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Husserl: La prima meditazione cartesiana e la via verso l'ego trascendentale

Husserl: La prima meditazione cartesiana e la via verso l’ego trascendentale.

1.   -  Introduzione generale

2.      - Analisi dei nuclei fondamentali della prima meditazione

3.      - Critica di Heidegger alla figura di Husserl

 

1Introduzione generale

Husserl viene considerato un filosofo che si è adoperato nella ricerca di un fondamento del sapere, prendendo come riferimento un pensatore cardine dell’epoca moderna quale Cartesio.

Grazie ad esso Husserl riuscì a fornire uno studio appropriato della conoscenza; quindi la figura di Descartes sorregge continuamente le analisi speculative dell’Autore.

Vengono discusse tematiche che passano dalla fondazione fenomenologica della conoscenza, fino al rapporto tra fenomenologia e scetticismo per arrivare poi all’analisi della soggettività e dell’intersoggettività mettendo in luce in particolar modo la prospettiva egologica (sviluppata nelle prime quattro meditazioni).

Il tema dell’intersoggettività è tutt’altro che marginale in quanto assicura una continuità che si consolida nella fenomenologia dell’ego trascendentale. Husserl parlerà di una comunità intermonadica dove la relazione tra ego e alter è possibile se ci si attiene a un procedimento metodico che parte dallo studio della sfera del proprio ego.

Husserl è riuscito a porre un legame tra la prospettiva egologica e quella intersoggettiva, dove le differenze concettuali tra le due nozioni sono :

·        L’egologia è il punto di partenza necessario per gettare luce sulla portata originaria dell’intersoggettività all’interno dell’esperienza del soggetto

·        L’intersoggettività non va identificata come un edificio al di sopra dell’ego del soggetto.

Vanno inoltre tenute in considerazione le strutture intenzionali e temporali che riguardano l’autocostituzione del soggetto.

Un concetto fondamentale che contraddistingue la fenomenologia husserliana è quello della riduzione, verso la quale  Heidegger svilupperà critiche presentate nella parte finale di questo saggio.

 

 

2    -Analisi della prima meditazione

 

a) Il rovesciamento cartesiano e l’idea guida teleologica di una fondazione assoluta della scienza.

La prima meditazione inizia con un richiamo all’intento di Cartesio per quanto riguarda la capacità di fondare una scienza universale, implicando così un approccio di tipo filosofico idoneo nell’attuare una radicalità assoluta: non è possibile adottare in maniera preventiva qualcosa di ovvio dato che l’ovvietà stessa necessita di un’elaborazione.

 Husserl procede nel seguente modo: da una parte riesce a sbarazzarsi di ciò che viene considerato come valido e consolidato dalle abitudini, dall’altra parte la filosofia affronta una crisi che giustifica un atteggiamento estremo: abbandonare ciò che in precedenza  era considerato come  filosofico ( il grado di verità raggiunta evidentemente non era sufficientemente adeguato secondo Husserl) permettendo così  di  raggiungere un obiettivo, che è il fine dell’approccio filosofico, la verità fondata e rifiutando in parallelo tutto ciò che non è stato criticamente vagliato. Non avrebbe senso infatti ricercare il fondamento di una scienza se non si riesce ad ammettere l’esistenza di fatto di un simile sapere ( non si tratta solo di chiarire se una scienza è fondata, ma se risulta possibile e dotato di senso il problema stesso della sua fondazione assoluta)

La nozione di scienza dal punto di vista di Husserl non è provato, dato che presenta un’evidenza di tipo preliminare rispetto alla determinatezza del conferimento epistemologico da parte della scienza.

Questo non deve portare a sviluppare una forma di illusione nel mondo della scienza, ma spronare l’individuo a perfezionare continuamente la ricerca, verificando attentamente i passaggi e le varie caratteristiche di ciò che viene trattato.

Il fatto che le scienze esistono non giustifica la loro validità; una prova di questo atteggiamento la ritroviamo anche in Cartesio nell’esigenza di consolidare le scienze con un metodo non solo fondato, ma anche valido (ispirandosi ad una costruzione di tipo assiomatico-deduttiva basata sul modello geometrico).

