E se i filosofi prendessero il posto degli psicanalisti? Da quando Woody Allen ha abbandonato il lettino del suo analista, la disciplina di Freud ha perso uno dei suoi maggiori sponsor. Segno di una crisi dilagante e dell’incapacità di rispondere a certe domande, che pure continuano a essere poste. A colmare il vuoto potrebbero essere i filosofi, o meglio i consulenti filosofici. Una professione che negli ultimi anni si sta affermando in tutto il mondo occidentale, e anche una prospettiva in più per i laureati in Filosofia. “Negli Stati Uniti la psicanalisi è praticamente scomparsa – sostiene Neri Pollastri, consulente filosofico dal 2000 e autore del libro ‘Consulente filosofico cercasi’ (Apogeo editore) –: resiste solo in Francia, e in Italia rimane una realtà importante. È il segno che certi modelli sono ormai inadeguati”.
Fondata nel 1981 dal tedesco Gerd Achenbach, la consulenza filosofica è un ritorno alla pratica e al confronto con il mondo reale. “Quando Achenbach apre il primo studio professionale – spiega Pollastri – si pone in contrapposizione ideale sia con la psicoterapia, in particolare con la psicanalisi, che con la filosofia accademica, che lui giudica ormai fine a se stessa”. E le incomprensioni con il mondo accademico continuano ancora oggi, nonostante il proliferare dei master sul tema e una collana editoriale, diretta da Umberto Galimberti, dedicata alla professione. Ma in cosa consiste esattamente il lavoro del consulente filosofico? “La filosofia non è una terapia – continua Pollastri –, non c’è l’idea di malattia o di patologia, quindi non si tenta di ricondurre l’assistito a una cosiddetta ‘normalità’”. La consulenza filosofica, incentrata sul dialogo, si svolge quindi su un piano più paritario rispetto alla psicoterapia. “Si tratta di aiutare a comprendere un concetto o l’ambiente in cui si vive, a trovare una visione del mondo – prosegue Pollastri – ed è qualcosa che si fa discutendo insieme”.
La consulenza filosofica recupera quindi la tradizione più “pratica” della filosofia, quella che discende da Socrate ed Epicuro. Una tendenza che si manifesta anche nel crescente successo dei libri scritti da filosofi, da Bencivenga a Galimberti, o nella diffusione dei “caffè filosofici”, ovvero pubbliche discussioni aperte a tutti gli interventi. L’interesse crescente nei confronti della filosofia si spiega anche con i rapidi mutamenti del mondo in cui viviamo, gli stessi che spingono molte persone a rivolgersi, per esempio, al mondo “new age”.
“Ma i clienti del consulente filosofico non sono solo singoli individui che desiderano indagare su se stessi – precisa Pollastri –. Le competenze del filosofo possono essere molto utili anche per le aziende: non è un caso che chi lavora negli uffici del personale o nella formazione sia spesso un laureato in filosofia”. La consulenza filosofica potrebbe essere inoltre un’integrazione della psichiatria e della psicoterapia, un aiuto in più per chi esce da una malattia.
La professione in Italia è ancora agli inizi, e per questo poco regolamentata. “Ci stiamo battendo per avere un riconoscimento secondo i criteri europei, e organismi in grado di garantire la professionalità dei consulenti filosofici”. Per ora, comunque, aprire uno studio professionale rimane un investimento rischioso.
“Personalmente credo che le prospettive di lavoro cresceranno, anche perché il mondo sta cambiando e servono nuovi strumenti per comprenderlo, ma la consulenza filosofica esiste in Italia solo dal 2000: siamo nella fase in cui bisogna lottare per farsi conoscere e per guadagnare credibilità”. Nel frattempo, due associazioni si propongono come punto di riferimento per chi vuole iniziare la professione: si tratta di Phronesis, Associazione italiana per la consulenza filosofica (www.phronesis.info), e Sicof, Società italiana di counseling filosofico (www.sicof.it).
Fonte: Repubblica
Aggiunto il 29/12/2012 17:49 da Admin
Argomento: Consulenza filosofica
Autore: Pietro Scarnera
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