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Dal deserto: nessuna redenzione senza onestà intellettuale

dal deserto

nessuna redenzione senza onestà intellettuale

 

La razionalità umana è stato l’errore necessario alla condizione dell’umanità attuale, storica, identica a sé stessa fin dalle prime società. Una fra le probabilità possibili.

Dal disordine dell’esistenza è emersa l’esigenza di vedere ordine nel caos, per garantire maggiori possibilità di sopravvivenza e di miglioramento delle condizioni di vita.

Dall’illogicità è nata la logica, l’inizio dell’annichilimento decadente. Perché dalla logica è emersa la metafisica. 

Con la metafisica l’uomo è già svilito – Nietzsche docet.

Dietro ogni apparenza si nasconde solo altra apparenza.


La ragione per cui mi rivelo è dettata solo ed esclusivamente da una doverosa esigenza di giustizia nei miei confronti. Non posso essere certo di cosa persone, individui, esseri umani, possano aver pensato di me, ma di sicuro non hanno pensato nulla che si possa minimamente avvicinare al verosimile. Non sarebbe stato possibile, poiché tutti indistintamente ignorano cosa siano loro stessi. Le prove di ciò stanno tutte nel quotidiano raccapricciante di tutti i miei conoscenti, familiari, sconosciuti e parenti, reiterato negli anni, per tutta la vita: uno stile condizionato da abitudini e credenze che ha causato e causa loro innumerevoli gratuite ansie, sofferenze, timori, paure e angosce. Fino alla fine dei giorni.

Di me si è detto che sono egocentrico e infantile, permaloso, saccente, aggressivo e intollerante, sfrontato, maleducato, radicale, eccessivo. A causa di tutto ciò e in conseguenza di tutto ciò, ho avuto per diversi anni la mia frequentazione assidua e viziosa con Dioniso. Ovvio ritenere che per il Paese un alcolizzato è sempre alcolizzato, anche se è sobrio da quattro anni.

Con la maggior parte degli esseri umani, a volte, ho in comune l'ego (il Ragno della Caverna). Altre volte, non ho niente in comune.

Perché non ho ambizioni, perché non ho desideri, perché amo essere orizzonte, silenzio e deserto, perché sono un istrione mascherato, solo per questo sono ciò che sono.

Sono la rivelazione dell’enigma.

Poiché già in scritti precedenti – il racconto “Minimal Alien”(*) e il saggio “L’organismo etico” (**) -  ho spiegato quanto siano ciechi, sordi e vigliacchi tutti i miei conoscenti, familiari, sconosciuti e parenti, senza avere alcuna reazione da tutti costoro – che siano catatonici è ormai l’unica spiegazione possibile al loro stato comatoso – non mi resta altro se non giustificare a me stesso la mia stessa esistenza.

Vivere coerentemente secondo la propria idea del mondo è, a mio avviso, il modo migliore, l’unico possibile, per costruire e conservare più spesso armonia e piacere di esistere. In altri termini, una costante, continua, progressiva liberazione.

Tra le diverse idee da chiarire è imperativo che si sappia che il mio silenzio, il mio mutismo volontario è motivato: dal disprezzo che nutro nei confronti di tutti, nessuno escluso; dalla religiosa spiritualità che mi vive, grazie alla quale nei giorni difficili, i peggiori, mi consente di rimanere aggrappato all’attenzione e non frantumarmi.

Il Ragno della Caverna – Esce nei giorni difficili, i peggiori. Non ha importanza il clima e la pressione atmosferica. Appena trova uno spiraglio nella mia lucida attenzione, spodesta la mia volontà e mi elenca tutte le mie debolezze, i dettagli della mia nullità.

Quale prova alle mie testimonianze, affatto cari miei familiari, sono sprofondato negli abissi più deliranti del demone alcol, per risalire, fino alla superficie, con le sole mie forze, senza alcun sostegno psico-medico-farmacologico: auto-guarigione, signori miei. Autoguarigione. Ma voi, manco dietro minacce avreste abbandonato le comode superstizioni secondo le quali non sono morto, né impazzito, né tanto meno o tanto più mi sono ammalato, semplicemente per fortuna. Per fortuna! La fortuna non esiste, stupidi creduloni che non siete altro! Creduloni per indolenza e, aggiungerei, profonda vigliaccheria.

