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Finestra sul mondo

L'uomo e la macchina stravolgono il rapporto uomo-natura. L'unico modo possibile per l'abitante della società complessa di porsi nei confronti della realtà è forse quello di agire come soggetto passivo, anziché attivo, cioè di chi tace e se formula domande non esige risposte? E' vero che l'archeologia costituisce il primo impatto con la storia degli uomini, ma è anche vero che il lavoro, la parità uomo-donna, il disagio giovanile, l'ecologia, sono temi di grande attualità che aiutano a capire i tempi di oggi, i comportamenti delle persone di tutte le età. Nella società contemporanea è difficile trovare valori ed identità culturale. Per aprirsi agli altri ed affrontare il mondo circostante occorrerebbe prima "conoscere se stessi". A questo punto sarebbe auspicabile interrogarsi sulla pace, la giustizia, l'uguaglianza, la libertà di ciascuno, l'amore. Al mondo non compaiono motivi ideali, etici o progettuali tali da consentire a chiunque, donna, bambino, giovane adolescente, adulto, anziano, di crescere e realizzarsi compiutamente. Si verifica invece l'abbandono da qualsiasi paradigma di lealtà, coerenza, stabilità. Anche se il tempo in cui viviamo è contrassegnato da importanti mutamenti industriali e di tecnologie, dal caos della civiltà consumistica, dalla corsa sfrenata per difendere il posto migliore, bisogna necessariamente dare risposte. La storia si distingue in fasi più o meno positive: l'età primitiva, l'età antica, il medio-evo, l'età moderna per arrivare fino ai nostri giorni. Nelle varie epoche l'uomo si adatta all'ambiente naturale in forza delle risorse di cui dispone. La mente umana ottiene successi in campo scientifico, il corpo e l'intelletto si evolvono, le invenzioni della tecnica portano nei secoli al progresso e al benessere. Con il lavoro l'uomo, con lo scopo di produrre, interagisce con la natura, cambiandola restandone modificato. Dal momento che il rapporto con la natura passa al rapporto con una macchina in continuo perfezionamento, il lavoro invece di tendere spontaneamente alla felicità mostra il suo aspetto disumano causa di frustrazione ed alienazione. Dalla finestra che si affaccia sul mondo nasce così la curiosità e l'impegno di saperne di più su chi siamo, del modo in cui viviamo, quale compito abbiamo, quale ruolo rivestiamo ed in quale ambito della società. La ricerca del dover essere, non solo dell'essere rivelano cosa fare per l'avvenire. Antichi popoli suggeriscono qualcosa di buono, utile e bello in quanto dimostrano quanto amore e rispetto per l'ambiente, coniugati a meraviglia e stupore per chi lo generò, loro avessero. In analogia, le nuove generazioni, le parti interessate, gli enti preposti dovrebbero muoversi, nel contempo attingere alla creazione delle opere, per poter proporre a tutti un valido modello funzionante di vita.


Aggiunto il 04/04/2016 22:40 da Arnaldo Santori

Argomento: Antropologia filosofica

Autore: Arnaldo Santori



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