Introduzione
Il mito di Er, narrato da Platone nel decimo libro della Repubblica, è una delle narrazioni più evocative e dense di significato della filosofia occidentale. La storia di Er, guerriero pamfilio che, dopo essere morto in battaglia, torna in vita per raccontare il destino delle anime nell’aldilà, non è semplicemente un racconto escatologico, ma un dispositivo speculativo che invita a interrogarsi sulla natura della giustizia, della libertà e della responsabilità umana. In un’epoca come la nostra, segnata da crisi etiche, frammentazione culturale e un senso di smarrimento esistenziale, il mito di Er offre una prospettiva unica per riflettere sul significato delle nostre scelte e sul nostro posto nel cosmo. Come scrive Hans-Georg Gadamer, “Il mito non è una favola, ma un modo di pensare l’essere che si sottrae alla razionalità pura” (Gadamer, 1994).
Il contesto platonico e la struttura narrativa del mito
Per cogliere pienamente il significato del mito di Er, è necessario collocarlo nel contesto della Repubblica, un dialogo in cui Platone affronta temi fondamentali come la giustizia, l’organizzazione della città ideale e la natura dell’anima. Il mito, posto alla conclusione dell’opera, non è un semplice epilogo narrativo, ma un culmine speculativo che sintetizza e amplia le riflessioni precedenti. Er, dopo essere morto, osserva un sistema cosmico in cui le anime vengono giudicate: alcune ricevono ricompense per le loro virtù, altre subiscono punizioni per le loro colpe. Il momento centrale del racconto è la scelta delle anime, che, davanti al fuso della Necessità governato dalle Moire, decidono la loro prossima vita. Questa scelta rappresenta il cuore filosofico del mito, poiché pone l’accento sulla libertà e sulla responsabilità individuale. Come sottolinea Jean-Pierre Vernant, “Il mito platonico non è un racconto mitologico tradizionale, ma un’immagine che struttura il pensiero, rendendo visibile l’invisibile” (Vernant, 2006). La struttura del mito, con la sua alternanza tra narrazione cosmologica e riflessione morale, invita a considerare la tensione tra destino e libero arbitrio. Siamo davvero padroni delle nostre scelte, o siamo vincolati da un ordine cosmico? Questa domanda, che Platone lascia volutamente aperta, è particolarmente pertinente in un mondo contemporaneo in cui l’individuo si confronta con forze globali – tecnologiche, economiche, sociali – che sembrano limitare la sua agency. Il mito di Er, in questo senso, non è un racconto del passato, ma una provocazione per il presente, che ci spinge a interrogarci sul significato delle nostre azioni e sul loro impatto nel tempo.
Un’Interpretazione esistenzialista del mito
Una lettura esistenzialista del mito di Er, ispirata a pensatori come Søren Kierkegaard, permette di evidenziare la sua rilevanza per la condizione umana contemporanea. Nel mito, le anime scelgono la loro futura esistenza basandosi sulle loro esperienze passate e sulla loro comprensione della virtù. Alcune, accecate da desideri immediati di potere o piacere, optano per vite che le condurranno alla rovina; altre, più sagge, scelgono esistenze modeste ma moralmente ricche. Questo processo di scelta può essere interpretato come un’allegoria dell’esistenza umana, in cui ogni decisione definisce chi siamo e chi diventeremo. Kierkegaard, nel suo Timore e tremore, scrive: “L’individuo è chiamato a scegliere sé stesso, e in questa scelta si gioca la sua libertà e il suo destino” (Kierkegaard, 2009). Nel contesto del mito di Er, la scelta delle anime non è un atto isolato, ma un momento di responsabilità esistenziale, in cui l’individuo si confronta con la propria finitezza e con la possibilità di trascenderla attraverso la virtù. Nel nostro tempo, dominato da una cultura dell’immediatezza e del consumo, il mito di Er ci sfida a ripensare il concetto di libertà. La libertà autentica, come suggerisce Kierkegaard, non consiste nel soddisfare ogni desiderio, ma nel scegliere con consapevolezza, accettando le conseguenze delle proprie azioni. In un mondo in cui le scelte sembrano spesso predeterminate da algoritmi, pressioni sociali o strutture economiche, il mito di Er ci ricorda che la vera libertà risiede nella capacità di riflettere e di agire in conformità a un ideale più alto, anche quando ciò richiede sacrificio o rinuncia.
