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SUL PRIMATO DELL'ALGORITMO SULL'ESPERIENZA

“Una situazione del genere è meglio farla gestire a qualcuno che ha più esperienza” è una frase molto ricorrente ne vocabolario comune: indica la capacità di un soggetto A (usufruendo della scrittura che si attiene alla logica formale) che ha già svolto una determinata azione di ottenere un risultato migliore rispetto a ad un altro soggetto B che non si è mai ritrovato in situazioni simili. A questo punto sembrerebbe che l’esperienza (intesa come ripetizione di azioni protratta nel tempo) sia sovrana nell’ambito dell’agire umano. La domanda della speculazione di queste righe è: l’esperienza fattuale gode di un primato metodologico ed epistemologico rispetto alla capacità di agire dettata dalla teoria e dalla conoscenza dell’algoritmo dell’azione?

Per delucidare la domanda si può esporre un esempio del tipo: una torta fatta da nostra madre (che imparò a preparare quando era bambina) è sicuramente più buona e meglio preparata rispetto alla stessa torta preparata da noi che disponiamo solo della ricetta e degli ingredienti, ma che non ci siamo mai cimentati a farla?

Ad un primo approccio sembra che l’esperienza goda di un primato rispetto alla conoscenza algoritmica, ciò è dettato dal fatto che si presume la capacità del soggetto “esperto” di riuscire a cogliere una serie di variabili che un soggetto “inesperto” non riesce a cogliere: il fatto che si ripeta la stessa azione per più volte fa in modo che ci si imbatti in una serie di accidenti che permettono al soggetto analizzarli, ricercarne la causa e quindi prevenirli la tentativo successivo. Questo processo di analisi e salvaguardia da prossimi sbagli, a lungo andare, dovrebbe portare alla capacità di agire senza incorrere in incidenti di percorso e di ottenere il risultato sperato. I problemi di un approccio di questo tipo all’agire sono tre:

  1. Un approccio metodologico che si basa sul tentativo e l’analisi dello sbaglio porta il soggetto ad impiegare un tempo relativamente lungo prima di arrivare ad un risultato che non contiene errori ed è ottimale

  2. Il procedere alla ripetizione porta ad uno spreco di risorse di qualsiasi genere (economiche, fisiche, psichiche, materiali…) che è inevitabile per portare a pieno sviluppo il processo di conoscenza esperienziale (da non confondere con una conoscenza empiristica)

  3. Il terzo motivo è un corollario del secondo: lo spreco di risorse può essere sostenuto quando le risorse impiegate sono facilmente recuperabili, ma se tali risorse non fossero recuperabili, se si stesse agendo in maniera da dover porre la propria vita come garanzia per la riuscita dell’azione, si rifletterebbe molto bene prima di procedere a tentativi siccome non è possibile per il soggetto far tesoro di un eventuale errore

Si è visto come non è facile porre l’esperienza davanti all’agire algoritmico, essa comporta dei rischi e degli svantaggi che consiglierebbero di battere nuovi sentieri per arrivare al risultato del corretto agire. In fondo il grande O. Wilde sapeva bene definire l’esperienza considerata “il nome che diamo ai nostri errori”, chi mai percorrerebbe una strada che come per magia ci riporta indietro al suo inizio ogni volta che, percorrendola, inciampiamo?

Dovendo percorrere altri sentieri vale la pena volgere lo sguardo sul percorso indicato dalla teoria algoritmica, una strada del genere ci permette di fare un lavoro preliminare sull’agire: prevedere se il risultato sarà desiderato o meno. Questo è un dato importantissimo, il poter agire con una certezza più solida è la base per il risultato esatto dell’azione. Il poter seguire un algoritmo è paragonabile al percorrere una strada che presenta i cartelli direzionali, i quali guidano fino al luogo dove bisogna arrivare. Strada priva di cartelli è quella che si prefigura il procedere per esperienza che costringe necessariamente a ritornare sui propri passi.

Adesso sembra chiaro che la scienza utilizza il metodo della conoscenza algoritmica, è famoso l’autore dalla frase “la scienza è conoscenza organizzata”, egli ben sapeva che la conoscenza organizzata non può procedere per tentativi: la scienza è una casa costruita su solide basi, con cui è scritto tutto l’universo, che sono la matematica e la geometria, esse sono le scienze algoritmiche per eccellenza! Non un solo passo avrebbe fatto la scienza dall’alba dei tempi ad oggi se si fosse basata sulla conoscenza esperienziale e non sulla base di un procedimento conoscitivo come quello algoritmico che fornisce una sorta di previsione del futuro senza dispendio di tempo o forze, si potrebbe dire che la scienza si affida alla prescienza. La possibilità di calcolo algoritmico è ciò che distingue una scienza da una non scienza: bisogna determinare l’agire ed il procedere della vita umana su basi solide e scientifiche, il procedere per tentativi ed esperienza potrebbe causare danni irreparabili che sono facilmente calcolabili con un approccio metodologico algoritmico.

In conclusione, l’agire umano può essere governato dall’esperienza in piccoli casi che sono capaci di ovviare ai tre svantaggi fondamentali che questo modello di procedimento comporta. Per un approccio epistemologico ed azionale diligente e capace di portare ad un risultato prevedibile e con certezza di riuscita l’unica strada da percorrere è quella del procedimento algoritmico.




Aggiunto il 07/12/2018 14:14 da Alessio Aceto

Argomento: Filosofia della tecnica

Autore: Alessio Aceto



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