IntroduzioneMosè Maimonide fu un filosofo ebreo nato a Cordova nel 1138 e morto al Cairo
nel 1204. Visse per lo più in un ambiente arabo, in quanto da giovane si trasferì prima
in Marocco, poi in Palestina e infine in Egitto dove stanziò per tutta la vita.
La sua opera filosofica principale è “La guida dei perplessi” dove traccia una
linea guida dei testi sacri ebraici come la Torah, il Talmud e la Mishnah. Tuttavia, si
nota subito la sua nota filosofica data dai continui riferimenti ad Aristotele, Al Farabi,
Ibn Sina, Averroè, Alessandro d’Afrodisia, ecc. L’ambiente in cui ha vissuto è stato
molto utile all’autore che ha potuto conoscere l’aristotelismo arabo-islamico. Vi è da
dire che la convinzione di questi arabi era assai deviata: tutti credevano di essere
assolutamente aristotelici, ma avevano una influenza assai maggiore del
Neoplatonismo.
Questa tesina tratta, in particolar modo, dell’emanazionismo di Maimonide, alla
luce dei filosofi islamici: Ibn Sina e Al Farabi.
Contrariamente a quanto si possa pensare, nonostante le differenti religioni, la
filosofia, e ancor più la mistica, hanno tantissimi punti in comune. Dalla concezione
emanazionista dei filosofi, si passa al rapporto tra Dio e Uomo, per concludersi in
un’unione mistica tra umano e divino: la devekut per Maimonide, al al Fanaʽ per Ibn
Sina e Al Farabi.
Capitolo I: Dottrina dell’emanazione in Al Farabi e Mosè Maimonide La dottrina dell’emanazione di Mosè Maimonide ha una struttura simile a
quella di Al Farabi e di Ibn Sina. L’emanazionismo è stata una dottrina sviluppata, già
da Plotino, per dedurre la nascita del mondo dall’Essere Primo. Plotino sosteneva
l’emanazione dall’Uno che per sovrabbondanza generava l’Intelletto e da questo si
generava l’anima. La poca emanazione che rimaneva ha generato la parte corruttibile e
materiale: il mondo.
Sul calco di questa dottrina plotiniana e sulla base di concetti aristotelici come i
cieli, le sfere e i loro movimenti, prima Al Farabi, poi Ibn Sina e infine Mosè
Maimonide, hanno sviluppato la loro teoria.
La struttura della dottrina dell’emanazione L’Uno di Plotino, l’Essere Primo di Al Farabi (1) e Ibn Sina (2) , YHVH (ossia,
Adonai) per Maimonide, Dio per le religioni abramitiche, hanno in comune il loro
essere principio del tutto.
La dottrina dell’emanazione ha una peculiare struttura, identica sia nei pensatori
islamici, sia in quelli ebrei.
Dio, a causa della Sua sovrabbondanza di Essere, emana singolarmente un Primo Intelletto separato, che a sua volta, attraverso la contemplazione di Dio emana il
secondo Intelletto separato e, attraverso l’auto-contemplazione emana il primo cielo,
ossia la sfera che avvolge l’universo. Allo stesso modo, il secondo Intelletto separato,
per contemplazione per Primo Intelletto emana il terzo Intelletto separato e per autocontemplazione
emana il cielo delle stelle fisse. Questo procedimento continua fino
alla decima Intelligenza separata che è l’Intelletto Agente a cui corrisponde il cielo
della Luna.
Gli intelletti emanati sono dieci in totale, mentre i cieli sono nove, in quanto
Dio non può generare una pluralità di cose. I nove cieli sono rispettivamente: la sfera
che avvolge l’universo, il cielo delle stelle fisse, il cielo di Saturno, il cielo di Giove, il
cielo di Marte, il cielo del Sole, il cielo di Venere, il cielo di Mercurio, il cielo della
Luna.
Il processo dell’emanazione non finisce tuttavia con l’intelletto agente e il cielo
della luna, ma, con la poca sovrabbondanza rimasta viene generato il mondo della
generazione e corruzione, della materia, ossia la Terra.
Le sfere e i movimenti Come in Aristotele e Al Farabi, così in Maimonide, troviamo un’ulteriore
specificazione.