Husserl ritiene che il fondamento assiomatico della costruzione cartesiana è dato dall’ ego cogito (inteso come assioma), dunque da tale assioma si delinea l’intera costruzione dell’edificio del sapere, portando sempre con sé una discussione. Questo implica un percorso da seguire che porta ad una ricerca concreta, senza che ci sia certezza del proprio compimento, portando così allo sviluppo di difficoltà aggiuntive.

 

b) Disvelamento del senso teleologico della scienza, mediante il vivere in essa come fenomeno noematico.

Occorre indicare nel giudizio un sapere fondato, le Meditazioni cartesiane svolgono un ruolo chiave in tal senso e permettono di chiarire il tema del giudicare (tema della verità, problemi dell’oggetto, strutture del giudizio). Risulta fondamentale collocare una base di partenza per erigere su di essa la scienza autentica.

 

In seguito Husserl tratta del giudizio motivato dove la cosa giudicata è presente con evidenza e l’atto del giudizio va visto come un intendere e può essere definito come l’intenzione del contesto oggettivo. Può esserci un aspetto privilegiato per quanto riguarda l’intenzione giudicativa chiamata evidenza. Essa, in questo caso, non significa uno stato soggettivo, dato che non porterebbe ad alcuna certezza di verità. La fenomenologia infatti parte dagli oggetti, dal nostro mondo e dalle cose presenti in esso (non parte da una situazione introspettiva).

Non a caso Husserl  si può ritrovare questo atteggiamento mentale   nelle ricerche logiche dove ha sempre utilizzato un atteggiamento  oggettivistico, infatti il termine noematico fa capo a un contesto oggettivo e non soggettivo- noetico (del fenomeno intenzionale).

c) L’evidenza e l’idea della scienza autentica

Questo capitolo racchiude una questione interpretativa fondamentale quale è il tema dell’evidenza: essa fonda se stessa sulla procedura della riduzione permettendo così sia una situazione di accesso alla scienza, sia una capacità di regola di valutazione per quanto riguarda la propria validità. In merito all’ambito scientifico si viene condotti alla formulazione/esplicazione  di giudizi veri e alla “produzione” di tali giudizi. Possiamo quindi definire l’evidenza come un perseverare da sé dell’ente alla vista spirituale.

*il concetto di vedere/visione (riguarda le essenze)  ed è un tema fondamentale e particolare della filosofia husserliana, non a caso si parlerà di evidenza adeguata e di evidenza apodittica. La prima riguarda una verità vista come processualità aperta e la seconda, in cui troviamo un diverso grado di perfezione, non va confusa con la precedente ricorrendo al tema della temporalità che esalta il limite strutturale dell’intenzionalità. Si analizza una prospettiva asintotica che permette allo studioso di andare oltre i limiti della ricerca per evitare di chiudersi nel processo stesso della ricerca.

Husserl permette a chi si accinge allo studio della fenomenologia di addentrarsi nella comprensione dell’assenza, non dimenticando il legame con la presenza, dato che l’analisi dei limiti è fondamentale in questo studio.

Altri termini usate da Husserl sono il tema della percezione e dell’immaginazione. La percezione è una presentazione e va vista come superiore al semplice ricordo. Se prendiamo come riferimento un oggetto io lo vedo nel senso che è dato, ma sempre in modo incompleto, cioè non è mai completamente disteso di fronte al soggetto.

L’immaginazione va intesa come una presentificazione , cioè un ri-presentare ciò che era presente.

Quest’ultimo punto, a mio avviso, rimanda all’esistenza effettiva, cioè alla persona concreta, dato che la percezione produce delle identità giustificate dall’utilizzo della temporalità e quindi tende ad anticipare.

