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John Dewey: logica e pensiero riflessivo

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Il filosofo statunitense John Dewey ( 1859 - 1952 ), tra i massimi esponenti del pragmatismo, chiarisce molto bene i
vari significati che ha la parola "logico", eccetto il suo uso
come sostantivo per indicare uno studioso della logica. Dewey infatti si
occupa della parola usata come aggettivo. Qui sotto riporto un passo dell’opera dal titolo "Come pensiamo" ( 1a ed. 1910 ):

 "Possiamo riassumere dicendo che il termine "logico"
possiede almeno tre significati. [ 1 ] Nel suo senso più largo, ogni
processo di pensiero inteso a raggiungere una conclusione accettabile e
credibile è logico, anche se le sue operazioni effettive sono illogiche. [
2 ] Nel senso più stretto, "logico" significa che ciò che è
dimostrato secondo certe forme comprovate è una conseguenza di premesse i
cui termini hanno un significato chiaro e definito; significa prova di
carattere rigoroso. Oltre a questi due, c'è un terzo significato [ 3 ] di
vitale importanza per l'educazione: l'attenzione sistematica a
salvaguardare il processo del pensiero, in modo che sia veramente
riflessivo. In questa connessione "logico" significa regolazione
del processo naturale e spontaneo di osservazione, suggestione e prova; e
cioè, il pensare come un'arte." ( 1 )

Durante la lettura di questo libro e in particolar modo del passo che ho appena citato, mi sono venuti in mente degli esempi di ragionamenti
che noi definiremmo logici e dove mi pare che questa parola abbia i diversi significati che Dewey rintraccia.

Il significato [ 1 ] mi pare essere quello più vicino a ciò che intendiamo
quando usiamo la parola "logico". Un esempio:

a) Se piove, allora mi bagno.

b) Non piove.

c) Quindi non mi bagno.

Sembrerebbe tutto a posto. A tutti noi questo ragionamento sembra logico nel senso che la sua conclusione è accettabile e credibile secondo uno schema mentale che nella vita di tutti i giorni adottiamo quasi inconsapevolmente.
Quindi se si intende "logico" nel suo primo significato [ 1 ], allora
possiamo dire che il ragionamento di cui sopra ne è un esempio. Se esco fuori
e non sta piovendo, io non mi bagno. Se invece consideriamo il significato [ 2 ],
allora non lo è. La pioggia infatti non è l'unico modo per bagnarsi; potrei
cadere accidentalmente in fiume o in una piscina, potrei ricevere un
gavettone da un amico per scherzo ecc. Secondo il significato [ 2 ] l'esempio che ho fatto sopra è
fallace; un logico lo identificherebbe come fallacia della negazione
dell'antecedente. Se si intende "logico" nel significato che ha nella [ 2 ], allora
il nostro termine assume una valenza più formale. Un
ragionamento o un'argomentazione sono logici se le loro conclusioni
derivano necessariamente a partire da determinate premesse, seguendo
speciali regole che permettono il passaggio dalle premesse alla
conclusione. La conclusione deve derivare dalle premesse in virtù di una necessità logica. Tali regole sono chiamate regole di inferenza. Si può ben
dire che la logica non sia altro che lo studio delle inferenze. L'inferenza è il processo mediante il quale si deriva una conclusione a
partire dalle premesse. Tornando all'esempio di prima, ecco il
ragionamento nella sua forma corretta, applicando una regola di inferenza
chiamata modus ponens:

a) Se piove, allora mi bagno.

b) Piove.

c) Quindi mi bagno.

Sembra da questa breve disamina che il significato della parola
"logico" a noi più familiare e a cui ci riferiamo più spesso sia
la [ 1 ]. Nella nostra vita di tutti i giorni è questo il significato che
abbiamo in mente quando diciamo che qualcosa ha una "sua logica"
e che una persona agisce o pensa usando la "logica". Detto ciò, allora come intendere il significato [ 3 ] di cui Dewey parla nel suo
libro? Dalle parole del filosofo americano questo punto ha a che fare con
la sfera educativa: saper pensare nel senso di condurre i propri
ragionamenti con rigore, sorvegliando il processo stesso del pensiero,
cercando di evitare il più possibile le fallacie più comuni. Un esempio
della [ 3 ] potrebbe essere uno studioso di filosofia che argomenta a
favore dell'esistenza ( o della non esistenza ) di Dio oppure una
persona che parlando di politica cerca di ragionare su una specifica
proposta di politica economica, analizzandone i pro e i contro.