Ogni cielo emanato non è a se stante, ma è un componente di una delle quattro
sfere esistenti. Il cielo che avvolge l’universo non può essere parte di una sfera in
quanto è molto esteso, ma è come un recipiente atto a contenerle tutte. La prima sfera
contiene l’ampio cielo delle stelle fisse, la seconda comprende i cinque pianeti
(Saturno, Giove, Marte, Venere, Mercurio), la terza ingloba il cielo del Sole e l’ultima
è quella che è composta dal cielo della Luna (3) . La Terra, il mondo della generazione e
della corruzione, è distaccato sia dalle sfere che dagli altri cieli, in quanto è un mondo
di natura completamente diversa: alle sfere corrisponde l’immaterialità e non la
materialità.
I nove cieli nelle quattro sfere non sono elementi immobili, fissi, ma sono dotati
di movimento. Quest’ultimo non è un qualcosa di necessario o di casuale, ma è un
vero e proprio movimento permesso all’anima che possiede ogni cielo. Tuttavia,
l’anima (intesa come principio di movimento) in sé non riuscirebbe a dettare un
movimento armonico ai cieli. Interviene, allora, l’Intelletto separato corrispondente al
cielo da muovere, che attraverso delle concezioni ( o regole) regola il movimento. A
sua volta, non può esistere un movimento se l’Intelletto poggia le sue concezioni sul
nulla, ma deve avere una causa e un punto di riferimento per il suo movimento: è il
desiderio di Dio.
Dunque, l’armonia del movimento del cosmo è dovuta all’Intelletto separato
che desidera Dio.
Le potenze ed elementi “ Quattro sono le sfere, quattro sono gli elementi mossi da esse, e quattro sono le
potenze che derivano dalle sfere e che agiscono nell’esistenza in generale.” (4) Dal movimento dei cieli e, dunque delle corrispettive sfere, muovono quattro
elementi costitutivi e vivificatori del mondo, ossia il la terra, l’aria, il fuoco e l’acqua.
Da ogni sfera deriva il movimento dell’elemento da lei governato. Dalla sfera del cielo
delle stelle fisse si muove la terra, elemento fondante dell’esserci stesso del mondo
generabile e corruttibile. Dalla sfera dei cinque pianeti si muove l’aria, indispensabile
per la vita terrestre. Dalla sfera del Sole si muove il fuoco, il principio di
riscaldamento che garantisce una temperatura non polare, dunque, atta a ospitare vita.
Infine, dalla sfera della Luna si muove il principio fondamentale della vita, ossia
l’acqua.
Attraverso questo movimento degli elementi, tuttavia non si genera e non si
corrompe nulla, ma vi è bisogno di un’intercessione di un qualcosa che possa agire su
questi elementi trasferendoli sulla Terra: sono le quattro potenze.
Da ognuna di queste sfere si forma una potenza, unica in grado di raggiungere il mondo sub-lunare. Essendo quattro le sfere, sono quattro anche le potenze che
agiscono sugli elementi permettendo così la generazione della Terra.
Le quattro potenze sono: 1. Potenza di mescolanza e composizione;2. Potenza di formazione dell’anima vegetativa; 3. Potenza di formazione dell’anima animale; 4. Potenza di formare la facoltà razionale.
Queste potenze non agiscono solo sull'elemento della sfera dalle quali sono
nate, ma agiscono attraverso un collegamento che unisce le quattro sfere e dunque i
quattro elementi, potendo così plasmare il mondo.
Le sfere possono raggiungere questo mondo attraverso l’alternarsi della luce e
della tenebra (5) intorno alla Terra.
La prima potenza, attraverso il collegamento che ha tra le sfere e gli elementi
corrispondenti, mescola tra di loro gli elementi e compone la materia, i corpi. La
seconda potenza interagisce sul mondo vegetale, donando l’anima ai vegetali in modo
tale che essi crescano e si sviluppino. La terza potenza compone l’anima animale,
ossia da vita, capacità di movimento agli animali. Infine, la quarta potenza genera la
facoltà superiore, ossia l’anima razionale che è presente solo nel genere umano, e
questa viene dosata in base alla sua predisposizione di riceverla (6) .
