leggero nell'aria come desidera. Se l’uomo non impara ad amare e rispettare le cose che oggi reputa schizzinosamente sporche e ripugnanti (e che nella realtà non sono tali), non potrà mai dire di non discriminare se stesso.
La macchina umana come indispensabile apparato di supporto alla parte eterica e spirituale, è quell'apparato che serve ad alimentare, sostenere e sviluppare la controparte eterea e spirituale chiamata anima. Senza la macchina umana, la spiritualità non esiste nemmeno ed è basilare, importante e sacra ne più ne meno quanto la sua dotazione impalpabile ed invisibile che la accompagna fedelmente. Studiarne i risvolti più intimi, comprenderne e sperimentarne i percorsi, è altrettanto basilare, onorevole, moralmente apprezzabile, quanto farlo coi percorsi dello spirito.
Aggiunto il 13/05/2015 15:49 da Savino Spina
Argomento: Filosofia delle religioni
Autore: Vipassana Research Institute
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