Parmenide di Elea (fine VI – inizio V secolo a.C.) è una delle figure più importanti e radicali della filosofia presocratica. Fondatore della scuola eleatica, la sua opera principale è il poema filosofico intitolato Sulla natura (Perì phýseōs), scritto in versi e di cui ci restano solo frammenti. In questo testo, Parmenide espone una visione dell’essere che segna una svolta decisiva nel pensiero occidentale.
La filosofia di Parmenide si articola attorno a una netta distinzione tra verità (aletheia) e opinione (doxa):
La via della verità: secondo Parmenide, l’unica via legittima del pensiero è quella che riconosce che l’essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere pensato né detto. Ne consegue che l’essere è unico, eterno, immobile, indivisibile e ingenerato. Qualsiasi cambiamento, molteplicità o divenire è solo apparenza e illusione.
La via dell’opinione: è la via seguita dagli uomini comuni, che si affidano ai sensi e credono nella realtà del mondo fisico, fatto di nascita, morte, mutamento e molteplicità. Parmenide la considera ingannevole e priva di fondamento razionale.
La rivoluzione del pensiero filosofico: con Parmenide nasce la riflessione rigorosa sull’essere e sulla logica dell’identità. Egli pone il pensiero e l’essere in un rapporto indissolubile: "lo stesso è pensare e essere", affermando che ciò che può essere pensato deve necessariamente esistere.
La posizione di Parmenide si contrappone radicalmente all’atteggiamento dei filosofi naturalisti precedenti, come Eraclito, che ponevano al centro il divenire. Egli inaugura invece una filosofia dell’immutabilità dell’essere, che influenzerà profondamente Platone, Aristotele e la metafisica occidentale in generale.
Aggiunto il 27/11/2022 19:19 da Assen Pomposelli
Argomento: Filosofia antica
Autore: Assen Pomposelli