L’emanazione dell’intelletto agente attraverso le potenze scaturite dalle quattro sfere hanno generato la Terra, la sfera inferiore e separata dalle altre perché materiale (7) .
Anche in Al Farabi la Terra è il pianeta più infimo in quanto dotato dell’imperfezione
materiale. Tutte le sfere e gli Intelletti separati infatti sono immateriali, spirituali,
incorruttibili, al contrario della Terra che è generata, corruttibile in quanto materiale.
La Terra e l’uomo Nel periodo Medievale reggeva ancora il sistema tolemaico: la Terra era al
centro dell’Universo e tutti gli altri astri vi giravano intorno. Questi filosofi islamici ed
ebrei, con la loro dottrina emanazionista-creazionista hanno stravolto questo ordine. La
Terra, dal primo pianeta, in quanto posto al centro del mondo, è diventato ultimo
dell’emanazione. L’importanza della Terra difronte alla maestà del I Cielo è
infinitesimale. Questa perdita del centro è evidenziata maggiormente dalla lontananza
da Dio, dall'Essere Primo. Quest’ultimo e Terra sono due estremi, e questo rappresenta
la lontananza dell’uomo da Dio post caduta.
Questa teoria è confermata dalla tradizione ebraica, prima dalla cacciata
dell’angelo più splendente, Lucifero, a causa del suo orgoglio, poi dalla caduta di
Adamo che volle rifiutare la conoscenza intuitiva per quella speculativa.
L’Adam Kadmon (Adamo Primitivo, ossia prima della caduta) viveva beato
nell’Eden insieme a Eva, e potevano entrambi godere della conoscenza più perfetta
che esista, la conoscenza stessa che Dio possiede, ossia quella intuitiva. Eva e Adamo,
con il mangiare dall’albero proibito, hanno voluto accettare una conoscenza deduttiva,
razionale, a scapito di quella divina. L’Adam Kadmon, allora perse la corona che lo
poneva al di sopra degli altri esseri e venne precipitato lontano da Dio.
Adamo, precipitato sulla Terra, ha perso le perfezioni di cui godeva dell’Eden,
perciò, se volesse tornare a ricongiungersi a Dio, e riconquistare il posto che ha perso
dopo il peccato, deve impegnarsi intellettualmente, moralmente e, aspettare
l’emanazione Divina che gli potrà permettere questo (8).
Come detto prima, la quarta potenza emana nell’uomo l’anima razionale.
L’anima e il corpo dopo la caduta sono allo stesso livello, per cui l’uomo da quando
nasce deve imparare a comprendere gli oggetti sensibili prima attraverso la sensazione
e poi con l’intelligenza. Questo perché, con il peccato, ha infatti rinunciato alla
conoscenza intuitiva e dunque alla conoscenza innata.
L’uomo, non è solo corpo e ragione, ma possiede per emanazione divina anche
la facoltà immaginativa che è la più alta che l’uomo possa possedere.
In base alla predisposizione umana e al suo impegno l’anima umana può
caratterizzare e personalizzare l’uomo in modo diverso; se l’uomo utilizza queste
facoltà, Dio emana su di Lui la sua potenza aiutandolo a divenire ciò che l’uomo è
destinato a fare. “occorre che tu ponga attenzione alla natura dell’esistenza di questa emanazione
divina che arriva sino a noi, grazie alla quale noi abbiamo la percezione intellettuale, e
i nostri intelletti si differenziano. […]quando questa emanazione intellettuale viene
emanata soltanto sulla facoltà razionale, e nessuna parte di essa viene emanata sulla
facoltà immaginativa, o per la scarsezza dell’emanazione, o per un difetto della facoltà
immaginativa, presente già nell’indole originaria, che non può ricevere ciò che
l’intelletto ha emanato, si ha la categoria dei sapienti speculativi. […] quando questa
emanazione viene emanata su entrambe le facoltà assieme […] la facoltà
immaginativa si trova al punto massimo della sua perfezione innata, si ha la categoria
dei profeti. Se infine l’emanazione viene emanata solo sulla facoltà immaginativa […]
si ha la categoria dei governanti e dei legislatori.” (9)Dunque, la potenza di Dio agisce sull’uomo formando quattro gerarchie: 1. Ignoranti: si rifiutano di utilizzare la loro capacità intellettiva per seguire
i propri sensi e le passioni; l’emanazione di Dio è assente; 2. Sapienti: utilizzano a pieno la loro facoltà razionale e Dio emana la
propria potenza su di essi per conservarli razionali; 3. Governanti e legislatori: utilizzano la loro facoltà immaginativa dove
Dio emana la propria potenza, per uno sviluppo migliore delle leggi che
governano gli uomini;
