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Sulla necessità ontologica e morale del Male

Cari lettori , interrogandomi sul principio di Necessità e sul suo principale antagonista , quello di Possibilità ho dato vita ad una speculazione filosofica piuttosto singolare. La sottopongo ora al vostro giudizio.

Premettendo che non sarei in grado di dare una definizione assoluta ed incontestabile del concetto di Male , sia che questo si presenti come contingente o frutto di astrazione , mi limiterò di conseguenza a partire dal suo significato Ontologico in accezione negativa : Male è ciò che non è Bene.

Alla luce di questa profonda dicotomia asserisco che per il riconoscimento del Male stesso sia fondamentale e necessaria una conoscenza gnoseologica profonda del concetto di Bene. L'etimo della parola Bene risale alla lingua latina ed è riconducibile all'aggettivo della prima classe "Bonus,Bona,Bonum" ovvero onesto , probo. Il Bene è quindi ciò che è manifesto , trasfigurandolo coinciderebbe quindi con colui che onestamente si mostra rappresentando solo e soltanto se stesso.

Ora , se quanto scritto poc'anzi non risultasse spergiuro o motivo di falla filosofica , è fattuale l'esistenza ontologica di un individuo maligno o che non si prostri , in nessun modo mosso da alcun principio di morale aprioristica , agli spesso ipocriti canoni di Bene dettati dalla società odierna.

Ecco quindi che il Male diventa un concetto ontologicamente accessibile e al contempo circoscrivibile all'interno del genere umano. Senza alcun dubbio il Male ci rende partecipi della sua più sincera parusia.

Una volta affrontato il tema sul piano dell'Essere mi avventuro , quanto più cauto mi sia possibile , sul piano dell'Agire : La Morale.

Dal momento che la Morale ha a che condividere con l'azione degli uomini mi sento di portare sul tavolo delle questioni alcuni esempi di uomini che hanno fatto del Male il concetto più vicino a quello dell'Utile.

Mitridate VI del Ponto , condottiero militare e formidabile avversario di Roma Repubblicana , è ricordato dalla Storiografia contemporanea , a volte in modo quasi folcloristico , per la vicenda secondo la quale per scongiurare un eventuale avvelenamento da parte dei suoi nemici era usuale inocularsi piccole dosi di questo per abituare il suo organismo a combattere i principi attivi velenosi. Forse promosse per primo il più grande integratore per l'immunità aspecifica mai esistito. Tralasciando la comicità immunitaria è forse ragionevole pensare che , ciò che non si presentò accessibile e manifesto come è il caso di un veleno subdolo , si sia in realtà rivelato estremamente giovevole ed utile. Una cura preventiva. Probabilmente Mitridate inconsciamente pose in anticipo le basi deterministiche e scientifiche Galileiane che sovvertono l'Ipse Dixit Aristotelico il quale solitamente si è presentato all'immaginario collettivo come propositivo ed impregnato del concetto di Bene.

Semplicemente straordinario. 

Alla luce di quanto riferito e scritto sopra non si può implicare il Bene senza il Male , l'Amore senza il Dolore e la Comprensione senza la Fatica. 

Fedor Dostoevskij scrisse una volta che sarebbe stata la Bellezza a salvare il mondo , io penso il contrario. 

Sarà il Male a farlo , per il semplice fatto che ci ricorderà da che parte schierarci.

Pietro




Aggiunto il 18/03/2020 14:00 da Pietro Andrea Kuhn

Argomento: Filosofia contemporanea

Autore: Pietro Andrea Kuhn



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