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DOMANDE FILOSOFICHE

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1Dallo stupore poetico-filosofico per l’essere di ogni cosa alla domanda filosofica

«Cosa arcana e stupenda» è la vita, cantano i morti all’inizio del Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie di Giacomo Leopardi, e in questa operetta morale il grande poeta riesce ad evocare, con la straordinaria potenza espressiva del suo genio poetico, quel sentimento di mistero e stupore che, di fronte al miracolo della vita, provano non solo quelli che ancora la stanno vivendo, ma anche coloro che l’hanno già vissuta.

Ma, se incominciamo a pensare col cuore, come ci invita a fare Hugo von Hofmannsthal nella sua splendida Lettera di Lord Chandos, allora lo stupore non sorge solo di fronte alla vita, ma nasce per ogni cosa: «… un annaffiatoio, un erpice abbandonato sul campo, un cane al sole … », perché «tutto, tutto ciò che esiste, tutto ciò di cui mi rammento, tutto quello che sfiorano i miei più confusi pensieri mi sembra essere qualcosa».

Ma che cos’è la pura e semplice esistenza di una cosa? Di ogni cosa?  Che cos’è vivere? Sono queste le domande filosofiche che stanno alla base e muovono il nostro bisogno di conoscenza e di libertà.

 

2Dal nulla … nulla

Nel domandare critico della filosofia non vi può essere dubbio più profondo e radicale di quello che viene espresso dal domandare: perché l’essere e non piuttosto il nulla? Questa è stata anche considerata la domanda metafisica fondamentale.

Il nulla rappresenta da sempre uno dei temi prediletti dalle menti filosofiche, ma resta anche una delle nozioni più controverse. Non a caso il nichilismo, nelle sue più varie e molteplici sfaccettature, continua ad esprimere esiti di pensiero paradossali ed incoerenti.

Ma allora chiediamoci: è veramente o sensatamente possibile porre (pensare) essere e nulla sullo stesso piano (perché così dovrebbe accadere se effettivo dubbio tra i due deve esserci)? Nulla non significa, piuttosto non essere, ragion per cui anche solo per porre (pensare) nulla si deve prima porre (pensare) essere? E questa priorità di essere non è sufficiente a negare quella equivalenza di piani tra essere e nulla, su cui si ipotizzava un’improbabile consistenza del dubbio?

In realtà, se il nulla è il non-essere dell’essere, quest’ultimo, nella sua priorità e indubitabilità, si rivela anche quel solido terreno su cui radicare ogni possibile domanda; per questo l’aporetica del nulla si risolve, alla fine, in quel pensare doppiamente l’essere, perché il nulla, come non-essere, ha bisogno di porre proprio quell’essere che poi, assurdamente, intenderebbe negare.

 

3Originaria intuizione dell’essere

«Nessuna domanda va verso l’Essere: non fosse che per il suo essere di domanda, essa l’ha già frequentato, ne ritorna» (Maurice Merleau-Ponty).

Per continuare a domandare filosoficamente, allora, è necessario riflettere su questa originaria, irrevocabile ‘frequentazione’ nell’essere, che un “taciturno intuito” – come lo chiama Antonio Rosmini – ci rivela.

L’estrema povertà discorsiva di questa intuizione dell’essere è, a mio avviso, indirettamente proporzionale alla ricchezza che nasce dal sicuro radicamento e vincolo ontologico che ne deriva; infatti, per quanto si intenda divagare in estreme e paradossali astrazioni speculative, resta ben saldo ed irrevocabile il nostro originario legame con l’essere.

 

4La domanda filosofica e il sapere parziale della scienza

Condizione paradossale della filosofia è quella che, nella ferma chiarezza di un essere intuito, si trova comunque costretta a domandare: Che cos’è essere?

È il paradosso di un’evidenza intuita a cui non corrisponde però la soluzione del profondo mistero dell’esistere di ogni cosa e della vita stessa.

Nel domandare Che cos’è essere? si corre, perciò, il rischio di limitare, rinchiudere quasi, l’essere nel “che cosa” che introduce lo stesso domandare; questo è il rischio di ‘cosalizzare’ l’essere, finendo per smarrire, in questo modo, quell’eccedenza semantica e quel senso profondo dell’essere che, colti nello spontaneo e poetico stupore iniziale, possono venir custoditi nell’ambito filosofico solo da una tacita intuizione.