4. Profeti: è la perfezione dell’uomo, il ritorno a essere l’Adam Kadmon.
Dio emana la propria potenza sia sulla facoltà razionale che su quella
speculativa portando l’uomo all’intuizione pura della Sua volontà. A
questo livello sono giunti solo i patriarchi e Mosè, ai quali Dio ha
rivelato il Suo volere (10). Dopo aver visto la morfogenesi dell’uomo, continuiamo con il prossimo
capitolo che tratta del contenuto che Maimonide ha direttamente attribuito e
un’attribuzione data posteriormente.
Capitolo II: Interpretazioni contenutistiche
L’interpretazione contenutistica è assai varia. In particolare mostreremo la
visione propria di Maimonide, ossia la visione religiosa delle sfere, delle potenze e del
Primo Essere. In seguito accenneremo alle sephirot, interpretazione data
posteriormente, in quanto si erano già previste le basi della futura qabbalah.
Visione religiosa ebraica: Angeli, Dio e Provvidenza L’emanazione degli Intelletti e delle rispettive sfere è frutto di Dio, che per
sovrabbondanza, che per amore ha emanato la sua potenza, creando il primo Intelletto:
“l’Intelletto separato, che è oggetto del suo amore” (11) Dunque, l’emanazione acquista un carattere nuovo rispetto al Neoplatonismo e
il Farabismo: è l’amore che caratterizza l’emanazione maimonidea. Dio non si contrae
come nello Zim-Zum, e non emana per sovrabbondanza, ma emana con la propria
Volontà, con il Suo amore. Dio emana per amore. Questo amore non è finito, non si
conclude con l’emanazione del Primo Intelletto separato, ma è continuo. Il suo amore
si compie all’infinito e nell’eternità con la Providenza. Quest’ultima corrisponde alle
quattro potenze formatrici, e agisce lungo tutta l’emanazione: agisce dal Primo Intelletto fino all’uomo stesso che si trova nell’estremità opposta dell’Emanatore.
“la Provvidenza divina, secondo me e per quel che io vedo, è conseguenza
dell’emanazione divina” (12) e “credo che la Provvidenza proviene da un Essere
intelligente, che è un Intelletto perfetto, di perfezione insuperabile; e la Provvidenza
arriva su chiunque si congiunga a questa emanazione nella misura in cui gli è arrivato
qualcosa di quell’intelletto.” (13) La Provvidenza, deriva dall’Intelletto Perfetto, Dio, che la diffonde, mediante il
Primo Intelletto, sulle sfere e sugli uomini che accettano l’emanazione dell’Intelletto
Agente. Questa Provvidenza dunque discende sui Legislatori, Sapienti, ma soprattutto
sui profeti. È la Provvidenza che permette all’uomo l’unione con Dio, la devekut (14) .
La visione profetica non deriva direttamente da Dio, ma da un suo messo,
l’angelo. I nove cieli, hanno una forma religiosa in Maimonide e in Al Farabi perchè
sono la rappresentazione degli angeli.
Come i cieli si muovono, così anche gli angeli hanno un movimento proprio,
solo Dio non è mosso perché il movimento appartiene agli esseri irrazionali (15). Gli
angeli sono le creature più elevate di grado del creato dopo Dio, ma sono sempre
creature, per questo loro si muovono con il movimento più elegante: il volo (16) .