Naturalmente tutti e tre i significati individuati da Dewey e da me sopra discussi e chiariti sono da tenere in conto quando usiamo il termine “logico”. Il significato [ 1 ] è quello che ci viene in mente quando sentiamo pronunciare la parola “logico”, come a intendere coerenza con le aspettative, linearità con il modo in cui si presentano le nostre esperienze quotidiane e partendo dal presupposto che la natura nelle sue leggi sia uniforme, noi ricaviamo delle generalizzazioni sul modo in cui la natura funziona; è in questo senso che parliamo di una logica della storia, di un discorso oppure quando diciamo che una persona pensa o agisce logicamente. In tutti questi casi non si intende dire che la storia, il discorso, o la persona in questione procedono secondo il sillogismo o il modus ponens di cui ho accennato sopra, ma semplicemente che vi è un ordine, una catena di fatti, nel caso della storia, e di azioni o di parole nel caso di una persona che li usa in modo tale da raggiungere gli scopi che lei stessa si è prefissato. “Logico” [ 1 ] significa “ragionevole”.

Il significato della [ 2 ] è riconducibile al modo con cui mostriamo che le conclusioni raggiunte nelle nostre riflessioni convincano gli altri. La sfera logica qui riguarda la forma. La logicità di cui si tratta in questo ambito è astratta, prescinde dal contenuto, dal contesto e dal tempo. Le regole di inferenza a cui ho accennato sopra sono valide in qualsiasi contesto, per qualsiasi contenuto e non variano nel tempo. La conoscenza della logica intesa come studio dei processi di inferenza, dei sillogismi, delle fallace ecc. ci aiuta guardarci dagli errori, dai passi falsi e dalle facili generalizzazioni. Insomma le forme logiche vengono usate per esporre i risultati del pensiero, non a caso Dewey parla in questo caso di prodotto dell’attività riflessiva, distinguendolo dal processo psicologico.( 2 )

Il [ 3 ] riguarda l’ambito educativo, imparare significa imparare a pensare. Compito dell’educazione è abituare a pensare in modo riflessivo, iniziando dall’adozione di strategie di ragionamento non ordinate, superficiali e direi quasi istintive così come sorgono nella nostra mente ad una primo contatto con i dati e le informazioni e renderle ordinate, fondate, concatenate e ben sistemate. Essere abituati a pensare in modo riflessivo significa adottare nel proprio usuale modo di pensare tutte le qualità che attengono al pensiero riflessivo che Dewey definisce così: “L’attiva, costante e diligente considerazione di una credenza o di una forma ipotetica di conoscenza alla luce delle prove che la sorreggono e delle ulteriori conclusioni alle quali essa tende costituisce il pensiero riflessivo.” ( 3 )

L’opera di John Dewey è attualissima soprattutto oggi, infatti l’importanza che il filosofo attribuiva all’educazione al pensiero riflessivo suona come un monito per il nostro presente, in cui tutti noi siamo ogni giorni subissati di dati, informazioni, spiegazioni ecc. che ci vengono dai mass media, inoltre la nostra quotidiana interazione sui social rende l’atteggiamento riflessivo sempre più difficile da praticare. Il contemporaneo è caratterizzato infatti da suggestioni, immediatezza, istintività e superficialità. Leggere o rileggere questo testo di Dewey è sicuramente utile per riportare il pensiero riflessivo nella giusta considerazione.

NOTE

( 1 ) John Dewey, Come pensiamo, Raffaello Cortina Editore 2019, p.83.

( 2 ) Sulla distinzione tra processo e prodotto dell’attività riflessiva, si veda John Dewey, Come pensiamo, cap. 5.

( 3 ) ibidem, pp. 8-9.

 

 




Aggiunto il 17/04/2020 22:03 da Pierpaolo D'alonzo

Argomento: Filosofia della logica

Autore: Pierpaolo D'Alonzo



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