Voi siete la conferma che non si insegna nulla, si può solo apprendere.

Voi siete la conferma che l’onestà intellettuale non è dono per tutti, il coraggio non è dono per tutti. Che la vigliaccheria sia un dono per tutti?

Voi siete la conferma che non vi è alcuna sostanziale differenza fra organico e inorganico. Alla fine si tratta sempre di ordini probabili di agglomerati di particelle subatomiche. Che lo si sappia o meno, poco o nulla cambia.

Vi vedo spesso tremanti, le labbra semi aperte, già pronte a proferir difesa del vostro stato. Qual è? Magari lo sapeste. Sentite il ragno che intorbida i pensieri. Desideri e avversioni s’intrecciano in un caotico stravolgimento di umori. Chi siete voi e chi è il ragno, questo vi sfugge e vi confonde. In fondo, piacere a sé e agli altri, sempre e allo stesso tempo, dovrebbe essere  la regola, in un mondo misurato dal buon senso e dal senso comune. E la vostra storia personale? Coi suoi traumi rimossi, il senso di colpa del catechismo, mai affrontato sul serio, per paura di meritare le pene della dannazione eterna, per un simile affronto all’autorità divina!

A questo punto è chiaro che risulterà lecito interpretare il personale livore quale conseguenza ovvia del mio orgoglio ferito, magari per la mancanza di considerazione, di credito, addirittura per il discredito che mi è stato gettato addosso.

Signori cari, stiamo parlando di un momentaneo ritorno (perdonate le metafore, io sono orizzonte, silenzio e deserto ormai), per una sorta di dovere nei confronti della specie a cui, può sembrare un paradossale controsenso, sento comunque di non appartenere.

Non sono umano, perché ritengo volgari, arbitrari e lesivi della dignità: il pensiero giudaico-cristiano; l’antropocentrismo umanista; il paradigma cartesiano; il libero arbitrio; i concetti astratti (eternità, assoluto, perfezione, amore); ogni religione; ogni dottrina; ogni metafisica.

“Ti fai bello col tuo esprit de finesse, per creare distanza fra te e gli altri: metti in soggezione!”

Perché metto in crisi le vostre superstizioni? Dio, anima immortale, peccato originale e beatitudine convenzionale. Oppure, smaschero l’egocentrismo che dirige ogni vostro pensiero e azione? Un modo come un altro per continuare a tenere la testa sotto la sabbia e affidare al divertissement l’imbarazzo di esistere senza averne cognizione di causa.

Cosa significa essere – Magari lo sapessi! Mi basta sapere cosa sono. Un filtro? Una radio? Una nuvola? Una goccia di pioggia: dal mare, al cielo, alla terra, al mare, al cielo, alla terra…

Se davvero vuoi sapere cosa sei lo puoi sapere. Perché: nella domanda c’è già la risposta; la conoscenza umana ha già la risposta; tu hai la risposta. Ti manca solo frequentare il deserto e il silenzio: incontrarti. Ti manca solo l’onestà intellettuale per accettare l’illusorietà dell’io e, soprattutto, dell’ego: il ragno della caverna.

La realtà in cui viviamo, le forme e i fenomeni, noi stessi, tutto appare ai nostri sensi nel modo in cui la nostra mente è abituata a percepire. La realtà non è vera, è illusoria. Non esiste alcuna realtà vera. Esiste una realtà probabile. La fisica quantistica lo prova da un secolo. Una realtà che, nella sua totalità - l’universo - è una rete globale interconnessa, una coscienza auto poietica che si riproduce in forme e in scale sempre diverse. L’organismo umano è un microcosmo, un universo in miniatura.

Nel profondo del silenzio, alleggerito dalle incrostazioni delle etichette della storia personale e familiare, disinteressato ai desideri, ai bisogni e alle paure del ragno della caverna, sei.