Come per i cieli, il movimento angelico è fondamentale, e le loro funzioni sono
fondamentali al mantenimento dell’emanato, specialmente per aiutare il rapporto che
vi è tra l’uomo e Dio. In Maimonide troviamo una gerarchia in base al compito che
rivestono e in base all’Intelletto o cielo a cui gli angeli corrispondono.
Al primo cielo corrispondono gli H’ayhot; al cielo delle stelle fisse
corrispondono gli Ophanim; al cielo di Saturno corrispondono gli Erelim; al cielo di
Giove corrispondono gli H’asmalim; al cielo di Marte corrispondono i Seraphim; al
cielo di Sole corrispondono i Malakim; al cielo di Mercurio corrispondono gli Élohim (17); al cielo di Venere corrispondono i Bnei-Élohim; al cielo della Luna
corrispondono i Keroubim; al mondo corruttibile, ossia alla Terra, corrispondono gli
Ishim (18) . Questi angeli rivestono un ruolo importante nella devekut religiosa (19) . Chi sono questi angeli? Quali ruoli hanno? • H’ayhot (Esseri santi), sono gli angeli che stanno sotto il trono di Dio. La
loro elevata posizione è simbolo del loro grande compito che rivestono,
ossia quello di mantenere la vitalità divina lungo tutta
l’emanazione/creazione. • Ophanim (le ruote), ossia sono i portatori di energia delle quattro sfere, e
come tali rappresentano i quattro elementi. • Erelim (gli eroi o leoni), sono coloro che proteggono il tempio di Dio. • H’asmalim (i silenzi che parlano), sono gli angeli che bloccano tutte le
impurità. Il profeta per giungere e superare questo grado deve essere
completamente puro. • Seraphim (i bracieri), sono gli angeli legati alla preghiera, e hanno il
compito di far passare ai gradi superiori, verso Dio, solo le preghiere
recitate perfettamente. • Malakim (messaggeri o inviati), sono delle forze attive che svolgono
missioni tra il mondo divino e quello terrestre. Nei profeti garantisce
l’elevazione ai piani più alti. • Élohim (seguaci di Dio), seguono Dio e sono governati da Egli stesso.
Sono in qualche modo legati alla produzione dei metalli preziosi. • Bnei Élohim (i figli di Dio), sono gli angeli che governano lo spirito di
Dio nel mondo corruttibile, seguendo così la vita (facendo scendere lo
Spirito) e la morte (portandolo via). • Keroubim (simili ai bambini), sono angeli che custodiscono i tempi di
Dio e aiutano a mettersi in contatto l’uomo con la Divinità.
• Ishim (gli individui), sono gli angeli profeti, e simboleggiano il contatto
tra l’intelletto del profeta e l’intelletto agente.
A ognuna di queste schiere corrisponde una ulteriore quadripartizione. Ogni
gerarchia si suddivide in altri quattro angeli (ho visto: “quattro angeli sullo stesso
gradino” (20)) che compiono ruoli relativamente simili, ma ognuno accentua un
particolare carattere.
Tuttavia, come l’autore non si sofferma sulle ulteriori sub-schiere, anche noi
rimaniamo fermi solo sulle nove sfere angeliche che sono le uniche fondamentali per
capire l’ultimo capitolo.
Visione postera: le Sephiroth L’albero delle sephirot, nella qabbalah, è rappresentato da dieci sephirah
(letteralmente enumerazione), la cui interpretazione varia da interprete a interprete.
Chi le identifica con le parti che costituiscono l’uomo, chi le identifica con i nomi
divini, chi, come noi, le identifica con i dieci cieli, compreso quello della terra.
L’Ein-Sof (Dio) emana le sephirot di Kether, Hochmah e Binah, e da questa,
che simboleggia la madre, vengono emanate le altre sette sephirot: Hessed, Geburah,
Tiphereth, Nezach, Hod, Yessod e Malkuth.
