Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me 1
L'invito che si vuole fare è quello di provare a cambiare prospettiva nel campo etico, guardando ai problemi morali come problemi pratici. Solo in questa maniera potremo giungere a soluzioni adeguate come può essere adeguato costruire un oggetto che svolga una funzione specifica, ad esempio il primo veicolo, tirato da più cavalli, per il trasporto di persone: la carrozza, poi sostituita dall'automobile -dotata di motore al posto dei cavalli-.
Noi esseri umani giungiamo ad una conclusione grazie alla riflessione che nasce dalla capacità di pensare, di ragionare, insita in ciascuno di noi e che reca una maggiore libertà di azione rispetto alla prescrizione che ci invitavano ad usare R. Pride e G. E. Moore o a una conoscenza applicata all'azione che ci suggeriva invece B.Williams.
L'uomo è nato nudo, senza artigli per difendersi né peli per riscaldarsi ma , da subito, la ragione gli ha permesso di costruirsi, con le proprie mani, quelle armi e quegli strumenti che, via via, hanno soddisfatto i suoi bisogni primari, fino alle ultime tecnologie immesse sul mercato.
Secondo il costruttivista K. M. Korsgaard i concetti morali rappresentano delle soluzioni a determinati problemi². Credere nell'esistenza di principi obbligatori da seguire o di conoscenze da applicare all'azione, implica l'esistenza di qualcosa di esterno alla volontà che ci obbliga ad agire, ”una specie di sovrano”³. E l'uomo non ha sovrani; io credo nel nostro libero arbitrio, nella libertà di trovare soluzioni, interrogandoci, come ha fatto J. Rawls e, prima di lui, I. Kant.
J. Rawls, in A theory of justice , parte dalla riflessione sul liberalismo che non si può accettare senza ragioni, solo perché lo si ritiene giusto. Viene accettato in nome di due principi di giustizia che garantiscono uguale libertà e un'ampia partecipazione ai beni per tutti i cittadini.
I. Kant, aprendo la terza sezione della Fondazione della metafisica dei costumi affronta il tema del libero arbitrio. La volontà è libera ma anche per I. Kant è necessaria una ragione per farla agire e, visto che le ragioni derivano dai principi, deve esserci un principio non impostole dall'esterno (vista la sua autonomia): l'imperativo categorico, principio che ci invita ad agire sulla base di una massima che possa valere come legge universale, allo stesso modo per tutti.
Questi due pensatori, confermano che l'uomo trova in sé e da sé gli strumenti per rispondere ai problemi più disparati, dal campo scientifico a quello etico.
Questa spinta all'azione viene evidenziata anche da A. Gehlen che in L'uomo, la sua natura e il suo posto nel mondo , va ancora più a fondo definendo l'uomo come un ''essere che agisce”⁴ ,che si realizza nel mondo attraverso il suo agire; ''un essere aperto al modo, cioè non specializzato, che per poter vivere si affida alla sua propria attività e intelligenza e che, esposto al mondo in ogni senso, deve mantenervisi, appropriandosene, elaborando da cima a fondo, riconoscendolo e prendendolo nelle sue mani''⁵.
Il legame tra il pensiero e le mani è diventato l'oggetto di studio di V. Neri che in un estratto dal giornale di Psichiatria e Neuropatologia del primo trimestre del 1954 intitolato La mano ministra del pensiero sottolinea come la gesticolazione delle mani accompagni la nostra infanzia caratterizzata dalla povertà del linguaggio, e l'infanzia dell'umanità ma continua:
“Se, nell'infanzia dell'umanità, il gesto precedette la parola per esprimere i rapporti spirituali
degli uomini fra loro, in un secondo tempo al gesto si aggiunse la parola che, col graduale
arricchirsi del patrimonio del linguaggio, andò prendendo il sopravvento nell'espressione
del pensiero” (Neri, 1954: 4).
V. Neri continua poi affermando che è proprio grazie alle mani che possiamo esprimere i nostri sentimenti e le nostre emozioni attraverso la scrittura, la poesia, le opere d'arte e la composizione della musica.
Non si può che concludere che la natura dell'uomo è quella di modellare, con la sua azione, le cose che lo circondano e può farlo solo a partire dalla riflessione, cercando in se stesso il giusto agire, quello adeguato alla situazione che gli si presenta.
NOTE
¹ KANT I. , ''Critica della ragion pratica'', a cura di CAPRA F. e GUARIN E., Laterza, Bari (1955), p 197.
² KORSGAARD C. M., ''Realismo e costruttivismo nella filosofia morale del XX secolo'',in Carla Bagnoli(a cura di), Che fare?(2013).
³ KORSGAARD C. M.,''Realismo e costruttivismo nella filosofia morale del XX secolo, in Carla Bagnoli(a cura di), Che fare?(2013), p 88.
⁴ GEHLEN A.,''L'uomo, la sua natura e il suo posto nel mondo(Feltrinelli 1983)p 50.
⁵ GEHLEN A.''L'uomo, la sua natura e il suo posto nel mondo(Feltrinelli 1983)p 384.
⁶ V. NERI, La mano ministra del pensiero, in Giornale di Psichiatria e di Neuropatologia, Fascicolo I – Trimestre 1954
Aggiunto il 08/05/2020 09:22 da Maria Rita Branca
Argomento: Filosofia morale
Autore: Branca Maria Rita
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