Sono la prova dell’enigma rivelato. Non io, la mia testimonianza. Quando cercavo di persuadervi che stavate dormendo, vi invitavo al deserto e al silenzio, nient’altro che questo vi dicevo: da decenni la fisica conferma l’interpretazione della realtà come una coscienza, un’intelligenza auto-poietica (che si auto-crea). Le forme di vita, elementi necessari per garantire i processi che permettono al pianeta di auto-sostenersi (ciclo litologico, ciclo idrologico, ciclo geochimico e ciclo tettonico: interdipendenti in un sistema integrato auto-rigenerante qual è la Terra). Poiché sono effetto dell’ambiente, da cui dipendo in assoluto, in altri termini sono io stesso ambiente, il mio pensiero è autocoscienza dell’ambiente, della realtà: decodificazione, secondo i parametri dell’animale-uomo che sono (sensi e percezioni, intelligibilità e interpretazione), del linguaggio della coscienza-realtà. Il mio intelletto, in verità, è un ricevitore (già Aristotele lo aveva intuito), espressione dell’ambiente (la realtà), della coscienza che è la realtà (l’ambiente).

La mia vità è “fuori” dalla mia forma apparente e transitoria, che è in vita, “nella vita”, che è coscienza. 

Sono solo un filtro azotato, una radio al carbonio, uno specchio all’idrogeno: un riflesso della realtà.

Guardati da ciò che credi sia te stesso. Tu non sei i tuoi desideri, le tue speranze, il tuo orgoglio, la vanità, la rabbia, l’invidia. Sono i sentimenti che affiorano quando cadi nelle trappole degli automatismi mentali dell’ego, nutrito da sempre a gran dosi di competizione e ambizione. È il fattore culturale che caratterizza l’umanità: dominatori e dominati. Le stesse religioni si alimentano di questi miti. Così si è inventato il bene e il male.

Guardati dalla tua mente. Non sei la tua mente. I tuoi pensieri non sono i tuoi pensieri, né tuo è ciò in cui credi e ciò in cui non credi. Tu vivi nel “si dice e si fa”, da sempre. Credi di essere un io, credi di operare scelte senza essere influenzato da motivi nascosti, sconosciuti, irragionevoli.

Guardati. Mettiti davanti a uno specchio. Nudo. Ti vedi? Cosa vedi? Hai paura? Hai vergogna? Perché? Non hai scelto tu di essere ciò che sei. Non hai alcun merito, né colpa. Lo capisci? Lo sai perché? Te la sei mai posta la domanda? Cosa sei? La domanda ha già in sé la risposta.

Come si fa a essere infelici? Si crede che la coerenza sia un principio imprescindibile per la nostra reputazione (la reputazione: l’idea che gli altri hanno di noi. Che volgarità!) In altri termini, si continua a dar credito a ciò che fa comodo e non a ciò che è, nei limiti consentiti, quanto meno verosimile.

Sei ciò che credi di essere. Credi di sapere cosa sei? Perché se non lo sai, e magari credi di saperlo, ti comporti di conseguenza, causandoti una vita di equivoci.

Cos’è la vita? Cos’è la coscienza?

Un filtro, una radio. Una nuvola? Una goccia di pioggia? Dal mare, al cielo, alla terra, al mare, al cielo, alla terra…

Cos’è un sistema autorigenerante, per esempio un organismo, un mammifero? Tu se un mammifero? Qual è la tua relazione con l’ambiente (la biosfera, la Luna, il Sole, la Via Lattea, la Totalità)?

Di certo non sarò uno spettro.

Ora lo sono.

Dimoro nel silenzio, il rumore del mondo è volgare.

 


(*) http://www.ibs.it/ebook/Moretti-Pietro/Minimal-alien--/9788868853815.html#.UzGlZZRhfrg.facebook

(**)https://www.pensierofilosofico.it/ebooks/Lorganismo-etico/107/




Aggiunto il 22/04/2015 12:06 da Pietro Moretti

Argomento: Altro

Autore: Pietro Moretti



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