 

d) L’ego cogito come soggettività trascendentale

Husserl, seguendo Cartesio, esclude il mondo dal campo di ciò che può essere conoscibile in modo apodittico. L’esclusione del mondo viene realizzata attraverso l’epochè, permettendo così di fare chiarezza in una zona (coscienza trascendentale) che contiene determinate qualità.  * quindi l’esistenza del mondo viene messa tra parentesi.

Per capire il tema della sospensione occorre spiegare brevemente le intenzioni dei due autori: Cartesio e Husserl.

Cartesio sente l’esigenza di trovare una base d’appoggio/fondo che permetta, una volta giunti ad essa, di risalire verso la realtà nella sua complessità; successivamente applicherà il dubbio iperbolico all’ esistenza e che si attiva quando qualcosa “resiste”**cambia termine ad esso

Cartesio solleva un problema ontologico: il problema inteso come sostanza, tema fondamentale su cui erige tutto il suo edificio del sapere, mantenendo la soggettività all’ interno di una comprensione naturale, questa comprensione (dice Husserl) comporta il realizzarsi di un presupposto che non viene analizzato dal dubbio, quindi non lo vede come problema. Mentre Husserl adotta  a riguardo una visione su una realtà che non è mai ritenuta incerta (il mondo esiste), Cartesio dubita dell’esistenza del mondo.

Husserl oltre ad abbracciare il concetto di epochè , inteso come la possibilità di dubitare / sospendere , permettendo così una riflessione sul pensiero della non-esistenza ( diversamente dal dubbio cartesiano , dove agli occhi di Husserl il dubbio non lascia vie di uscita dal relativismo) si pone un problema di tipo gnoseologico/fenomenologico.

Husserl chiama il soggetto teorizzato da Cartesio: “un pezzo di mondo” visto come un “bunker” dove rifugiarsi quando tutta la realtà perde credibilità.

La riduzione fenomenologica: intesa come riconduzione del mondo nel suo essere ridotto a fenomeno verrà chiamato “Io Proprio”, permettendo così di mantenere un atteggiamento naturale                   * la fenomenologia ha uno stretto legame con l’oggettività.

Lo scetticismo permette di addentrarsi in una comprensione che per alcuni risulta impossibile, quindi va visto come un punto a favore per il filosofo.

Husserl sostiene che la differenza tra il cogito trascendentale e la nozione di soggettività consiste nel fatto che il livello trascendentale si sottrae all’ aspetto naturale, dato che è ciò che rimane dopo che si è utilizzata l’epochè ( intesa come sospensione della credenza del mondo) * viene utilizzata la parola credenza per tenere in considerazione sia l’esistere sia la non-esistenza.

L’esperienza indagata fenomenologicamente ( cioè presa puramente per come si dà e nei modi in cui si dà) il mondo continua ad essere tale , muta il modo dell’io con cui vi si riferisce.

Il trascendente e il mondano non si trovano sullo stesso piano, infatti nella fenomenologia husserliana si trova uno studio svolto in parallelo; tutto ciò è giustificato dall’analisi accurata dei limiti dell’esperienza interna ed esterna che permettono di non permanere sul terreno delle scienze (esempio la psicologia).

 

 

3- Critica di Heidegger alla figura di Husserl

·        La dischiusura del campo tematico della “coscienza” mediante la cura per la conoscenza conosciuta. Il ritorno alla concezione storica della cura.

La cura per la conoscenza conosciuta riguarda ciò di cui si prende cura nel senso che salvaguarda un metodo e una questione relativa ad esso, quindi vengono ricondotti tutti i problemi fondamentali nel campo della coscienza

La cura, oltre a stare nel campo della coscienza per quanto riguarda la scienza fondamentale della coscienza, intesa come un obbligatorietà ultima ( si determina come una possibilità dell’esserci della cultura) , può riguardare la sua perdutezza. specifica della cura riguardante l’atto stesso.

* la cura per la conoscenza conosciuta dischiude il campo tematico della “coscienza”.

