Ho notato che spesso discutendo dei più svariati temi, ma soprattutto di attualità politica, ricorre frequentemente da più parti l'appello alla "legalità". Indubbiamente è importante che lo si faccia, specie in Italia, ma bisogna fare attenzione a non cadere nella trappola del legalismo. Il legalismo infatti è una teoria generale del diritto che riduce la giustizia a pura conformità alla lettera della legge. La legge è a sua volta emanazione di un'autorità a cui, secondo il punto di vista legalista, si deve cieca obbedienza.Le legge è uno strumento che ha lo scopo di garantire l'uguaglianza di tutti i cittadini ( giustizia sostanziale ), nel legalismo questo principio viene ribaltato: la legge non è più mezzo, ma fine. La legge diventa quindi il criterio ultimo per valutare la giustizia delle azioni ( giustizia formale ).Si capisce come il legalismo è il principio di legalità portato agli estremi e come in questa prospettiva mezzo e fine vengano completamente confusi. Il giusto coincide con la legalità, cioè con una legge vigente.Per legge si intende qualsiasi atto emanato e approvato da un'autorità, da uno Stato di qualsiasi tipo: democratico, teocratico, monarchico ecc. Legale è tutto ciò che è stabilito tale dall'autorità, cioè tutto ciò che è prescritto come tale dal diritto positivo ( attenzione, il termine "positivo" qui non è collegato a un giudizio di bontà del diritto, da contrapporsi ad un ipotetico diritto negativo: deriva invece dal latino "ius in civitate positum" con il significato di "stabilito").
Alcuni esempi storici faranno capire meglio i difetti della posizione legalista:
1) la protezione del sangue tedesco proibiva i matrimoni tra ebrei e non ebrei ( leggi di Norimberga 1935 );
2) la soluzione finale della questione ebraica presa dai principali gerarchi nazisti ( conferenza di Wannsee 1942 );
3 ) la persecuzione dei kulaki nell'URSS di Stalin;
4 ) la repressione degli eretici da parte di Torquemada nella Spagna del XV secolo;
5 ) la pena capitale per apostasia nell'odierna Arabia Saudita;
6 ) la punizione per l'omosessualità in Inghilterra e nel Galles fino al 1967.
A capo di tutte queste decisioni c'è stato un atto giuridico ( una legge, un decreto, un ordine esecutivo ecc. ) emanato da un'autorità statale pienamente sovrana con cui si è stabilito ciò che doveva essere legale. L' elenco potrebbe continuare e a questo può ovviamente affiancarsi un elenco di leggi giuste. Lo scopo di questi esempi era di provocare nel lettore una forte disapprovazione e sono sicuro che mentre leggevate l'elenco avete condannato nel modo più assoluto quelle azioni. Ebbene, concordo con voi. Questo significa che non siete legalisti, per fortuna. Significa che considerate quelle decisioni ingiuste e disapprovate le autorità che le hanno prese. Il mero fatto che esse sono legali non implica quindi che voi siate d'accordo e approviate, questo perché la questione se un'azione sia giusta o sbagliata sta a monte di ogni decisione legislativa. Ci sono cose che sappiamo essere ingiuste prima ancora che la legge le riconosca come tali.Il difetto del punto di vista legalista consiste nell'identificare ciò che è giusto con ciò che è legale, questo porta ad una contraddizione nel caso in cui una determinata azione X è legale nello Stato A ma illagale in quello B. Ne consegue che X è sia legale che illegale. Come può un legalista coerente risolvere tale contraddizione?Il capovolgimento del rapporto tra ciò che giusto e ciò che è legale può essere espresso in una formula che ricorda il dilemma di Eutifrone presentato da Platone:
1) l'azione X è legale perché è giusta;
2) l'azione X è giusta perché è legale.
Il legalista accetta il corno 2) del dilemma, mentre chi non lo è sceglie il corno 1). Se si accetta la 2) la giustizia dipende dalla legalità, invece se si accetta la 1) la giustizia è indipendente dalla legalità.
Aggiunto il 11/08/2019 19:26 da Pierpaolo D'alonzo
Argomento: Filosofia del diritto
Autore: Pierpaolo D'Alonzo