Kether simboleggia il primo cielo, Hochmah il cielo delle stelle fisse, Binah il
cielo di Saturno, Hessed il cielo di Giove, Geburah il cielo di Marte, Tiphereth il cielo
del Sole, Nezach il cielo di Mercurio, Hod il cielo di Venere, Yessod il cielo della Luna
e Malkuth la Terra. I quattro mondi delle sephirot simboleggiano le quattro sfere di
Maimonide. Alla prima sfera corrisponde il mondo dell’Atziluth (Kether, Hochmah,
Binah), alla seconda sfera corrisponde il mondo del Briah ( Hessed, Geburah,
Tiphereth), alla terza sfera corrisponde il mondo dello Yetzirah (Nezach, Hod, Yessod),
la quarta sfera corrisponde al mondo dello Assiah (Malkuth). Ognuna di queste sfere,
corrisponde per logica un elemento, rispettivamente: fuoco, acqua, aria e terra.
Le dieci sephirot sono considerate come le dieci potenze dell’anima che aiutano l’uomo a innalzarsi vero l’Ein Sof. Come gli angeli per i profeti, come gli Intelletti per
i filosofia, così la risalita delle sephirot conduce l’uomo verso il recupero della natura
pre-caduta, ossia lo stato di Adam Kadmon. Come già detto nei paragrafi precedenti,
l’Adam Kadmon dopo il peccato venne cacciato dall’Eden, ossia dalla sephirah
Kether, e rigettato nel luogo più lontano e viscido, la Terra o Malkuth. L’anima umana
viene gettata nel corpo materiale nell’ultima sephirah, da dove ricomincia il cammino
umano verso l’unione con Dio. La Shekinah, la presenza di Dio, sarà presente anche
nella Malkuth, in quanto il processo ascensivo inizia necessariamente da lì. Come la
presenza divina è presente sulla Terra grazie alla presenza degli Ishim, così Dio è
presente nella Malkuth grazie alla Shekinah.
Conclusione Il misticismo emanazionista islamico ed ebraico sono molto simili, come
abbiamo potuto vedere. La struttura emanazionista è simile, in entrambi le sfere celesti
sono simboleggiate dagli angeli. Tuttavia il principio sefirotico che si può intravedere
in Maimonide è alquanto originale, come lo sono le potenze e gli elementi che
procedono dalle quattro sfere. In conclusione possiamo dire che la mistica filosofica parte da un punto
comune, prende strade della verità simili, e cerca di raggiungere lo stesso fine: Dio.
Note
1 Al-Farabi nacque a Wasij, nella provincia di Farab nel Turkestan nel 872 da famiglia nobile. Il padre,
di origine persiana, era militare alla corte turca. Trasferito a Baghdad, studiò grammatica, logica,
filosofia, musica, matematica e scienze. Era il pupillo di Abu Bishr Matta bin Yunus. Studiò anche
sotto il chierico nestoriano Yuhanna bin Haylan ad Harran. Fu affiliato alla scuola di filosofia
Alessandrina che aveva sede ad Harran, Antiochia e Merv prima di stabilirsi definitivamente a
Baghdad. In seguito agli anni di studi accumulò tale conoscenza della filosofia da essere apostrofato
come "il secondo maestro", in riferimento ad Aristotele, "il primo maestro". Fu ad Aleppo nell'anno
943 e fece parte del circolo letterario della corte di Sayf al-Dawla Hamdani. Fu probabilmente la
disperazione nel riformare la società in cui viveva a farlo inclinare verso il sufismo. I suoi viaggi lo
portano in Egitto e a Damasco nel 950 dove egli muore all'età di 80 anni.
2
Ibn Sina fu filosofo, medico e letterato persiano Abu Ali al-Husain Ibn Sina (Afshana, presso Buhara,
980 - Hamadan 1037). Figlio di un funzionario della dinastia persiana dei Samanidi, manifestò fin da
fanciullo una spiccata attitudine per gli studi filosofici e scientifici e in particolar modo per la
medicina. Attivo sostenitore del patriottismo iraniano, fu ministro (wazir) sotto i Buwaihidi a
Hamadan, ma dopo la conquista della città da parte del sultano turco gasnavide Mahmud, si trasferì a
Esfahan, dove divenne consigliere del principe kakuyide !Ala' ad-Dawlah. Morì durante una campagna
per la riconquista di Hamadan. Le opere specificamente filosofiche di Avicenna sono il Libro della
Guarigione e il Libro della Liberazione, scritte in arabo, che era la lingua dotta dell'epoca, e il Libro
della Sapienza, in persiano.