 

·        Avvedutezza e intenzione della cura

Heidegger intende la nozione di cura come un vedere ( che è dato nel suo essere)  non và inteso come un determinare all’esterno.  Quindi l’atto della visione ( fondamentale in Husserl e accennato precedentemente) non solo aderisce all’essere ( cioè essere all’interno , fare parte del mondo), ma va visto come un compimento riguardante la costituzione fondamentale dell’esserci che deve essere proposto in quanto “scopritezza”. Ogni cura segue delle proprie visioni e porta con sé una vivacità nel compiere l’atto dell’aver cura, perché porta con sé continuamente l’avvedutezza (intesa come intenzione della cura).  Il cuore teorico di questa trattazione è capire come la cura per la conoscenza conosciuta riesca a dischiudere il campo della coscienza. Ciò è possibile mediante un orientamento (richiesto) da parte del soggetto che consiste nell’associare la “visività” all’ “aver cura” :questa azione comporta la consapevolezza di essere in un mondo (esserci, quindi essere-in) e nello stesso tempo l’attività che dischiude.

*in un mondo significa che il vivente (l’essere umano), dato che fa parte di esso, se ne prende cura; gli oggetti in questo mondo si riferiscono uno con l’altro

*la visività raffigura un ente che vive, ovvero è nel suo mondo.

 

 

·        L’omissione più originaria in Husserl della questione dell’essere relativamente al campo tematico della fenomenologia e il compito di vedere ed esplicitare l’esserci nel suo essere.

 

In Husserl è viva la tendenza a deformare dei risultati fenomenici mediante la cura della certezza proveniente da Cartesio

Secondo la visione heideggeriana vanno considerate queste deformazioni tenendo come riferimento i seguenti punti:  

-      la prospettiva dell’ intenzionalità stessa

-      la prospettiva del accoglimento dell’evidenza

-      la prospettiva della determinazione dell’indagine fenomenologica in quanto indagine eidetica

 

Queste tre prospettive portano come risultato a dire che il cogito sum e la sua certezza sono vivi in Husserl, non arrivando alla formulazione di una domanda diretta sull’essere della coscienza.
Tutto l’operare husserliano viene orientato completamente nella formazione di una scienza fondamentale quindi l’essere (visto come zona regionale per la scienza) comporta un allontanamento tra ente ed essere.

Questa tendenza va rovesciata per abbracciare una nuova impostazione.

Occorre procedere verso l’utilizzo dell’intenzionalità  inteso come specifico condursi teorico , l’intendere teorico permette la formazione del cambiamento.

La trasfigurazione risiede nel fatto che si è data troppa attenzione all’ intenzionalità del conoscere stesso, comportando così ad una  mancanza di comprensione metodologica  perché si fanno somigliare i vissuti emozionali con il conoscere.

La  seconda prospettiva  riguarda il tema dell’evidenza   del conoscere teorico e del coglimento dove ogni ambito legato all’oggettualità si confronta con esso .L’autentica evidenza invece comporta un accesso all’essere e, nel dischiudere questo ente, tiene  in considerazione il concetto di verità.

La terza prospettiva riguarda il predominio della cura(della certezza ) che viene ricordato per quanto riguarda la riduzione della coscienza  a unico flusso generale. L’ambito della coscienza pura rivendica l’unicità dell’essere individuale  mettendo in luce diversi vissuti , non a caso Husserl cercherà di spingersi oltre Cartesio ricercando la materia dei vissuti e  cercando di determinare un apriori. Secondo Heidegger la fenomenologia è stata  letta in chiave troppo deterministica , portando così a vedere la vita come insieme di vissuti che necessitano  di una regione data dalla scienza. Mentre la  coscienza come regione dei vissuti  va vista come ambito d’indagine della scienza  , arrivando ad una triste conclusione  nell’affermare che non si riesce a comprendere la “vera” autenticità della vita.  

Heidegger mantiene così una fede verso il concetto di cura determinando così l’essere dell’esserci e anche  ricordando la modalità  originaria dell’uomo di essere nel mondo, mantenendo un distacco dalla visione husserliana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Aggiunto il 14/05/2020 18:50 da Lorenzo Boscaro

Argomento: Filosofia contemporanea

Autore: Lorenzo Boscaro