Per questo, allora, si tratta di non perdere la libertà e l’intensità del domandare arroccandosi, ad esempio, entro i limiti di un sapere scientifico che se, da una parte, ha tutto il diritto di far valere il suo linguaggio e i suoi criteri di ricerca nell’ambito della sua parziale indagine sulla realtà – che, ripetiamo, sarà sempre e solo una parte della totalità del reale  – non ha, dall’altra, quello di dichiarare insignificante e/o insensata la domanda filosofica; quest’ultima si rivolge, infatti, non solo ad una parte del reale, ma si apre liberamente a tutto ciò che è, interrogandone non solo il “cosa” È, ma anche il “perché” È.

Questa domanda filosofica, infine, non si contrappone e, tantomeno, vanifica lo sforzo conoscitivo della ricerca scientifica, semmai la configura nella sua specificità, che è quella, appunto, di acquisire conoscenze oggettive, fondate sulle galileiane sensate esperienze e necessarie dimostrazioni.

 

5L’idealistico sogno del cogito cartesiano

Ma un altro pericolo incombe su di un porsi, libero e profondo, della domanda filosofica: quello derivante da quella sorta di ‘sguardo iper-filosofico’ che, attuatosi nel cogito cartesiano, si è configurato poi nelle successive interpretazioni ed elaborazioni idealistiche.

Si tratta, insomma, di quel sogno idealistico che si illude di trovare nell’auto-riflessione del pensiero quel fondamento dell’essere che ne risolverebbe e dissolverebbe l’evidente mistero: come se bastasse domandare che cosa sia dubitare/pensare, per realizzare un’auto-riflessione del pensiero tale da farlo consistere tutto in se stesso; il domandare sul pensare, risolvendosi nel pensiero di pensiero, si rivelerebbe così come l’assoluta auto-fondazione del pensiero pensante.

L’esito finale – ma che intenderebbe valere, in realtà, come principio fondante – del cartesiano “Penso, dunque sono” sarebbe nel Sono, perché penso, e non nel Penso, perché sono – come si dovrebbe in verità pensare se il prius È, appunto, l’essere! –.

Insomma, secondo questo idealistico sogno, si dovrebbe concludere che: non perché È l’essere, anche il pensiero è; ma perché è il pensiero, l’essere è.

Il pericolo di questo idealistico sogno sembra porsi da contraltare al suaccennato rischio di ‘cosalizzare’ l’essere: sono i contrapposti altari eretti dalla secolare diatriba tra razionalisti ed empiristi.

 

6Domande e ancora … domande

Ma, per tornare, in conclusione, alla domanda filosofica Che cos’è essere, potremmo scandagliarne ulteriori aspetti esistenziali e significati reconditi riformulandola ancor più concretamente in questi termini.

Che ci interroghiamo sul senso dell’esistenza può essere un’inequivocabile indizio che tale senso ci sia anche al di là del nostro interrogarlo? Siamo, dunque, destinati ad una scoperta/risposta che ci libererà da questa incessante domanda? Oppure, il nostro interrogare sul senso dell’esistenza si risolve semplicemente o, anche, banalmente nell’inventare un senso che altrimenti neanche si porrebbe? L’unico destino che possiamo sperare è quello di riuscire a costruirlo, non essendoci alcuna risposta/riscontro che possa andare al di là delle nostre povere illusioni e dei nostri pii desideri?

Di fronte a queste domande, il sedicente maturo disincanto post-moderno potrebbe forse suggerirci di smettere di fare domande da bambino.

Ma la puntuale e giusta, a mio avviso, replica a questo commiserevole suggerimento resta pur sempre quella di riproporre l’ostinata domanda che torna a chiedere: «Non è ragionevole pensare che se l’esistenza fosse priva di scopo e l’universo vuoto di significato, noi non avremmo…neppure la capacità di pensare precisamente questo: che l’esistenza è priva di scopo e l’universo vuoto di significato?» (Leszek Kolakowski).

 

Riferimenti bibliografici:

-          Giacomo Leopardi, Operette morali

-          Hugo von Hofmannsthal, Lettera di Lord Chandos

-          Maurice Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile

-          Antonio Rosmini, Teosofia

-          Leszek Kolakowski, Orrore metafisico

 

 




Aggiunto il 18/06/2018 12:53 da Alfio Fantinel

Argomento: Filosofia teoretica

Autore: Alfio Fantinel



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