3 Cfr. MOSE’ MAIMONIDE, La guida dei perplessi, ed. unione tipografica-editrice torinese, Torino,
2003, 345.
4
La guida dei perplessi, 347.
5 L’alternarsi del giorno e della notte, della luce e delle tenebre, è un tema ricorrente non solo
nell’ambito filosofico antico- medievale, ma è presente direttamente nell’opera fondamentale degli
ebrei, la Torah. In particolar modo questo possiamo ritrovarlo nella Genesi, durante la creazione.
ַמֶֶ֖ר ֶחפת ַַע ְַל־ ֵ֥פּני ַַָהָֽ ִמּים׃ ג ֵַַ֥ויֹּ ֶַאמר ַא ִַ ֶַַֹ֖להים ְִַיִ֣הי ַאוֹר ַַ ַָֽ ְו יִה ַָֽ י־אוֹר׃ ד ַַַַ֧ויְּ רא ַא ִַ ַַֹלהים ” Gn 1,2-3
“ ֶַא ַָת־ֶ֖האוֹר ִַכּ ַ י־טוֹב ַַַויְּ ִ֣בדּל ַא ַ ִַַֹלהים ַ ֵַ֥בּין ֶַָ֖האוֹר ַ ֵַ֥וּבין ַַה ַָֽ ֶחֹ ְשׁך׃ ה ַַ ִויּ ְַָָ֨קרא ַא ִַ ַַֹלהים
(Dio disse: Sia luce; e fu luce. Iddio vide la luce essere buona cosa; e Iddio separò la luce
dall’oscurità. Dio chiamò la luce Giorno, e l’oscurità chiamò Notte. Così fu una sera, e fu una
mattina).
6
I tre tipi di anima: vegetativa, animale e razionale sono chiari riferimenti al De Anima di Aristotele.
7 Questa visione negativa del materiale è un influenza neoplatonica e Al Farabiana.
8 In questo consiste il misticismo.
9 La guida dei perplessi, 460.
10 È un largo camino che pochissimi nella storia hanno potuto compiere.
11 La guida dei perplessi, 347.
12 La guida dei perplessi, 571.
13 La guida dei perplessi, 573.
14 Vedremo questo nell’ultimo capitolo.
15 Cfr. La guida dei perplessi, 183.
16 Gli esseri umani, inferiori agli angeli dopo la caduta, camminano e, il serpente, animale infimo in
quanto simbolo del Diavolo, striscia.
17 Il termine è utilizzato anche per Dio perché egli è il sommo governatore e giudice degli angeli.
18 I nomi degli angeli sono presenti sia nello Zohar che nella Mishneh Torah.
19 Vedi il capitolo III.
20 La guida dei perplessi, 349.
Bibliografia
1. Maimonide M., La guida dei perplessi, ed. unione tipografica-editrice torinese,
Torino, 2003.
2. Maimonide M., Mishneh Torah,
http://www.chabad.org/library/article_cdo/aid/682956/jewish/MishnehTorah.htm.
3. Shams Inati, Ibn Sina and Mysticism, ed. Kegan Pail International, London and
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4. Le chiavi dei mondi della Kabbalah: www. LoggiaAletheia.it (25-11-2013).
5. Laras G., Mosè Maimonide. Il pensiero filosofico, ed. Morcelliana, Brescia,
1998.
6. The philosophy of Al Farabi, http://sacred-texts.com/isl/palf/index.htm,
(25-11-2013).
7. The Influence of Islamic Thought on Maimonides:
http://plato.stanford.edu/entries/maimonides-islamic/#CosCreEma, (25-11-
2013.). 8. Ibn Sina, Hayy ibn Yaqzan, Chapman and Hall, Londra, 1929.
9. Herbert Davidson, Moses Maimonides: The Man and His Work, Oxford
University Press, 2005.
10. Netton, I.R. Allah Transcendent: Studies in the Structure and Semiotics of
Islamic Philosophy, Theology and Cosmology, London and New York, 1989.
Aggiunto il 12/11/2015 19:43 da Federica Puliga
Argomento: Filosofia araba
Autore: Federica Puliga