Il mito di Er e le sfide della società contemporanea
La forza del mito di Er risiede nella sua capacità di parlare a epoche diverse, offrendo spunti per affrontare le sfide del presente. In un mondo globalizzato, in cui l’individuo si sente spesso sopraffatto da sistemi complessi e impersonali, il mito ci invita a riscoprire il valore della responsabilità individuale. Come osserva Hannah Arendt, “La libertà non è un dato, ma un compito: è l’azione che dà senso all’esistenza” (Arendt, 1996). Nel mito, le anime non sono semplicemente giudicate per le loro azioni passate, ma sono chiamate a scegliere il loro futuro, assumendosi la responsabilità delle loro decisioni. Questa enfasi sulla scelta responsabile è particolarmente rilevante in un’epoca segnata da crisi globali, come il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali e l’erosione dei valori comuni. Ad esempio, la crisi ambientale può essere letta come il risultato di scelte collettive che hanno privilegiato il profitto immediato rispetto alla sostenibilità a lungo termine. Il mito di Er, con la sua visione di un cosmo ordinato in cui ogni azione ha conseguenze, ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo: ogni scelta, per quanto piccola, contribuisce a tessere il destino dell’umanità e del pianeta. Inoltre, il mito ci spinge a considerare il rapporto tra individuo e collettività. Come suggerisce Emmanuel Levinas, “L’etica nasce dall’incontro con l’altro, dalla responsabilità che ci lega agli altri esseri” (Levinas, 1989). Vivere il mito di Er oggi significa riconoscere che le nostre scelte non riguardano solo noi stessi, ma si inseriscono in una rete di relazioni che include l’umanità, la natura e il cosmo stesso.
La dimensione trascendente del mito
Un altro aspetto fondamentale del mito di Er è la sua visione trascendente, che si manifesta nella descrizione del cosmo come un ordine armonioso governato dalla Necessità e dalle Moire. Per Platone, l’universo non è un caos, ma un sistema in cui ogni elemento ha un posto e un significato. Questa prospettiva, che richiama la nozione di "logos" come ordine razionale del cosmo, è stata ripresa da Martin Heidegger, che scrive: “L’essere non è un oggetto, ma ciò che si manifesta nell’apertura del mondo” (Heidegger, 1998). Nel mito di Er, il cosmo è un luogo di armonia, ma anche di responsabilità: le anime sono libere di scegliere, ma le loro scelte si inseriscono in un ordine più grande. In un’epoca segnata dalla secolarizzazione e dal materialismo, questa visione trascendente può sembrare lontana, ma offre una chiave per riscoprire il senso del sacro nella nostra vita. Il mito di Er ci invita a guardare oltre l’immanenza dell’esistenza quotidiana, riconoscendo che le nostre azioni hanno un significato che trascende il qui e ora. Vivere il mito di Er oggi significa coltivare una sensibilità per il trascendente, non necessariamente attraverso la religione, ma attraverso una riflessione profonda sul nostro rapporto con il mondo e con l’eterno. Questo approccio ci permette di superare il senso di alienazione tipico della modernità, ritrovando un legame con l’ordine cosmico che Platone descrive con tanta potenza immaginativa.
Conclusione
Il mito di Er si rivela una fonte inesauribile di riflessione per il nostro tempo. Con la sua enfasi sulla libertà, sulla responsabilità e sull’ordine cosmico, il mito ci invita a ripensare il nostro modo di vivere in un mondo complesso e frammentato. Come scrive Arendt, “L'azione è ciò che rende l’uomo un essere politico, capace di creare il mondo” (Arendt, 1996). Il mito di Er ci ricorda che ogni scelta è un atto creativo, che plasma non solo il nostro destino, ma anche quello della comunità e del cosmo. In un’epoca in cui l’individuo rischia di perdersi in un mare di opzioni superficiali, il mito ci offre una bussola per orientare la nostra libertà verso la virtù e l’armonia. In questo senso, il mito non è solo un’eredità filosofica, ma una guida per costruire un futuro più giusto e significativo.
Bibliografia
- Platone (2008) La Repubblica, Traduzione di F. Sartori. Roma: Laterza.
- Gadamer, H.-G. (1994) Verità e metodo, Milano: Bompiani.
- Vernant, J.-P. (2006) Mito e pensiero presso i Greci, Torino: Einaudi.
- Kierkegaard, S. (2009) Timore e tremore, Traduzione di K. Montanari. Milano: Feltrinelli.
- Arendt, H. (1996) Vita activa. La condizione umana, Milano: Bompiani.
- Levinas, E. (1989) Totalità e infinito, Milano: Jaca Book.
- Heidegger, M. (1998) Essere e tempo, Traduzione di P. Chiodi. Milano: Longanesi.
Aggiunto il 26/08/2025 15:10 da Maria Pia Beatrice Vinciguerra
Argomento: Filosofia antica
Autore: Maria Pia Beatrice Vinciguerra
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